Proletari comunisti nazionale - Il passo in avanti che si deve fare ora è in termini prioritariamente di organizzazione politica dei proletari.
Noi dobbiamo andare più a fondo nella realtà, perché non è vero che i proletari sanno scorrendo le notizie nello smart. Questo togliamocelo dalla testa.
Prima di tutto, questo sistema capitalista non è a tempo indeterminato, è a “contratto a tempo determinato”, cioè non continuerà ad esistere per sempre.
La borghesia oggi, in Italia ma anche in paesi europei, anche negli Usa sceglie il moderno fascismo, anche se non è che proprio lo vuole, perché preferisce che tutti siano tranquilli; meglio un governo di centrosinistra che maschera le sue politiche che un governo che invece esplicitamente mostra che è contro la maggioranza dei lavoratori, delle masse popolari, contro la democrazia. Ma in un certo senso è costretta a giocarsi la carta Meloni, come negli Stati Uniti la carta Trump, perché deve uscire dalla crisi, deve fare le guerre imperialiste.
Questo pone anche un ottimismo per noi. In un certo senso ci mostra un mondo che più è feroce e più vuol dire che non ce la fa con i sistemi “normali, deve usare sistemi di aperta oppressione, repressione, negazione di diritti che però possono far ribellare i lavoratori, i giovani, le masse.
Il governo Meloni fascista che ogni giorno fa un attacco si trova davanti lavoratori che lottano, studenti che si incazzano, ecc. Quindi c'è un rischio. Lo deve fare sul fronte dell’attacco ai minimi diritti democratici, sul fronte della guerra, però è a rischio.
Allora il nostro problema è di aumentare questo rischio.
Come l'esperienza quotidiana di lotta sindacale ci dimostra, se ogni lavoratore da solo si arrabbiasse, per quanto si potrebbe arrabbiare, non succede niente. Se invece si organizza, allora, certo non può pensare di vincere chissà cosa, però esiste, c’è resistenza, i lavoratori, le lavoratrici in lotta continuano ad essere una spina nel fianco dei padroni, delle Istituzioni, del governo quando la lotta si fa nazionale.
Vediamo questo sul piano più generale, sul piano politico, su cosa è necessario. Il partito dei proletari non è un'invenzione, è una necessità, per fare quei passi avanti necessari, per andare oltre la lotta quotidiana, la lotta di resistenza, la lotta sindacale, per una lotta contro il potere stesso della borghesia. È una lotta politica, è una lotta collettiva, organizzata, che via via prende coscienza che è necessario un rovesciamento rivoluzionario di questo marcio sistema capitalista/imperialista.
Ma non è solo questo il problema. Dobbiamo avere autonomia di analisi, autonomia di pensiero. Allora, quando viene il professore marxista Di Marco che si mette al servizio dei lavoratori e i lavoratori si pongono come dice Marx: “presuppongo, naturalmente lettori che vogliano imparare qualcosa di nuovo e che vogliono anche pensare da sé”, il nostro problema è “pensare da sé” in termini collettivi.
I telegiornali, i mass media una parte di verità la dicono, invece quello che non dicono e non possono dire e non vogliono dire è perché succedono le cose, perché se lo dicessero sarebbero i “Di Marco” a fare i telegiornali. Allora noi dobbiamo dire quello che non viene detto e cosa fare.
Chiaramente, per dirlo, c'è un problema di trasformazione degli stessi lavoratori. Dobbiamo scordarci di dire: siamo impotenti, non è possibile; quelli sono troppo forti, noi troppo deboli.
Si è citato il Vietnam. Il Vietnam, in fondo, era un piccolo popolo, eppure è riuscito a sconfiggere il grande imperialismo americano. Perché era tutto il popolo, pure i bambini - i bambini che ora vengono massacrati, muoiono in tutte le maniere, anche per il freddo, in Palestina - in Vietnam erano un pericolo per i soldati americani che non potevano girarsi da nessuna parte, non potevano andare in un caffè, che potevano essere loro a saltare sulle bombe. Quindi il Vietnam ha dimostrato che un piccolo popolo, però guidato da un partito comunista, può vincere.
Noi anche in Palestina non dobbiamo vedere solo gli orrori. Il popolo palestinese ha le sue organizzazioni, con differenze. Occorre fare meglio e di più per vincere, per riuscire a sconfiggere Israele e l’imperialismo. Non è solo un gruppo che può fare la lotta armata, ma deve essere tutto il popolo organizzato per riuscire a sconfiggere un nemico così potente, così forte. Il popolo palestinese non può essere cancellato, non può aspettare di vedere se un giorno tocca a te, un giorno tocca a me.
Il nostro contributo su questo è quello di far vedere l'altra faccia della Palestina, di aiutare con i nostri legami internazionali con i partiti che fanno la guerra popolare a trovare la giusta strada; il nostro contributo . e c'è lo dicono anche gli stessi dirigenti palestinesi - è lottare contro il nostro governo che contribuisce a massacrare, con le armi, con le strette di mano a Netanyahu.
Tornando a noi, dobbiamo fare quei passi differenti, sul terreno della costruzione del Partito, della battaglia politica, della formazione teorica. Noi lo possiamo e lo dobbiamo fare. Serve più determinazione, più combattività.
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