In meno di una settimana, quattro incendi a Los Angeles hanno bruciato più di 160 chilometri quadrati, ma è buona parte della California a rischio in questi giorni. Secondo le ultime notizie tra roghi e distruzioni fino a questo momento si contano 25 morti e altrettanti dispersi, 150mila persone senza casa, mentre in queste ore sono state allertate altre 84mila persone che potrebbero essere presto evacuate. Nessuno viene risparmiato: bruciano le case proletarie (che sarà difficile ricostruire) e quelle dei ricchi (che invece sono assicurati), a migliaia sono ancora senza elettricità, mentre si scatena lo sciacallaggio di ogni tipo, da quello dei semplici delinquenti a quello dei ricchi che cominciano a speculare sugli affitti che sono subito aumentati, da quello del governatore della California che ha detto che per la ricostruzione delle case non si terrà conto delle leggi ambientali (proprio quelle che dovrebbero servire a limitare i disastri!), per finire con lo sciacallo Elon Musk che ha attaccato le autorità locali “dando la colpa alle politiche sulla diversità, agli immigrati e ai democratici, tra cui il governatore della
California” (Rainews), mentre Biden, che fra cinque giorni lascerà definitivamente il potere, promette aiuti! Tra gli sciacalli non potevano certo mancare le multinazionali delle assicurazioni “preoccupate” dal fatto che dovranno sborsare almeno 20 miliardi.La situazione è così grave che
Biden, il giorno dopo lo scoppio degli incendi, ha dovuto rinunciare al suo viaggio
istituzionale in Italia, ma a questa gravità accertata il governo centrale
degli Stati Uniti e quello della California non solo non sanno ancora come rispondere,
ma ad ogni giorno che passa - e il fuoco non smette di bruciare alimentato dallo
sferzare dei venti - si scoprono le deficienze organizzative del primo paese
imperialista del mondo, per dirne solo un paio, si va dal numero insufficiente dei
pompieri impiegati alla mancanza di acqua per spegnere gli incendi…
Ma davanti a tutto questo la domanda che si fanno i politici al governo, i media al loro seguito, con fare ingenuo e sprovveduto, cadendo dalle nuvole, è: quale è la causa?
Certo il dibattito tra chi dà la
colpa ai cambiamenti climatici e chi li nega c’è, ma questo modo di approcciarsi
al problema oscura i motivi di fondo del cambiamento climatico, nessuno naturalmente
si spinge fino a dare la colpa al sistema capitalista-imperialista.
L’imperialismo è guerra, diciamo
noi, ma non è solo guerra naturalmente, è il sistema della povertà crescente, della
distruzione dell’ambiente, dei disastri che vanno dalle alluvioni, alla
desertificazione di interi territori, come la California, e appunto agli incendi.
I maggiori rappresentanti dell’imperialismo negano il cambiamento climatico
perché mette in pericolo i loro profitti, e infatti, l’attenzione delle classi
al potere non è rivolta al “bene pubblico”, come può notare chiunque sappia e
voglia vedere, ma soltanto al livello dei profitti che le varie multinazionali
fanno in “pace” o in guerra.
E, infatti, tra le cause che impediscono
di dare una risposta adeguata agli incendi, ci sono quelle che non vengono
menzionate e cioè, come riporta un articolo di jacobinitalia.it, quelle legate
all’interesse dei petrolieri e dei costruttori di case!
Per quanto riguarda questi ultimi,
si tratta di una “industria che si stima abbia generato oltre 60 miliardi di dollari di entrate per l'edilizia
residenziale nello stato nel 2024” e la cui lobby - California Building
Industry Association - è attivissima nell’affossare qualsiasi legge che voglia
ostacolare la costruzione di edifici nelle zone ad alto e altissimo rischio per
gli incendi come denunciato da diverse associazioni, tanto che moltissime di
queste case sono ora in cenere.
Questi padroni delinquenti delle
multinazionali delle costruzioni fanno il paio con padroni ancora più
importanti, come quelli del petrolio.
Il titolo dell’articolo di jacobin,
infatti, è già chiaro: Le compagnie petrolifere incendiano la California.
E il contenuto dimostra che grazie alle agevolazioni fiscali di cui gode il
settore del fossile, vengono a mancare nelle casse della California fino a “146
milioni di dollari annuali che potrebbero essere utilizzate per combattere gli
incendi favoriti dal cambiamento climatico, secondo quanto sostiene un report
pubblicato nel mezzo dell’inferno che sta devastando Los Angeles.” Questa “agevolazione
fiscale esiste da decenni nello stato controllato dai Democratici, nonostante
la California abbia dovuto affrontare deficit e tagli alla prevenzione degli
incendi, compresi quelli recenti al bilancio del dipartimento dei vigili del
fuoco di Los Angeles.”
Per perpetuare queste agevolazioni
i padroni del petrolio fanno di tutto, soprattutto pagano i politici perché
facciano leggi a loro favore, come riporta un “nuovo rapporto,
pubblicato mercoledì dal Climate
Center, think tank dedito alle soluzioni climatiche in
California” che “descrive in dettaglio i modi in cui le compagnie petrolifere e
del gas e i loro alleati abbiano utilizzato donazioni alla campagna elettorale,
fondi di lobbying e pressioni legali per creare una scappatoia fiscale che
consente di ridurre il loro reddito statale imponibile evitando di dichiarare
profitti e perdite, se l’azienda decide di farlo.”
Questa legge, del 1986, permette
alle multinazionali di non pagare oltre “4,3 miliardi di dollari ogni anno
e in particolare offre alle aziende petrolifere e del gas oltre 146 milioni di
dollari in agevolazioni fiscali annuali.”
Le multinazionali “agevolate”
sono le ben note ExxonMobil, Chevron (riconosciuta come uno dei maggiori
inquinatori di gas serra della California) e Shell che nel 2023 hanno
realizzato profitti per oltre 83 miliardi di dollari. E quando qualcuno
ha tentato di mettere fine a queste agevolazioni con un disegno di legge i
padroni con “la California Taxpayers Association, un gruppo anti-tasse il
cui consiglio di amministrazione comprende rappresentanti di
Chevron, Koch Industries, Marathon Petroleum, BlackRock e altre aziende, ha
intentato una causa ad agosto contestando la costituzionalità del nuovo disegno
di legge.”
Tutto questo mentre lo stato della
California “lotta con un deficit di bilancio stimato di 46 miliardi di dollari
e 16 miliardi di dollari di tagli alla spesa per la prevenzione degli
incendi boschivi, per le azioni per il clima e per una serie di altri programmi
statali.”
Ma mentre da un lato si taglia
senza sosta dall’altro i padroni e i loro rappresentanti al governo non dimenticano
di aumentare la repressione: “Los Angeles ha aumentato i fondi per il
dipartimento di polizia della città di 123 milioni di dollari”.
Ancora e sempre più militari, in
previsione di possibili rivolte, proprio quelle necessarie per dare una prima risposta
a questa politica di distruzione di uomini, donne, bambini e cose…
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