...ma che mostra il legame stretto degli interessi economici/politici del nazi/sionismo e il moderno fascismo del governo Meloni
La trasmissione Report ha scoperchiato quello che tutti sapevano ma su cui tutti tacevano, ovvero le pesanti ingerenze della lobby israeliana sulle istituzioni europee e italiane. Un dato rilevante emerso dalla trasmissione Report, sono gli intrecci tra le lobby israeliane e il rilevantissimo giro di denaro che coinvolge gli interessi economici e finanziari tra Europa e Israele. Durante la trasmissione, è stato dimostrato come spesso i finanziamenti europei destinati a scopi civili vengano invece utilizzati da Israele anche per scopi militari. L’Unione europea, con i soldi pubblici di vari programmi, tra i quali spicca Horizon 2020 – ufficialmente destinato a sostenere la ricerca scientifica e fornire contributi economici esclusivamente a progetti accademici – ha finanziato per oltre 5 milioni di euro le principali industrie belliche israeliano come Elbit, Israel Aerospace Industry e Rafael.
Antonio Mazzeo in un suo recente articolo segnala che rilevanti finanziamenti all’industria bellica
israeliana è arrivata anche dall’agenzia europea Frontex. L’agenzia europea infatti utilizza droni della società israeliana Elbit system: gli Hermes 900, che risultano utilizzati in Palestina e in altri scenari di guerra sia per missioni di ricognizione tattiche ma anche per sganciare missili e uccidere. Il progetto risulta avviato nel 2018. Un eurodeputato del M5S Gaetano Pedullà, commentando il servizio di Report andato in onda domenica sui rapporti tra le lobby filo-israeliane e il Parlamento Ue, ha denunciato come: “Decine di milioni di euro, viaggi, pranzi e hotel di lusso offerti a destra e sinistra dalle lobby di Israele. Report con la sua inchiesta svela ancora una volta il lato oscuro di come funziona la democrazia a Bruxelles. Si spiega anche così il rifiuto a tutte le nostre richieste – come delegazione Movimento Cinque Stelle e come Gruppo parlamentare The Left – di discutere almeno una volta in plenaria del genocidio a Gaza”.Negli ultimi cinque anni, questa lobby si è profondamente radicata a Bruxelles e Strasburgo, includendo anche una congrua pattuglia di parlamentari ed esponenti politici italiani, facendo si che le relazioni di Israele con le istituzioni europee siano ormai del tutto simili a quelle tra le lobby sioniste statunitensi e il Congresso e il Governo negli USA. Le lobby israeliane in Europa hanno cominciato ad agire mettendo in campo ingerenze crescenti che producono influenza politica, narrazioni e condizionamenti sui mass media capaci di plasmare il dibattito pubblico europeo e nei singoli stati aderenti alla Ue. A livello istituzionale, le connessioni stabilite hanno dato vita ad una rete capillare di organizzazioni che, con lo scudo del “dialogo” e della “cooperazione”, promuovono apertamente e unilateralmente gli interessi del governo israeliano, influenzando profondamente le politiche europee… e italiane sulla situazione in Israele e in Palestina ma anche le politiche interne ai singoli paesi europei. La lobby israeliana appare ben strutturata anche in Italia e le politiche di complicità a tutti i livelli delle istituzioni italiane con Israele ne confermano il pieno attivismo e la pesante influenza.
La più nota e influente tra queste lobbies è sicuramente il Transatlantic Institute ritenuto una filiale dello statunitense American Jewish Commitee. Il suo ufficio di Bruxelles, racconta Report, ha un vicedirettore italiano: Benedetta Buttiglione, figlia dell’ex ministro centrista Rocco. Collegato al Transatlantic Institute risulta essere il Transatlantic Friends of Israel, un comitato di parlamentari europei e membri del Congresso Usa. Gli eurodeputati sono ben 230 e tra questi ben 33 sono quelli italiani: Pina Picierno e Piero Fassino del Pd, Ettore Rosato ed Elena Bonetti di Azione, Simonetta Matone per la Lega, Deborah Bergamini per Forza Italia e un drappello di Fratelli d’Italia guidato dal senatore Marco Scurria, che è anche presidente della sezione italiana. Del direttivo dell’European Friends of Israel faceva parte Antonio Tajani, attuale ministro degli Esteri italiano, cooptato nel 2006 quando aprì l’ufficio, poi commissario europeo e presidente dell’Europarlamento.
Un lancio dell’ANSA nel febbraio del 2024 riportava che:
“La
European Leadership Network (Elnet) è un’organizzazione non
governativa attiva nel rafforzare le relazioni tra l’Europa e lo
Stato ebraico promuovendo la cooperazione politica, strategica e
diplomatica. Nata nel 2007, ha sedi in Francia, Germania, Regno
Unito, Polonia, Belgio e presso l’Unione Europea e la Nato. E
dall’inizio di quest’anno svolge la sua attività anche nel
nostro Paese, guidata dalla presidente Roberta Anati.
“Dialogando
con i politici in queste ultime settimane sono rimasta estremamente
soddisfatta dalla vicinanza espressa da entrambe le parti del
Parlamento sull’importanza di Elnet Italia”, ha sottolineato
Anati ringraziando il governo e il ministro degli Esteri Tajani per
“l’impegno in tutto il Medio Oriente”. Elnet esprime una “forte
decisione di riuscire a legare i due Paesi “soprattutto a livello
di valori” di democrazia e libertà, alla luce del tragico attacco
del 7 ottobre e delle sue conseguenze. Ma l’ong intende promuovere
il dialogo anche a livello strategico, di governo ed economico: con
l’Italia eccellenza nell’industria e tecnologia e Israele
eccellenza nell’innovazione “i nostri due Paesi sono
complementari”, ha evidenziato Anati”.
La Elnet, l’European Leadership Network, è una lobby specializzata in organizzazione e finanziamento di viaggi di parlamentari in Israele. Di fatto agisce come una filiale della famigerata AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), pagando viaggi e soggiorni a delegazioni dei vari parlamenti europei, organizzando incontri con i vertici militari e istituzionali d’Israele. Elnet ha sede in tutta Europa. Recentemente ha aperto due sedi in Italia – a Milano in corso Matteotti e a Roma in via Bissolati – dove vengono tenute conferenze pubbliche a cui partecipano politici di tutti gli schieramenti ma anche ex membri dei servizi segreti italiani.
Insomma non è solo Renzi a rendere servigi ad uno stato estero, ma lavorare per Israele sembra non suscitare altrettanto scandalo. Non solo. Davanti ad un genocidio come quello compiuto e in corso contro i palestinesi a Gaza, sia il governo che il parlamento sono riusciti a rimanere silenti, inerti e complici sui crimini di guerra israeliani. Recentemente il ministro dell’Economia israeliano ha dichiarato che in Italia “le piazze sono contro di noi ma il governo no, per cui gli affari vanno benissimo”. Una ammissione che merita qualcosa di più della semplice indignazione. Il sistema di complicità tra Italia e Israele va intercettato, denunciato, ostacolato, interrotto in basso come in alto. Almeno questo.
Nessun commento:
Posta un commento