sabato 23 novembre 2024

pc 23 novembre - Meloni e il suo governo perdono colpi... Da ORE 12 Controinformazione rossoperaia del 20/11

Questa settimana non è stata una gran settimana per la Meloni e il governo Meloni e su questo occorre che i lavoratori, le masse popolari riflettano perché se il governo riceve dei colpi, questo è a favore dei lavoratori, delle masse popolari che, essendo colpiti dalla politica economica dei governi, dalla politica dei padroni, dal sistema in generale, in tutti i suoi aspetti, nei loro interessi essenziali come il lavoro, il salario, la salute, le condizioni di lavoro e di vita, la sanità, la scuola, i servizi sociali, hanno interesse che il governo si indebolisca, e in una fase in cui il governo si indebolisce la lotta proletaria e sociale ha più possibilità sia di ottenere risultati concreti, sia di inserirsi nella battaglia per la caduta di questo governo come di tutti i governi dei padroni che potrebbero seguirlo.

Le elezioni sono andate male per la Meloni. In Umbria, in Emilia Romagna i partiti del governo si sono impegnati, hanno mandato perfino i fascisti a Bologna per creare disordine e confusione e trasformare la stessa elezione in un atto d'accusa ai cosiddetti “antifascisti violenti”. Ma gli è andata male, hanno perso le elezioni sia in Umbria che in Emilia Romagna.

La Meloni rispetto a quando vince come è successo recentemente per la Liguria ad esempio con le elezioni locali, con le elezioni regionali, ha detto che è un premio che il governo riceve per la sua buona politica e che i cittadini rispondono positivamente alle politiche del governo. Quando perde invece è colpa delle situazioni locali, è colpa dei candidati locali e sotto sotto cammina la guerra tra i partiti della maggioranza.

In questa occasione Salvini ha avuto una batosta. Salvini, laddove si è votato, nell'arco di un periodo

non certo lungo, è passato dal 31% al 5% dei voti, per non dire i punti persi dagli stessi Fratelli d'Italia rispetto alle politiche. Poi chiaramente, se è aumentato di 1/2% la percentuale di Forza Italia, non è che cambia la sostanza del governo che, come si sa, si regge sulla Meloni e il suo “cerchio magico” e su Salvini e sulla sua propaganda demagogica, quasi sempre centrata essenzialmente sull'attacco ai migranti.

In realtà questo governo è sempre stato un governo di minoranza, sono le leggi elettorali che gli hanno permesso di avere una maggioranza, e per di più il partito della Meloni a livello nazionale non ha mai realmente superato il 20%, in un quadro in cui va considerata la massiccia astensione - anche l'astensione che si è avuta in Umbria e in Emilia Romagna è clamorosa tenendo conto che c'è una lunga tradizione in queste regioni di partecipazione alta al voto. Chi non ha votato in parte rilevante sono stati i proletari e le masse popolari che certamente non si aspettano più niente né dal governo né dalle amministrazioni locali ed esprimono anche con l'astensionismo la loro contrarietà allo stato delle cose che li riguarda. Si tratta di una rifiuto cosciente dell'elezione dei partiti che non li rappresentano. E nessuno dei partiti, questo sì, né del governo né dell'opposizione, rappresentano gli interessi dei proletari e delle masse, ma anche delle parti attive del movimento, degli studenti, del movimento delle donne, che sono impegnati in alcune lotte politiche e sociali importanti, contro la scuola fascista di Valditara, nella solidarietà alla Palestina, contro l'uso delle università come centri di ricerca dell'industria bellica e dello stesso Stato di Israele, o le donne fatte segno, oltre che del dramma sociale dei femminicidi e delle violenze che non si sono per niente arrestate anzi diventano sempre più numerose e anche barbare, rivendicate, degli attacchi ai diritti fondamentali, vedi il diritto d'aborto.

L'Emilia Romagna è stata toccata anche dall'alluvione e le masse hanno visto con i loro occhi che questo governo, a parte la propaganda, l’effetto-annuncio, nella sostanza non ha fornito i fondi necessari alle autorità locali, che certo non sono dei fenomeni nella gestione di essi, però in questa occasione le responsabilità principali ricadono sul governo. Ogni tentativo di strumentalizzare alle elezioni anche l'alluvione è finita com'è finita: la gente o non ha votato o ha sicuramente rifiutato di votare il governo.

Un governo di caratteristiche fascio-autoritarie, gestite da un “cerchio magico” di parenti, amici e Ministri allineati all'ideologia e alla mentalità, al modo di essere della Meloni che non risponde alle elezioni migliorando la sua politica verso i proletari e le masse, ma risponde con arroganza, cercando, attraverso i suoi mass media, di cambiare le carte in tavola.

Comunque questo governo resta un governo di minoranza e sempre più di minoranza, come il voto in queste regioni certifica, e quindi non ha nessuna delle prerogative neanche numeriche per attestarsi invece a un governo che non solo pensa di essere in maggioranza, ma pensa anche di avere tutto il potere, con ministri che si comportano come se avessero avuto il 100% dei voti, come se fossimo già in una sorta di dittatura democratica stabilita dal voto degli elettori e quindi il loro comportamento è indegno.

La Meloni difende tutti i suoi ministri, difende a spada tratta la Santanchè, ha difeso a spada tratta finché ha potuto il “Ministro della cultura”, così come difende il ministro Crosetto, che è un ministro al servizio dell'industria bellica, ufficialmente sui libri paga, difende il ministro Valditara e le sue dichiarazioni razziste, oscene sulle donne, difende ministri come quella del lavoro che fa della consulenza ai padroni la sua attività fondamentale, e le sue leggi sono per attenuare le responsabilità dei padroni in materia di violazione dei diritti, dei contratti, con il dramma tremendo delle morti sul lavoro. E questo governo non risponde agli attacchi ai ministri cambiando i ministri ma trasformando tutto in propaganda, complotti e nuove leggi sulla sicurezza.

Per questo occorre necessariamente che l'insieme dei movimenti che protestano, compreso le proteste sociali che ispirano lo sciopero generale del 29, assumano la battaglia per cacciare il governo come battaglia centrale, perché per ottenere risultati rispetto alle giuste proteste contro i ministri e le loro politiche, occorre trasformare tutte le lotte sociali, politiche, di opposizione sui diversi temi, in una lotta generale per la caduta del governo, un braccio di ferro che comporti un utilizzo anche di nuove forme di lotta (prendendo anche a pretesto quello che ha detto Landini - che certamente non è la persona più indicata per fare quello che dice) la “rivolta sociale”. La rivolta politica contro questo governo è una prospettiva necessaria perché si possa ottenere anche dei risultati concreti in materia economica, di diritti, di libertà, per tutti e per i proletari.

Però è stata una settimana nera, perché anche la cosiddetta legge sull'autonomia differenziata è stata affossata dalla Consulta perché apertamente incostituzionale. Ma è una legge che è alla base dell'alleanza Meloni-Salvini, se cade l'autonomia differenziata mette in seria crisi Salvini e la sua Lega e poi il governo che perderà l'appoggio della Lega. Anche se si sa che in Parlamento “i salvatori dei governi e della patria” non mancano, e questi ultimi governi ci hanno dimostrato che dai cosiddetti “centristi”, Renzi e Calenda, a parte del PD tutto vorrebbero tranne che fare cadere il governo con una possibile, inevitabile nuova elezione.

Così come è andata male l’oscena manovra barbara, razzista, della deportazione dei migranti in Albania che ha sfiorato il ridicolo, una tragedia sia sul piano simbolico sia sul piano pratico, che ha rinverdito una delle pagine nere della situazione anti-immigrati di cui il nostro paese non è esente dai tempi del fascismo, in sintonia in tutta Europa e nel mondo con le politiche razziste dei governi imperialisti al servizio del Capitale che vanno tutte nella stessa direzione – con il campione dei campioni ora di questa politica che è Trump.

Il decreto d'Albania - oltre che barbaro - è una “bufala”. Ancora oggi Piantedosi dice che darà non si sa quanti soldi, tre milioni di euro, a coloro che favoriranno questa operazione Albania.

Su questo i magistrati - che non sono certo dei fenomeni di democrazia; sappiamo che la magistratura in larga parte è espressione degli interessi dello Stato e dei padroni e non va certo santificata - oppongono una giusta resistenza.

Il governo attacca i magistrati, li chiama tutti “rossi”, con l’ineffabile ministro della Giustizia che evidentemente è, oltre che reazionario, di stampo fascista, al servizio integralmente dei padroni nel 100% della sua attività, un ministro che stato messo al governo per attaccare i magistrati che fanno inchieste nei confronti del governo, della sua politica e in particolare anche contro i suoi ministri corrotti.

Il governo non fa marcia indietro ma attacca i giudici, cambia le leggi.

Queste politiche sono apertamente screditate e perfino in larga parte invise alle masse - anche se i sentimenti delle masse in materia di razzismo non sono certo buoni e dobbiamo fare una grande lotta tra le masse contro ogni razzismo come su altre questioni. Però una larga maggioranza della popolazione questa storia dell'Albania non l'appoggia, non solo per le ragioni economiche, di spesa di miliardi che agita l'opposizione, ma perché è chiaramente un'operazione di deportazione assurda di persone in un paese che si pone in una forma colonialista rispetto all'imperialismo italiano, che ricorda i peggiori tempi del fascismo.

Quindi gli è andata male anche su questo terreno.

Per di più è dichiarato contro il governo uno sciopero generale, dichiarato da due su tre dei sindacati confederali.

La Cisl non va più neanche considerato un sindacato, ma una forza, certo sindacale, di fiancheggiamento del governo, e sentire esponenti della Cisl attaccare i sindacati che dichiarano sciopero perché sarebbe uno sciopero politico quando la loro posizione è ormai su tutto quella di essere gli alleati politici del governo, è evidentemente oltre che ipocrita, un pesante aiuto all’attacco ai diritti dei lavoratori. La Cisl va considerata alla stregua del governo all'interno delle fabbriche. E lo sciopero del 29 in un certo senso dimostra anche questo.

Lo sciopero generale contro il governo del 29 va, quindi, sostenuto e praticato, la sua piattaforma non sarebbe neanche male rispetto alle tradizionali piattaforme, ma il vero problema è che chi sostiene queste piattaforme sta un giorno sì e un giorno no in trattativa con questo governo e non c'è alcuna fiducia che i sindacati confederali facciano una lotta a fondo contro questo governo e che non si arrivi a “tarallucci e vino” come in altre fasi.

Quindi una settimana che è andata male per il governo.

Ma è altrettanto chiaro che non c'è un automatismo tra il fatto che va male al governo e il fatto che va bene all'opposizione, perché una parte dell'opposizione non è assolutamente riconosciuta dai proletari e dalle masse come espressione dei propri interessi e perfino la teoria del “male minore” non sembra avere molto credito neanche elettorale.

Quindi in questo senso nessuna fiducia ci può essere nelle forze parlamentari. Non si può contare su di loro nella lotta contro la guerra, non si può contare di su di loro nella lotta reale contro la repressione di Stato, i decreti sicurezza, non si può contare su di loro sulle grandi questioni sociali, perché quando questi sono stati al governo hanno aperto la strada a questi provvedimenti, non hanno fatto certo provvedimenti a favore dei proletari e dei popoli, tanto è vero che ha creato una condizione in cui, alla fine, abbiamo avuto il governo Meloni.

I governi “riformisti” sono quelli che parlano di riforme ma non le fanno. Nel secolo scorso “riformista” significava l'ala moderata del movimento proletario e popolare che voleva le riforme, mentre l'area più radicale voleva appunto un cambio più radicale rispetto ai governi del Capitale, dei padroni, fino a un cambio rivoluzionario. Ma oggi i riformisti sono una parola che serve a dire che sono riformisti senza riforme, che al massimo mettono le tendine rosa alle riforme reazionarie che tutti i governi dei padroni fanno su tutte le materie possibili e immaginabili, innanzitutto quelle che riguardano gli interessi popolari, ma anche quelle che riguardano la democrazia, la guerra. Quindi le forze riformiste sono in realtà forze reazionarie.

Il riformismo serve alla reazione, e quindi la lotta è contro il governo della Meloni deve essere autonoma delle forze parlamentari su tutti i piani, autonoma in materia di lotta contro la guerra, autonoma in materia di lotte sociali, per la difesa dei salari, del lavoro e così via.

Questa autonomia non è affatto assicurata dai sindacati confederali che invece sono o collaterali al governo o collaterali alle forze d'opposizione. In questo senso anche i sindacati confederali non sono parte della soluzione nella lotta al governo, ma parte del problema.

Il problema è ricostruire il sindacato di classe, che non è per forza un'altra sigla sindacale, ma una linea sindacale di classe che difende in maniera intransigente salari, lavoro, diritti dei lavoratori, servizi sociali, salute, sicurezza, in contrapposizione ai padroni e che in questa contrapposizione verifica che i governi si schierano con i padroni e che quindi bisogna non solo combattere i padroni, ma rovesciare i governi al servizio dei padroni per un'alternativa di governo anticapitalista, antifascista, antimperialista.

Questa strada non può essere percorsa con nessuna delle forze presenti in Parlamento. Questo non vuol dire astensionismo elettorale, perché anche quella è una forma passiva di protesta, ma è necessaria la ricostruzione di una forza politica e sociale che faccia la lotta su tutti i terreni ai governi dei padroni - oggi al governo Meloni - per aprire la prospettiva a un cambio di governo, di Stato e di società e di sistema.

Questo tocca ai comunisti, alle avanguardie dei lavoratori - quelle vere - ai movimenti della gioventù, delle donne. Costruire una vera opposizione politica e sociale, un Fronte Unito, richiede innanzitutto che le avanguardie abbiano una forza materiale per indirizzare in questo senso le lotte sociali e le forze in esse impegnate.

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