5 operai travolti e dilaniati da un treno. I loro nomi:
Michael Zanera, 34
Giuseppe Aversa, 49
Saverio Giuseppe Lombardo, 52
Con questa strage sul lavoro siamo già a 559 morti sul lavoro nel 2023.
Un’altra strage di operai che, come tutti gli assassinii nei luoghi di lavoro, si sarebbe potuta evitare. Gli operai non dovevano essere sui binari a lavorare con un treno in transito.
Corpi di operai fatti a pezzi come in un’azione di guerra e le loro famiglie fatte a pezzi anch’esse.
Non si può parlare di questa ennesima strage - che qualcuno ha paragonato a quella della ThyssenKrupp - senza provare tanta rabbia verso un sistema che mette al centro il profitto e, per questo, la vita umana, la vita degli operai non ha nessun valore.
Ci stringiamo ai famigliari delle vittime e diciamo a loro e a tutti i lavoratori che questo sangue operaio merita giustizia e un’altra prassi nelle lotte che non può essere la sola indignazione ma autorganizzare la nostra rabbia. Nel parlare delle lotte in corso ribadiremo le nostre proposte, di cui, la prima fra tutte, è l’autorganizzazione di una Rete Nazionale nei luoghi di lavoro e nei territori per fermare la mattanza di vite operaie uccise dal profitto nei luoghi di lavoro.
Dobbiamo mettere in campo la giustizia di parte proletaria che ha bisogno di lotte e di azioni contro i padroni assassini. Basta con la loro oscena impunità!
Ma ora partiamo da quello che è avvenuto.
E’ partita un’inchiesta della Procura e del pm di Ivrea per i reati di “disastro ferroviario colposo e omicidio colposo plurimo”. Ci sono due indagati, Antonio Massa e Andrea Girardin Gibin, rispettivamente il dipendente Rfi che aveva il compito di dare il nulla osta e il caposquadra della Si.gi.fer, ditta incaricata di eseguire i lavori, che saranno interrogati nei prossimi giorni.
I macchinisti del treno hanno dichiarato che non sapevano della presenza degli operai.
Il sindaco di Brandizzo ha fatto circolare il messaggio che è un oggettivo depistaggio, parlando di “errore di comunicazione” tra le Rfi e la squadra di manutenzione della ditta Sigifer di Borgovercelli, titolare dei lavori dell’appalto per quello che si chiama “armamento” che riguarda binari, traverse, massicciata. Il classico “errore umano” per coprire le responsabilità della catena di comando da Rfi alla rete di appalti e di subappalti al massimo ribasso per risparmiare sui costi, le procedure di sicurezza che prevedono il nulla osta che non sarebbe mai arrivato alla squadra che comunque aveva cominciato a lavorare perché, come riporta il quotidiano la Repubblica, ci sarebbe stato comunque il via libera, comunicato in forma orale dal tecnico accompagnatore delle Rfi, mentre ci sarebbe dovuto essere il fermo della circolazione dei treni.
La Sigifer ha 250 dipendenti e 13 milioni di fatturato. Agli operai che fanno manutenzioni sui binari delle ferrovie applica il contratto dell’edilizia. Il committente è Rfi che dovrebbe controllare su orari, turni, rispetto del contratto ma i padroni di quelle ditte sanno bene che non avverrà mai perché è proprio Rfi ad aver creato il sistema di sfruttamento che ha tagliato posti di lavoro e avviato la catena di appalti e subappalti al massimo ribasso.
“Le regole sulla carta sono chiare, prima di accedere al binario la squadra di lavoro deve ricevere una comunicazione formale per il nulla osta, che può arrivare solo dopo una complessa procedura che inizia dal gestore della circolazione, il capostazione locale o dirigente operativo che governa il traffico. Questo la trasmette a un dipendente di Rfi sul posto che assume il ruolo di titolare dell’interruzione del traffico che a sua volta la gira ad un’altra figura che funge da scorta alla squadra di lavori; una sorta di “accompagnatore” che funge da anello di congiunzione tra Rfi e la ditta appaltatrice. Alla fine dei lavori, attestata formalmente sul posto, il flusso di comunicazioni viaggia al contrario attraverso la scorta, i titolare dell’interruzione per arrivare al capostazione che solo allora potrà riaprire la linea al traffico e lasciar passare di nuovo i treni. Ma la realtà del lavoro è ben diversa da quanto scritto sui documenti aziendali.
La Cgil ha indetto uno sciopero immediato di solo 4 ore a livello regionale per il 1 settembre e di 8 ore per oggi, 4 settembre. Uno sciopero però che non riguarda le ferrovie ma l’edilizia, le costruzioni.
La Commissione di garanzia di sciopero ha agito per colpire, come ultimamente sta facendo in maniera sistematica in sintonia con il nuovo governo Meloni/Salvini, per attaccare questo diritto contro lo sciopero di 24 ore indetto dall’Usb per il 1 settembre per ridurlo a 4 ore e limitarlo al solo personale Rfi.
Il Si Cobas ha indetto 2 ore di sciopero a fine turno per oggi (ieri)
Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha indetto lo sciopero per il 5 settembre alla Tenaris Dalmine: presidi, volantinaggi, assemblee di lavoratori/lavoratrici vengono tenuti in altre fabbriche e città
Ci sarà un corteo, una manifestazione silenziosa per stamattina a Vercelli.
Il governo nella persona indegna che è il ministro dei trasporti Salvini, che a luglio si dichiarava “orgoglioso” di aver limitato il diritto di sciopero nelle ferrovie, uno sciopero anche per la sicurezza, con la precettazione, spalleggiato dalla Commissione di garanzia sciopero, sulla strage di Brandizzo si mette alla testa del depistaggio, fa quadrato intorno a Rfi, parlando di “errore umano”, di “errore di comunicazione”. Lo stesso governo che ha tagliato, nella persona della consulente dei padroni voluta da Meloni ora al ministero del Lavoro, Calderone, il risarcimento ai famigliari delle vittime degli infortuni sul lavoro (il minimo da 6 mila a 4 mila euro e quello massimo da 22.400 a 14.500 euro).
Dal ministro Nordio non avremo certo nessun provvedimento di corsie preferenziali e innalzamento pene per i processi che riguardano morti o infortuni di lavoratori nei luoghi di lavoro.
Dai sindacati confederali non possiamo aspettarci nulla vista la loro collaborazione con padroni e governi. Debole è la risposta dei sindacati di base. Dobbiamo comunque generalizzare alcuni segnali che vengono dalle fabbriche, come alla Tenaris Dalmine dove domani ci sarà uno sciopero e un’assemblea indetto dallo Slai Cobas psc di Bergamo dopo le iniziative alle portinerie del 1 settembre.
In parlamento nessuno si batterà per nuove leggi a difesa della vita degli operai nei luoghi di lavoro ma c’è bisogno di nuove leggi risultato delle lotte e delle iniziative dal basso.
Il sangue degli operai morti è stato coperto dalla calce: non dobbiamo permettere che cali il silenzio dopo che avvengono morti o infortuni nei luoghi di lavoro.
Agire nazionalmente e autorganizzarsi in una Rete nazionale è la risposta necessaria a fronteggiare questa guerra di classe non dichiarata che è nella stessa natura di questo sistema basato sul profitto dei padroni assassini, non abbiamo nessun’altra strada. Partire dai luoghi di lavoro con fermate, scioperi improvvisi, per riprendere nelle proprie mani la battaglia per la sicurezza nei luoghi di lavoro, unirsi alle associazioni dei famigliari, unire le Reti esistenti che si battono su questo, delegati, il movimento degli studenti, medici, intellettuali che ci vogliono mettere la faccia e il loro impegno su questo.
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