domenica 3 settembre 2023

pc 3 settembre - Perchè riprendere lo studio del “Che fare?” di Lenin – 2 - Lotta contro l'economismo oggi - La denuncia politica - Il giornale politico

La ripresa oggi dello studio del "Che fare?" è niente affatto una mera rilettura, ma un uso vivo e combattente oggi nella fase che stiamo attraversando. Non bisogna - dice Lenin – “staccare lo scritto del Che fare? dal contesto di una situazione storica determinata, di un periodo determinato".

Oggi questa ripresa è necessaria per combattere l'economismo, in tutte le sue sfumature e varianti, sia all'esterno dove la lotta/critica la facciamo e la dobbiamo fare sempre più in maniera pubblica e continua (soprattutto dell'economismo più a sinistra), sia al nostro interno per comprendere che significa e che comporta in termini di cambiamenti essere comunisti, impegnati per la costruzione del partito, essere propagandisti politici.

In questo lavoro critico la lotta contro le sfumature è ancora più necessaria, perché le sfumature agiscono nel nostro stesso campo e sono più difficili da smontare, ma anche più pericolose perché equivoche, perché appaiono rivoluzionarie e anche comuniste.

Da dove partiamo.

Il socialismo – scrive Lenin nel “Che fare?” - come dottrina ha le sue radici nei rapporti economici, ma socialismo e lotta di classe sorgono da premesse diverse; la scienza socialista sorge da profonde cognizioni scientifiche”.

Ogni sottovalutazione della funzione dell’”elemento cosciente”, della funzione dei comunisti significa un aumento dell’influenza dell’ideologia borghese sugli operai.

Non fare una costante lotta di posizione, politica, teorica e a volte pratica impedisce di far sedimentare le posizioni marxiste-leniniste-maoiste, e quindi, il nostro lavoro rischia di diventare inutile o, peggio, essere utilizzato dall’opportunismo, movimentismo.

Il fronte unito con altre forze se non è costruito in questo modo vuol dire consegnare il lavoro rivoluzionario al riformismo, alla piccola borghesia.

Tanti rivoluzionari non dicono: “No alla lotta politica, ma pensano che la politica segue sempre docilmente l’economia e che la lotta economica è inseparabile dalla lotta politica”, o che sul terreno della lotta economica occorra sviluppare la lotta politica.
Ma – come dice Lenin - “il movimento di massa ci pone nuovi compiti teorici, politici e organizzativi molto più complessi”. Occorre rispondere ai compiti più complessi, altrimenti accompagniamo semplicemente la realtà così com’è.
"Non adempiremmo il nostro compito di sviluppare la coscienza politica degli operai se non ci incaricheremo di organizzare la denuncia politica dell'autocrazia in tutti i suoi aspetti. Ma per fare dell'agitazione sulle manifestazioni concrete dell'oppressione, non è forse necessario denunciare queste manifestazioni (come per condurre l'agitazione economica bisogna denunciare gli abusi commessi nelle fabbriche)?".
Questo pezzo chiarisce in maniera chiara, senza equivoci che significa "sviluppare la coscienza politica".

Lotta contro l'economismo - La denuncia politica

Noi cerchiamo di fare questo quando, per esempio, portiamo la denuncia di Cospito agli operai, alle fabbriche, nei posti di lavoro, quando denunciamo ogni aspetto della politica del governo (sulla giustizia, gli immigrati, sul fronte culturale, ecc.) anche quelli che non toccano direttamente gli operai, quando chiamiamo gli operai a schierarsi.

Economismo è abbassare il livello della denuncia ai soli fatti che toccano direttamente le condizioni degli operai; quando si pensa, e si scrive in modo che “tutti i salmi” debbano per forza “finire in gloria”;

che ogni articolo, volantino, pur partendo bene, debba per forza concludersi con gli effetti verso la condizione attuale degli operai e delle masse; o si è sempre economisti quando si fa "l'elenco della spesa" delle rivendicazioni e se non c'è una rivendicazione concreta che prometta risultati tangibili non si è contenti.

Si è molto pronti, sensibili a denunciare ciò che tocca direttamente i lavoratori, ma non altrettanto sensibili quando fatti, azioni, provvedimenti non li toccano direttamente o toccano altri settori.

Ma se la classe operaia ha come compito di "dirigere tutto", allora noi dobbiamo con il nostro lavoro chiamarli a schierarsi, sostenere le proteste contro ogni tipo di oppressione e da qualunque settore provengano.

Questo è possibile, gli operai lo fanno, se chiamati, messi nelle condizioni di schierarsi. Sono i comunisti che non lo fanno; che di fatto così si accodano anch'essi al "luogo comune": ma oggi la situazione è cambiata...

Pensarla diversamente è considerare gli operai dei sottosviluppati, inguaribili egoisti. Ma questo non è vero. Il problema è che chi si dice comunista non li chiama a schierarsi, non porta loro la denuncia su tutti gli aspetti dell'oppressione (noi per es. l'abbiamo fatto anche per lo sciopero delle donne è la risposta è stata positiva, interessata).

Portare agli operai la denuncia su tutti gli aspetti di oppressione non riduce affatto la coscienza e la pratica della lotta economica, ma ne da una prospettiva.

Se gli operai, i lavoratori in genere – come per esempio è stato detto nell’assemblea contro la guerra in Ucraina del 11 giugno dalla Tir (Tendenza internazionalista rivoluzionaria), e non solo - non si interessano oggi della guerra "non è perchè la "lotta economica" non ve lo "spinge" perchè tutto ciò "promette" scarsi "risultato tangibili"... No una simile idea, lo ripetiamo, non è altro che un tentativo di scaricare il proprio filisteismo sulla massa operaia. Se non abbiamo ancora saputo organizzare vaste, clamorose, rapide denunce di tante infamie, la colpa è nostra. del nostro ritardo rispetto al movimento delle masse".

Se lo faremo l'operaio capirà che i nemici sono gli stessi (quelli che reprimono gli studenti, gli anarchici, e quelli che reprimono gli operai).

Noi dobbiamo fare una denuncia viva di ciò che fa il nostro governo, la borghesia, in tutti i campi della vita. Perché, come dice Lenin facendo “parlare” gli operai: "Non siamo dei bambini che possono essere nutriti solo con la pappa della politica puramente "economica"... per questo occorre che gli intellettuali ci ripetano un pò meno ciò che già sappiamo da soli e ci diano un pò di più di ciò che non sappiamo ancora, di ciò che dalla ns esperienza "economica" e di fabbrica da soli non possiamo mai venire a sapere: la conoscenza politica".

Come ci ricorda Lenin la classe operaia è il miglior combattente d'avanguardia per la democrazia.

"I comunisti appoggiano ogni moto rivoluzionario e di conseguenza dobbiamo esporre e sottolineare dinanzi a tutto il popolo i compiti democratici generali senza nascondere neppure per un momento le nostre convinzioni socialiste".

Lenin poi indica l’altra questione su come fare in maniera viva, immediata la denuncia.

"Quanto all'appello alla massa per l'azione, esso verrà da sè, quando si avranno un'energica agitazione politica e denunce vive e concrete. Cogliere qualcuno in flagrante delitto e bollarlo immediatamente dinanzi a tutti e dappertutto è cosa che agisce meglio di qualsiasi "appello"... l'appello - nel senso non generico, ma concreto della parola - può essere lanciato soltanto sul luogo concreto dell'azione, può essere lanciato soltanto da chi già è in movimento".

Lenin sottolinea molto "rapide, immediate denunce... luogo concreto dell'azione". A volte anche i nostri compagni e compagne sottovalutano questo aspetto. Ma i tempi della denuncia sono politici. Un determinato fatto denunciarlo (anche con scritti più accurati) dopo aver fatto passare dei giorni non ha affatto lo stesso effetto! Non è più una denuncia viva, e non si comprende la differenza tra agitazione e propaganda. La denuncia rapida è alla fine una questione di classe, che distingue i comunisti dai rivoluzionari piccolo borghesi. I comunisti denunciano subito e in maniera viva perchè sono espressione dell'odio di classe dei proletari, che subito reagisce di fronte ad azioni di attacco, oppressione, repressione, ecc. Noi comunisti dobbiamo portare ovunque la voce rivoluzionaria come necessaria e urgente... e osare, osare, e quindi imparare.

Nello stesso tempo la questione che pone Lenin: denuncia nel luogo concreto dell'azione che vale più di qualsiasi appello, è l'antitesi dell'atteggiamento da 'grilli parlanti', presente in alcune organizzazioni rivoluzionarie.

Noi siamo oggi nella fase che Lenin descrive: "Allora effettivamente avevamo pochissime forze, allora era naturale e legittima la determinazione di buttarsi interamente nel lavoro tra gli operai e biasimare severamente ogni allontanamento da esso, allora l'unico scopo era quello di rafforzarsi nella classe operaia".

E' necessario, pertanto, in questa fase ciò che noi diciamo da tempo: concentrare il lavoro di agitazione, propaganda essenzialmente verso gli operai, le fabbriche, le grandi fabbriche, per assumere la "rotta".

Il giornale politico

Questo lavoro deve avere come strumento principale il giornale politico.

Scrive Lenin: "Avere una tribuna dalla quale poter parlare... Siamo oggi in grado e abbiamo il dovere di cercare una tribuna da cui denunciare davanti a tutto il popolo il governo zarista e questa tribuna deve essere un giornale socialdemocratico". "Nel primo numero del giornale dei socialdemocratici (uscito nel 1895) l’editoriale delineava i compiti storici della classe operaia in Russia e in testa ad essi poneva la conquista della libertà politica. Poi vi era un articolo dedicato allo scioglimento poliziesco dei Comitati per l’istruzione elementare; corrispondenze, tra cui un massacro nel governatorato di Joraslaes. Questo giornale fu accolto con il massimo favore sia dagli operai che da intellettuali rivoluzionari".

ORE 12 Controinformazione rossoperaia vuole essere questo tipo di giornale. Che da quest'anno deve avere anche una versione stampata, da diffondere nelle fabbriche, nei vari luoghi di lavoro, nelle iniziative di lotta, perchè solo il giornale diffuso permette i contatti con le avanguardie proletarie e funge da "organizzatore collettivo", come dice Lenin.

I fogli di fabbrica servono se raccolgono denunce degli operai, per cui, come dice Lenin, il fatto stesso di pubblicarle portava i padroni a preoccuparsi e in alcuni casi a risolvere i problemi denunciati. Ma agli operai serve un giornale politico.

le denunce – dice Lenin – se opportunamente utilizzate dall’organizzazione dei rivoluzionari, potevano diventare un punto d’avvio”. “La socialdemocrazia dirige la lotta della classe operaia non soltanto per ottenere vantaggiose condizioni di vendita della forza-lavoro, ma anche per distruggere il regime sociale che costringe i non abbienti a vendersi ai ricchi”. Dobbiamo impegnarci attivamente nell’educazione politica della classe operaia, nello sviluppo della sua coscienza politica”.

In questo ORE 12 Controinformazione rossoperaia deve essere anche la voce contro ogni economismo, contro gli economisti.

Chi non sente l'importanza e l'urgenza di questa "Tribuna" non svolge un ruolo di comunista, e inevitabilmente è economista e/o lascia che gli operai, le masse popolari siano orientate/annebbiate dalle posizioni della borghesia, del moderno fascismo, del riformismo. Quindi fa un doppio danno: non svolge la sua funzione di comunista, di tribuno del popolo, e consegna o lascia gli operai all'ideologia, politica, teorie della classe dominante.

Lenin denuncia: "ogni difesa dell'arretratezza... ogni legittimazione della limitatezza in questo campo" (propaganda politica e organizzazione politica - ndr). "noi non ci saremo sbarazzati della ristrettezza della nostra attività organizzativa senza esserci sbarazzati dell'economismo in generale (cioè della ristretta interpretazione della teoria marxista, della funzione della socialdemocrazia e dei suoi compiti politici".

Giustificare l'arretratezza vuol dire non aver senso materialistico dialettico della realtà o adeguarsi alla realtà. Della serie: siccome la realtà è questa/bassa (il che non è neanche vero), allora io devo abbassare i miei compiti. Da qui la questione dell'economismo. Così si dà la colpa alla "realtà" della propria arretratezza, di abbassare l'azione dei comunisti al "possibile", non elevarla al "necessario", abbassarla alla spontaneità, al codismo, all'economismo, che in effetti è opportunismo.

Non insultate gli operai - scrive Lenin - col vostro desiderio di chinarvi ad ogni costo prima di mettervi a parlare di politica operaia e di organizzazione operaia”.

Tornando alla questione dei fogli di fabbrica, essa trova in Lenin una parola definitiva.

Certo, è bene che questi fogli escano, ma uno se fatti, richiesti da operai, se sviluppano denunce in tempi più immediati, se fanno conoscere, generalizzano rivendicazioni, esperienze di lotte, ecc. Operai che noi possiamo e dobbiamo aiutare. E contro visioni dell'organizzazione troppo dall'alto e troppo "esterna", Lenin parla di "Organizzazione rivoluzionaria sempre pronta ad appoggiare ogni protesta, ogni esplosione". Questi fogli, quindi, sono legati alla lotta sindacale.

Ma se questi fogli vengono fatti da e usano energie, tempo di militanti di partito è sbagliato. Sia perchè consumano troppe energie, abbassano il lavoro dei comunisti, lo deviano dal compito di portare la conoscenza politica agli operai. Fermo restando che in un giornale politico nazionale ci sarebbe la "sezione sindacale".

Lenin dice che anche per la lotta sindacale serve soprattutto una stampa nazionale per unificare le forze, generalizzare esperienze avanzate, ecc. Lenin parla che sono meglio "opuscoli sindacali". Questo "scaricherebbe" il giornale politico, riducendo solo ai fatti realmente importanti nazionali le questioni sindacali.

Ma ciò che è importante è combattere anche al nostro interno la teoria e la pratica anti leninista che l'attività economica sarebbe il mezzo migliore per l'attività politica.

Lenin chiude il libro dicendo: "Alla domanda: che fare? possiamo dare una breve risposta: Liquidare il terzo periodo", cioè liquidare l'economismo. Noi alla domanda "che fare?" possiamo dare solo una risposta: liquidare al nostro interno e all'esterno l'economismo, l'attendismo, il burocratismo.

Dal Seminario di proletari comunisti - Agosto 2023

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