In data 28 marzo 2023 il Consiglio dei Ministri, su proposta di Giorgia Meloni e su pressante azione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Salvini ha approvato il nuovo codice degli appalti che partira' dal 1° aprile 2023, mentre dal 1° luglio 2023 è prevista l’applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso.
Le parole chiavi della nuova normativa amplificate dai mass media e dai rappresentanti del governo e della maggioranza parlamentare sono: "semplificazione" e "tempestivita'". Sotto la propaganda allettante di snellire le procedure e la burocrazia, si modificano norme, si azzerano una serie di vincoli che quantomeno imponevano dei controlli, e limiti (chiaramente sempre più formali e non sostanziali), affinchè i cantieri siano più rapidi e le opere si realizzino in tempi molto più ristretti.
La mancanza di controlli, o la verifica solo della documentazione (che chiaramente "sta a posto") porta a far entrare dalla porta principale, e ad ottenere gli appalti proprio alle Ditte irregolari, quelle create, gestite, o vicino alla criminalita' organizzata che ha il controllo dei territori e le mani nelle amministrazioni pubbliche. Via libera, poi, all'evasione fiscale,
Altro parola sbandierata è "digitalizzazione", che prevede una sorta di banca dati che conterrà le informazioni relative alle imprese, "per rendere più semplice la consultazione della documentazione digitale"; questo viene presentato come "risparmio di costi e di carta" e, rasentando il ridicolo, come "attenzione all'ambiente", da parte di un governo per cui, in continuita' con i precedenti, la difesa dell'ambiente è l'ultima cosa di cui si interessa.
Un esempio di questa "trasparenza e correttezza" lo possiamo trovare in quanto sta facendo, in contemporanea al varo di questo codice degli appalti, la Ministra del Lavoro, Calderone – gia' in enorme conflitto di interesse, essendo stata, fino a prima di essere nominata nel governo Meloni, la presidente dell'Ordine dei consulenti del lavoro, che per principio e azione sono a tutela degli interessi delle aziende, dei profitti padronali, del taglio dei costi sulla pelle e diritti dei lavoratori –; questa Ministra, tramite l'Ordine dei consulenti del lavoro (lasciato in eredita' al marito Rosario De Luca) vuole far entrare nell'Ispettorato del Lavoro (l'organo che dovrebbe vigilare sulle violazioni di norme sul lavoro) i suoi consulenti del lavoro attraverso il loro inserimento nel "centro studi attivita' ispettiva". Gia' questo rapporto Ordine dei consulenti e Ministero del Lavoro nel 2014, come informa il Fatto quotidiano, aveva dato vita ad un protocollo per cui basta che il consulente (cioè il professionista del padrone) certifichi che nell'anno precedente la ditta non ha commesso illeciti ed è in regola col Durc e i CCNL, e per un anno non riceve controlli, sta tranquilla; ora questo legame Ispettorato/consulenti diventa molto più stretto, strutturale, per cui l'attivita' ispettiva viene pianificata insieme a questi "fiduciari" dei padroni. Chi dovrebbe essere controllato, controlla il controllore, che rende conto al controllato. In cambio di...?
Andando alla sostanza nuovo codice degli appalti.
Il Codice stabilisce il via libera agli appalti diretti e ai subappalti. Le stazioni appaltanti possono
decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti con la liberalizzazione degli appalti sotto soglia fino a 5,3 milioni di euro. Per gli appalti fino a 150 mila euro le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate, per cui anche i piccoli Comuni privi di competenze e personale potranno affidare in autonomia lavori; poi fino al limite di 1 milione di euro, è ammessa la procedura negoziata senza bando invitando almeno 5 imprese. La giustificazione, secondo la Lega, è che questo significherà “appalti più rapidi, con un risparmio di tempo”.In questo modo la gara vera e propria resta, ma diventa una possibilita' molto ma molto ridotta, con l'aggiunta che non ci sara' più bisogno di una "adeguata motivazione" per indirla.
Di fatto avverra' ancora di più una moltiplicazione e frammentazione e degli appalti (anche fittizia: apparentemente si trattera' di ditte differenti, nei fatti è un'unica impresa che si divide in tante ragioni sociali) per favorire tanti padroni (gia' oggi il 98% dei contratti, per un valore di quasi 19 miliardi, riguarda opere di valore inferiore a 5 milioni) per eludere più facilmente il fisco; questo portera' ad un aumento dei costi, altro che risparmio. Certo, questi affidamenti diretti, come i dati dimostrano, gia' avvengono, ma ancor più di adesso, non contera' la competenza, la regolarita' della ditta rispetto a norme sul lavoro, sicurezza, quanto la conoscenza diretta dell'Ente pubblico appaltante, dei suoi funzionari; avranno sempre più gli appalti gli "amici e parenti", e avranno la porta spalancata le pressioni/ricatti della criminalita' mafiosa, cammorrista, ecc.
Quindi, da un lato, i Comuni, gli Enti potranno affidare il contratto a un unico operatore per fare sia la progettazione esecutiva che l'esecuzione dei lavori; dall'altro i subappalti saranno a catena: in cui uno porta un altro. La conseguenza è da un lato un accentramento delle competenze, per cui chi esegue i lavori è lo stesso che ha deciso come farli, con l'inevitabile impossibilita' di verifiche di terzi; dall'altro una difficolta' di controlli data la catena "senza limiti" dei subappalti, l'aumento del lavoro nero o grigio, la maggiore facilita' di nascondere, coprire violazioni di leggi su lavoro, sicurezza..
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