Un confronto vivace alle portinerie e, dove necessario, polemico con gli operai
Davanti ai fatti di Francia non ci deve essere autocommiserazione, esaltare i lavoratori francesi e lamentarsi delle miserie ‘di noi italiani’; così non va bene, è una forma di opportunismo tra le file dei lavoratori per continuare a restare passivi e non cambiare nulla.
Così come non mancano le condizioni oggettive di sfruttamento come denunciato dai giovani operai, o da chi comunque con gli stessi contratti a termine ha dovuto cominciare da zero perché licenziato da altre fabbriche grazie alle tante vertenze a perdere gestite dai confederali in provincia, e che vede come i peggioramenti vanno veloci, anche guardando all'altro lato della medaglia, che se prima ci volevano anni per attaccare le condizioni ora bastano mesi, e quindi maturano prima. E' quindi necessario ripartire a trovare la strada per lottare seriamente,
Con gli operai che stanno dalla parte delle lotte la discussione è aperta su "come fare anche qui", non mancano i motivi: per solidarietà, contro la guerra, contro gli attacchi continui del padrone, è in corso il rinnovo del contratto aziendale, contro il governo che solo ieri ha messo in cantiere la liberalizzazione degli appalti che in una fabbrica come Tenaris, si può tradurre nel peggioramento rapido delle condizioni di lavoro delle molte ditte in appalto e della sicurezza, per tutti in fabbrica.
Su come superare l’immobilismo filo aziendale dei sindacati confederali che frena e schiaccia l’iniziativa; qualcuno ci prova a dire "speriamo che seguano l’esempio di quelli francesi", ma non regge all’esame dei fatti, e come dice il nostro manifesto serve la ribellione, l’autorganizzazione delle lotte...
Chi reagisce male sono gli attivisti della Fiom, mostrano la grande coda di paglia di chi, davanti alla Francia che brucia, sanno di essere fermi con le mani in mano a guardare, di essere ancora una volta dalla parte sbagliata della barricata.
Un nervosismo che emerge in particolare quando si polemizza in mezzo agli operai.
Il rinnovo del contratto aziendale è blindato, gli operai sono tenuti distanti dalla trattativa, per arrivare ad un accodo preconfezionato e immodificabile ‘prendere o lasciare’, con pochi euro a fare da esca per digerire un piano articolato per la flessibilità, l’aumento della produttività e la precarietà.
Un motivo in più per iniziare a lottare seriamente.
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