Profitti. Immensi profitti. È questo uno dei vantaggi che
gli Stati Uniti traggono da questa guerra interimperialista per procura che si
svolge in Ucraina: accumulazione di immensi profitti sia per l’apparato
militare industriale che per quello petrolifero.
Per quanto riguarda gas e petrolio lo scenario, dice un articolo del Sole 24 Ore dell’8 marzo scorso, è questo: “L'export di greggio Usa a ritmi record: oltre 5 milioni di barili al giorno. E metà del Gnl [Gas naturale liquefatto] usato nel Vecchio Continente arriva da oltreoceano”, insomma con la guerra in
Ucraina e le sanzioni che impediscono di commerciare con la Russia, gli Stati Uniti ne hanno preso il posto negli scambi soprattutto con gli stati imperialisti europei, rafforzandosi.Continua infatti il giornalista al servizio dei padroni: “Washington
si è ulteriormente rafforzata nel ruolo di potenza dell'Oil & Gas, non solo
incrementando la produzione al punto da superare qualsiasi concorrente al mondo
ma soprattutto - ed è forse proprio questo l'aspetto più rilevante dal punto di
vista geopolitico - affermandosi come fornitore privilegiato del Vecchio
continente”.
E non solo, quindi, il gas ma anche il petrolio “arriva in
quantità record, inviato sempre più spesso a bordo di navi giganti che
un tempo venivano impiegate solo sulle rotte verso l'Asia, le Vlcc, o Very
large crude carriers, capaci di trasportare in un solo viaggio ben 2
milioni di barili di greggio. Negli Usa ci sono pochi porti con acque
abbastanza profonde da riuscire a ospitarle quando sono a pieno carico, ma il
riempimento viene completato in alto mare, con trasferimenti ship-to-ship
effettuati coinvolgendo una serie di navi più piccole: un
procedimento lungo, complesso e costoso ma che vale la pena” dice tutto
contento il giornalista, “Perché i barili a stelle e strisce in Europa si
vendono come il pane da quando è entrato in vigore l'embargo petrolifero
contro la Russia.”
L’aumento eccezionale delle vendite ha messo in moto non solo le navi, ma spinge ad accelerare la produzione, “gli USA hanno superato chiunque sul piano della produzione, estraendo l'anno scorso la bellezza di 11mbg, un vantaggio di oltre un milione di barili al giorno rispetto all’Arabia Saudita (che si è fermata a 10,6 mbg) e alla Russia (10,7 mbg).”
L’importanza della produzione materiale si riflette anche su
quella finanziaria, e grazie a questo l’imperialismo Usa “acquisterà
un'influenza ancora più forte sulla formazione dei prezzi dell'energia
a livello internazionale.”
Ma per gli stati imperialisti europei non si tratta certo di
un nuovo “piano Marshall”, come deve ammettere lo stesso scribacchino: “Le
forniture di gas e petrolio ‘made in Usa’ non sono un generoso aiuto agli
alleati più fedeli: gli europei pagano profumatamente, non fosse
altro che per le complicazioni tecniche e logistiche legate alla distanza, che
sul Gnl pesano in modo particolare, visto che il combustibile viene prima
liquefatto, poi trasportato via mare e infine rigassificato, con
impianti che di per sé richiedono grandi investimenti. Un procedimento
che implica costi superiori a quelli di qualsiasi fornitura che arriva da
gasdotti già esistenti (e quindi spesso già ammortizzati).”
Pagare molto di più una merce che invece costava relativamente
poco! Qualcosa che dal punto di vista dell’economia borghese è irrazionale! Ma qui
siamo davanti alle scelte politiche, dentro questa guerra in Ucraina, che
accompagnano lo scontro mondiale economico di fondo. E infatti un “analista”
borghese come il vicepresidente di S&P Global aggiunge che “l'export di
Gnl negli Usa è ‘diventato parte dell'arsenale della Nato’”. Mentre un
altro esperto di geopolitica di BCA Research, dice che il fatto che
l'Europa dipenda sempre di più dal Gnl piuttosto che dal gas via tubo “aumenta
la dipendenza dal commercio marittimo e dalla sicurezza delle rotte di
rifornimento, ambito in cui la Marina militare Usa gioca un ruolo indispensabile
nel continente.”
L’imperialismo degli Stati Uniti in crisi (crisi
profondissima come quella dell’imperialismo in generale) sta prendendo qualche
boccata d’ossigeno tattica da questa guerra, ma come si vede siamo davanti a
tutta una serie di contraddizioni che si acuiscono sempre di più. Solo per fare
un esempio, visto che la produttività nelle aree dello shale gas, cioè dove si
usa la tecnologia del fracking, è in declino, per aumentare questa produzione
gli Usa devono aprire nuovi siti o riaprire quelli chiusi durante la crisi
degli anni scorsi, con aumento di enormi investimenti in dollari da richiedere in
prestito alle banche che a loro volta sono nel bel mezzo dell’ennesima crisi, con
aumento dei costi in generale e quindi dei prezzi di vendita che impoveriscono
ulteriormente proletari e masse popolari, per non parlare dell’incalcolabile distruzione
ambientale…
Contraddizioni enormi, contraddizioni insite nel sistema
capitalista-imperialista in crisi che si scaricano interamente sui proletari e sulle
masse popolari con peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, con atrocità
di ogni tipo, con guerre…
Ribellarsi è giusto! Ribellarsi e combattere contro il sistema capitalista-imperialista è urgente e necessario, perché senza la lotta acuta e prolungata di proletari e masse popolari non si riuscirà a spazzare via dalla terra questo mostro moribondo.
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