La crisi della Silicon Valley bank conferma che il sistema è in preda ad una nuova bolla i cui effetti immediati si possono leggere sulla stampa ma gli effetti a catena sono gli aspetti più interessanti.
Ancora una volta a base e il cuore della crisi finanziaria sono negli Usa, ma il cuore oscuro che ricade su tutto il sistema in Europa è nella Svizzera.
Biden e la Federal Bank rovesciano nuovi miliardi di dollari e assicurano garanzie innanzitutto ai banchieri, mentre quelle rivolte ai correntisti si sa che sono un bluff, che in America hanno già sperimentato.
La copia conforme della Federal Bank, la Bce, e tutta la casta economico, politico, burocratica che regge la finanza europea, per conto chiaramente sempre e solo di padroni e banchieri, gettano acqua sul
fuoco e indicano i distinguo possibili che li metterebbero al riparo. Ma si tratta, loro malgrado, di “apprendisti stregoni”.Il punto da mettere in rilievo non è certo solo che siamo all’ennesima crisi finanziaria di un sistema che si avvita e ha fatto il suo tempo, ma quanto decifrare gli effetti sui lavoratori e le masse che sono destinati ad essere l’oggetto dello scarico della crisi del capitale.
Le due questioni sono l’inflazione e la recessione. Hanno continuato ad usare l’inflazione come indirizzo economico e minaccia verso i lavoratori e masse popolari e dagli altri scranni della politica e dell’economia e dalla loro grande stampa hanno detto: “non vi azzardate a richiedere aumenti salariali che alimenterebbero l’inflazione”; e quindi i salari sono ulteriormente caduti, il tutto con la compiacenza assoluta dei sindacati confederali che giorno dopo giorno nel nostro paese sembrano su scala generale divenuti quello che sono già su scala aziendale: cogestori per conto dei padroni per far accettare la crisi ai lavoratori, spegnerne la lotta e ridurli all’impotenza.
Ora il grande capitale e la grande finanza si rendono conto che l’inflazione non va fermata che, anzi, l’alimento di essa è compagna di strada della tenuta dei prezzi e delle dinamiche di mercato.
Lo stesso avviene sul fronte del lavoro. Ci hanno detto sempre dagli stessi pulpiti di essere impegnati ad evitare la recessione. Ora la nuova crisi finanziaria spinge alla massima concentrazione dei fondi pubblici per contenere gli effetti su banche e sistema, questo comporta che non ci sono i soldi per gli investimenti, e quindi che siamo all’interno di una nuova fase ancor più recessiva, anche se non possiamo dire quanto devastante.
Altro che lavoro, ma nuove chiusure di aziende, disoccupazione, precarietà e lavoro povero; che sono già parte del presente e sono dove i padroni, il governo, il loro sistema, i loro complici guidano, per così dire, l’economia e il paese.
E’ questo il lato che ci interessa.
Non abbiamo soluzioni per il capitale e meno che mai chiediamo soluzioni della crisi. Comunisti e proletari possono e devono innanzitutto intensificare molto di più di adesso la lotta per il salario e il lavoro, per costruire dentro questo scontro la forza necessaria per resistere e attaccare
proletari comunisti/PCm Italy
19/3/2023
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