lunedì 20 marzo 2023

pc 20 marzo - Cpr di Torino - gestione criminale, razzista e assassina

Torino, inchiesta sul Cpr: indagato anche l'ex prefetto Claudio Palomba

Interrogato per quasi cinque ore dagli inquirenti. L'inchiesta sul funzionamento del Centro di permanenza per il rimpatrio avviata in seguito al suicidio di Moussa Balde il 23 maggio 2021

C’è anche l’ex prefetto di Torino Claudio Palomba — dal novembre 2021 in servizio a Napoli — tra gli indagati nell’inchiesta sul Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di corso Brunelleschi, avviata in seguito al suicidio di Moussa Balde, 23 anni, della Guinea, avvenuto il 23 maggio 2021: sabato 18 marzo, in un palagiustizia semideserto, Palomba è stato interrogato per quasi cinque ore dai magistrati che coordinano l’indagine. 

Perquisizioni nella struttura, documenti acquisiti, mail sequestrate, testimonianze e interrogatori, avevano ormai tracciato un quadro che — nella lettura degli investigatori — richiedeva l’invito a comparire all’allora prefetto, per ascoltarne la ricostruzione, dei fatti e delle procedure: poiché la

normativa sull’organizzazione dei Cpr pone in capo proprio alla prefettura precisi compiti di verifica e controllo. Se questi furono effettivamente fatti, o meno, e chi sapeva cosa succedeva nel centro, è la domanda cui vuol dare risposta la Procura.

Contattato dal Corriere, Palomba — in carica a Torino dal 30 ottobre 2018 al 5 novembre 2021 — ha preferito non fare alcun commento

Avviati gli accertamenti dopo il suicidio del giovane immigrato, i pm si erano poi focalizzati sulle condizioni — vergognosamente fatiscenti — del centro, oltre che sui protocolli alla base della gestione della permanenza degli ospiti all’interno dello stesso Cpr. Il nome dell’ex prefetto va ad aggiungersi a quello di una decina di poliziotti e funzionari, già indagati: questi ultimi accusati, a vario titolo, di sequestro di persona, omissione d’atti d’ufficio e falso, in relazione alle vicende di altri immigrati ospitati nella struttura. 

Va da sé, l’indagine s’è presto fatta piuttosto complessa — oltre che coraggiosa, perché non è mai semplice indagare su pezzi dello Stato — tanto da essere ora affidata a quattro magistrati: i pubblici ministeri Giovanni Caspani e Rossella Salvati, oltre ai procuratori aggiunti Enrica Gabetta e Vincenzo Pacileo, che coordinano rispettivamente il gruppo sui reati contro la pubblica amministrazione e quelli sulla tutela dell’ambiente di lavoro. Proprio le prime verifiche degli inquirenti avevano indirettamente portato alla chiusura del cosiddetto «ospedaletto», una serie di piccole strutture pensate per l’isolamento sanitario, ma duramente criticate negli anni da avvocati a associazioni umanitarie. 

A fine dicembre 2021, al Cpr c’era stata anche una perquisizione e il sequestro di alcune mail scambiate da agenti e funzionari dell’ufficio immigrazione della questura. 

L’obiettivo del blitz era quello di andare alla ricerca di elementi relativi ai reati ipotizzati, soprattutto alla luce dei primi interrogatori resi dagli agenti, difesi tra gli altri dagli avvocati Luca Marta, Carmelo Scialò, Roberta Sisimbro

Al di là dell’azienda che gestisce il centro in virtù dell’appalto della prefettura, dietro al funzionamento del Cpr c’è una non semplice organizzazione: un ufficio per l’ordine pubblico, uno per la vigilanza e quello dell’immigrazione (della questura). Proprio nell’«ospedaletto» si trovava Moussa Balde, arrivato a Torino dopo essere stato picchiato a Ventimiglia e, successivamente, bloccato perché senza permesso di soggiorno. 

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