Fra pochi giorni, il 27 marzo, giorno in cui scade il “golden power”, il governo dovrebbe decidere di chiudere la vendita della Lukoil “agli israelo-ciprioti di Goi Energy” per 1,2 miliardi.
Ma anche quando l’affare si concludesse, i problemi rimarrebbero (e rimangono) tutti sul tappeto, perché la procura di Siracusa ha sequestrato il depuratore Ias gestito dalla Regione, con l'accusa di disastro ambientale. Questo depuratore, che tratta i fanghi delle aziende del Petrolchimico ed i reflui
civili di Priolo e Melilli, secondo i magistrati, non è adeguato, non depura più niente da tempo, anzi inquina pesantemente.Per superare l’ostacolo, dopo aver dichiarato il sito di “interesse
nazionale”, il governo con un decreto aveva deciso di “far funzionare gli impianti
in regime di proroga” prendendosi 36 mesi di tempo per risolvere il problema. E
adesso siamo al secondo decreto.
“Ma in realtà – commenta il quotidiano La Repubblica - il
provvedimento conterrebbe una serie di prescrizioni che i petrolchimici
dovrebbero applicare in poco tempo. Per questo ieri i rappresentanti dei
siti Versalis, Sonatrach, Erg, Sasol, Air Liquid e Lukoil si sono
riuniti per esaminare i due decreti.” Perché si capisce che i soldi da
investire nella riparazione del depuratore sono tanti, nonostante il governo
regionale abbia deciso di contribuire (per ora solo sulla carta) con diverse
decine di milioni.
In questo coinvolgimento generale che tratta di petrolio, guerre
e sanzioni, che ha quindi aspetti nazionali e internazionali, nel quale si sono
incartati di fatto governo, regione, padroni, sindacati confederali che “sollevano
dubbi” facendosi di fatto portavoce dei padroni: “le aziende vogliono investire
ma vogliono avere voce in capitolo nella struttura”, ciò che manca è la “voce”,
l’azione, il coinvolgimento, il protagonismo dei circa 10.000 lavoratori tra
diretti e indotto per dare provare a dare un altro sbocco a tutta questa
vicenda.
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