Lo scorso sabato 18 marzo varie realtà, associazioni e collettivi hanno messo in piedi una importante e lunga giornata di lotta al confine tra Italia e Francia, precisamente nel comune di Monginevro.
Ogni fine settimana il confine italo-francese tra Claviere e Monginevro viene profusamente attraversato dai turisti che si recano a sciare nelle località sciistiche.
Ogni giorno – con difficoltà incomparabili – lo stesso confine viene attraversato anche da decine di immigrati che tentano di raggiungere la Francia e gli altri paesi più a nord dell'Italia.
Il loro passaggio da un paese all'altro è però una esperienza traumatica e rischiosa.
I migranti sono costretti a 8, 10, 12 ore di cammino in alta montagna, con la neve che arriva fino alle cosce, il vento e il freddo gelido; così singole persone e intere famiglie sono costretti a mettere a rischio la loro vita pur di arrivare dall’altra parte della frontiera italo-francese.
Come in tutte le frontiere anche questa è stata negli anni teatro di morti. Nonostante il bilancio sia meno tragico della frontiera del Mediterraneo, anche qui il freddo e la fatica hanno ammazzato chi tentava di raggiungere la Francia.
Ovviamente però anche in questa frontiera le responsabilità delle morti sono dei governi, italiano da un lato e francese dall'altro.
La gendarmerie francese e in particolare la PAF (police aux frontiere) mette in campo una vera e propria caccia all'uomo in mezzo alla neve e tra le montagne braccando gli immigrati che tentano di svalicare.
Per fortuna ci sono compagni, associazioni, gruppi e collettivi che nei loro spazi danno rifugio e solidarietà agli immigrati raccogliendo e distribuendo vestiti e attrezzatura necessaria per resistere in alta montagna; fornendo un posto dove dormire e pasti caldi; indicazioni legali e prima assistenza medica.
È grazie alle realtà antirazziste che si occupano di dare sostegno agli immigrati in questo territorio che si è organizzata la giornata del 18 marzo nel comune di Monginevro, al confine tra Italia e Francia.
Da lì è partito un corteo che si è diretto verso il punto dove è installato il posto di blocco tra i due paesi. Una volta lì il corteo si è fermato per parecchie ore di fronte agli uffici della PAF dando vita a una lunga protesta.
Tanti gli interventi in francese e italiano, slogan di protesta, testi di fuoco e canti intonati da una corale e poi da tutte le persone in presidio. Gli interventi sono stati letti da una compagna attrice in grado di trasformare i vari contributi di rito in arringhe infiammate. La banda musicale ha rivolto i propri strumenti contro l'edificio e il cordone di polizia, sottolineando i passaggi degli interventi più duri e urlando la propria musica verso i responsabili della militarizzazione del confine. Molti i canti contro lo stato francese poliziesco e gli immancabili "bella ciao" e "siamo tutti antifascisti".
La formula musicata, recitata e collettiva ha permesso al corteo di dire e raccontare tanto, restare lì in presidio per tanto tempo e mantenere costante l'attenzione su ogni intervento.
Dopo qualche ora il corteo è ripartito ritornando verso il concentramento iniziale. Lì le associazioni hanno distribuito cibo e vino in cambio di un contributo per le attività che portano avanti tutti i giorni.
A quel punto l'intera massa di gente si è divisa in gruppi che hanno percorso piccoli tratti della parte finale dei sentieri che gli immigrati affrontano. È stata l'occasione per rendersi conto direttamente delle condizioni estreme che caratterizzano il tragitto che gli immigrati sono costretti a percorrere tra freddo, spaesamento e neve, mentre la polizia porta avanti le sue battute di caccia. Durante il cammino alcuni compagni e volontari spiegavano e raccontavano le dinamiche che attraversano quelle strade e quello che gli immigrati braccati sono costretti a subire.
Dopo la parte della giornata maggiormente caratterizzata dalla denuncia politica, davanti all’edificio della police aux frontiere, queste passeggiate lungo i percorsi sono state anche l'occasione per rendere per una notte il confine più affollato, più incasinato e quindi più permeabile. In questa ultima parte dell'iniziativa di lotta l’assembramento di quei luoghi in quelle ore avrà permesso ad alcuni immigrati di attraversare una frontiera che per questa notte è stata particolarmente più difficile da controllare per le forze di polizia.
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