Dal CLA
Per non dimenticare mai... ancor meno nel giorno della vergognosa sentenza della Cassazione sui morti della strage di Viareggio
Non
riusciremo MAI a ringraziare così tanto il sacrificio di quegli operai
in lotta per i diritti e le conquiste degli anni ‘50, ‘60, ‘70 … per il
movimento operaio, sindacale, sociale, popolare. Grazie! Non vi
dimenticheremo mai! Siete la storia di chi vuole
cambiare questo paese, di chi lotta per una formazione economico-sociale
alternativa all'attuale, di chi si mobilita per il lavoro, la sanità,
l’istruzione, l’ambiente, di chi si batte contro la povertà, le
disuguaglianze, le ingiustizie.
La storia di quella tremenda giornata.
L'eccidio delle Fonderie Riunite di Modena fu una strage avvenuta durante lo sciopero del 9 gennaio 1950 indetto dal sindacato Cgil per protestare contro i licenziamenti di 500 operai metalmeccanici delle Fonderie Riunite.
Per
impedire l'occupazione della fabbrica, gli agenti della polizia di
Stato spararono contro i manifestanti, uccidendo sei operai e ferendo
200 persone.
Alle
ore 10.00 del 9 gennaio una decina di operai giunse ai cancelli delle
Fonderie Riunite, circondate da carabinieri armati. All'improvviso un
carabiniere sparò un colpo di pistola in pieno petto al trentenne Angelo Appiani,
che morì sul colpo. Dal tetto della fabbrica i carabinieri aprirono il
fuoco con le mitragliatrici verso via Ciro Menotti contro un altro
gruppo di operai, al di là del passaggio a livello chiuso in attesa
dell'arrivo del treno, uccidendo Arturo Chiappelli e Arturo Malagoli e ferendo altri gravemente.
Dopo 30 minuti, in via Santa Caterina l'operaio Roberto Rovatti,
con al collo una sciarpa rossa, venne circondato da una squadra di
carabinieri, linciato con i calci dei fucili e poi gettato in un fossato
e freddato con un proiettile alla nuca.
Infine, giunse in via Menotti un blindato T17 che iniziò a sparare sulla folla, uccidendo Ennio Garagnani.
Appresa
la notizia della strage, i sindacalisti della Cgil iniziarono ad
avvisare, con gli altoparlanti montati su un'automobile, i manifestanti
di spostarsi verso piazza Roma. Alle ore 12.00 un carabiniere uccise con
il fucile Renzo Bersani, che stava attraversando l'incrocio alla fine di via Menotti, a 100 metri dalla fabbrica.
Il bilancio fu di 6 morti, 200 feriti e 34 arrestati con l'accusa di “resistenza a pubblico ufficiale, radunata sediziosa e attentato alle libere istituzioni”.
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