Intanto... la maggior parte delle fabbriche Fca resta in cassa integrazione e i modelli annunciati come Grecale e Tonale non bastano a tutelare nè l'occupazione nè la capacità di rilancio dell'automotive in Italia"
Stellantis, i sindacati chiedono un incontro sui rischi della fusione
Aspettative e timori alla vigilia delle due assemblee di
Fca, ad Amsterdam, e Psa, a Parigi, che diranno si alle nozze. Per i
sindacati, in attesa di capire quali saranno i piani industriali del
nuovo gruppo Stellantis, è fondamentale avere un confronto con i nuovi
vertici del neonato gruppo automobilistico per capire gli effetti del
matrimonio non solo a livello mondiale, ma nei singoli Paesi e a livello
territoriale. Già partita la richiesta di incontri, formalizzata anche a
voce in colloquio informale tra i rappresentanti dei lavoratori e il
responsabile Europa di Fca Pietro Gorlier. "Si entra in un'epoca nuova -
sottolinea Davide Provenzano della Fim-Cisl - questa è una storia
diversa rispetto alla fusione tra Fiat e Chrysler, azienda in crisi su
cui il governo Usa ha spinto per l'acquisizione da parte di Fiat. Qui
invece c'è una fusione con un gruppo forte e in un momento in cui il
settore si sta misurando con cambiamenti importanti, tra nuove
propulsioni e piattaforme. Questa partita va giocata, anche per
difendere difendere i nostri cari stabilimenti torinesi. Bisogna alzare
l'asticella, Torino nel nuovo gruppo deve distinguersi mantenendo la
progettazione". Il nuovo gruppo, quarto a livello mondiale, avrà un
fatturato da 180 miliardi, 400 mila dipendenti e un numero di vetture
prodotte, dato del 2019, pari a 8,7 milioni all'anno.
Meno ottimismo da parte della Fiom. I metalmeccanici della
Cgil vedono le opportunità delle nozze, ma sottolineano anche le
debolezze, soprattutto sul fronte italiano: "Ci hanno rassicurato
dicendo che gli stabilimenti non chiuderanno osserva il responsabile
automotive Michele De Palma - ma la maggior parte delle fabbriche Fca
resta in cassa integrazione e i modelli annunciati come Grecale e Tonale
non bastano a tutelare nè l'occupazione nè la capacità di rilancio
dell'automotive in Italia". E il segretario torinese, Edi Lazzi, è
preoccupato: "Non sono ottimista rispetto a quello che può succedere. La
fusione doveva essere fatta, su questo non ho dubbi, la vecchia Fiat
era sbilanciata. Ma si tratta di un'acquisizione: Psa si sta comprando
la vecchia Fiat. Se non cambierà qualche cosa le decisioni saranno prese
in Francia e prima si penserà alla Francia, poi agli altri Paesi". Il
problema per la Fiom è l'indotto: "Per i grandi gruppi la fusione può
essere un'occasione, per i piccoli che oggi dipendono da Fca sarà un
problema. Se non arriveranno nuove produzioni scivoleremo verso
l'oblio".
Il numero uno della Uilm di Torino, Luigi Paone, pensa
positivamente: "La fusione era inevitabile, non solo per Fca, anche Psa
non sarebbe andata lontana. Io le prospettive le vedo buone, anche se
gli effetti del completamento della fusione si vedranno fra un anno. Gli
investimenti sono stati confermati, siamo fiduciosi, anche su Torino,
dove grazie alla 500 Bev sono terminati gli ammortizzatori sociali. Va
avviata una discussione di merito sulle conseguenze dell'integrazione
sulle fabbriche dei vari Paesi".
Anche la Fismic- Confsal chiede un confronto al più
presto: "È importante che nel momento che sembrerebbe peggiore si avvii
il percorso di integrazione che sarà lungo e che ha però già in partenza
dei punti di eccellenza, come la ricerca e sviluppo sull'elettrico da
parte francese, le piattaforme sulle gamme di lusso italiane e il
marchio Jeep". Lo sottolinea Roberto Di Maulo, segretario generale della
Fismic Confsal. "Non sono previsti contraccolpi negativi dal punto di
vista occupazionale e nei prossimi giorni ci confronteremo con Tavares.
Lo abbiamo chiesto alla dirigenza di Fca e a Gorlier nell'incontro
informale che abbiamo avuto prima di Natale", aggiunge Di Maulo che è
convintto anche funzioni il mix produttivo tra i diversi segmenti di
prodotto tra Fca e Psa.
Nessun commento:
Posta un commento