12 ore di lavoro sette giorni su sette per 900 euro al mese. Senza contratto. Padroni che dalle finestre dei loro uffici tirano pietre e spazzatura sulla testa dei lavoratori durante gli scioperi. Fino ad arrivare all'aggressione squadrista di oggi pomeriggio.Dopo che il padrone aveva garantito un accordo per la
regolarizzazione, ieri non si è presentato al tavolo per la firma e lo sciopero è ricominciato. I lavoratori sono stati aggrediti da una squadraccia padronale mentre la polizia restava a guardare. Pugni e calci in faccia e nelle costole, una decina di lavoratori all'ospedale.
Quella che a Prato si sta combattendo è
una guerra. Non tra pakistani e cinesi, come piace raccontare alla
stampa. Ma tra operai e sfruttatori. Operai che fino a poche settimane
fa non vedevano alternativa a una vita di ipersfruttamento, fatta di
turni massacranti, lavoro nero e comando sfacciato, hanno iniziato ad
alzare la testa. Lo schiaffo quotidiano sulla loro testa è diventato uno
schiaffo in faccia alla classe di padroni e padroncini del tessile, a
conduzione cinese e non solo. Per quanti sforzi vengano fatti, al
“proprio posto” non ci vuole più essere rimesso nessuno. Non sono
servite le denunce a decine di operai per gli scioperi della scorsa
estate, l'ancora pendente richiesta di obbligo di dimora per chi da
Firenze si sposta a Prato a supportare i picchetti, il foglio di via ai
due delegati sindacali. Non sono servite le braccia spezzate dalla
polizia le scorse settimane agli scioperi nel tessile, e non servirà la
violenza illegale che – con la connivenza della polizia che rimane a
guardare – i padroni stanno provando a utilizzare come arma per fare
paura.
Al contrario, le vittorie storiche delle scorse settimane, prima alla tintoria DL poi a Fada, con cui decine di iscritti Si Cobas hanno riconquistato i propri diritti, ai padroni fanno molta paura. Fanno paura perché si rompe un sistema che in tutti questi decenni ha permesso al comparto tessile pratese di essere competitivo a livello internazionale grazie a costi del lavoro tenuti al minimo spremendo la manodopera migrante.
Da febbraio a oggi sono pochi i giorni trascorsi nel distretto tessile pratese senza uno sciopero o un picchetto. La lotta operaia sta scompaginando la vita del territorio, e chi il territorio lo abita sta iniziando a schierarsi. Le lotte raccolgono la solidarietà della città. Dalle finestre dei palazzi vicino a Grucce, questo pomeriggio, le signore urlavano contro la polizia. Agli occhi della città si svela questo sistema di connivenze tra sfruttatori e istituzioni, tra padroni e polizia. Ma si svela anche un altro fatto: combattere questo sistema, e vincerlo, cosa che fino a poche settimane fa sembrava impossibile, è improvvisamente diventato possibile.
Al contrario, le vittorie storiche delle scorse settimane, prima alla tintoria DL poi a Fada, con cui decine di iscritti Si Cobas hanno riconquistato i propri diritti, ai padroni fanno molta paura. Fanno paura perché si rompe un sistema che in tutti questi decenni ha permesso al comparto tessile pratese di essere competitivo a livello internazionale grazie a costi del lavoro tenuti al minimo spremendo la manodopera migrante.
Da febbraio a oggi sono pochi i giorni trascorsi nel distretto tessile pratese senza uno sciopero o un picchetto. La lotta operaia sta scompaginando la vita del territorio, e chi il territorio lo abita sta iniziando a schierarsi. Le lotte raccolgono la solidarietà della città. Dalle finestre dei palazzi vicino a Grucce, questo pomeriggio, le signore urlavano contro la polizia. Agli occhi della città si svela questo sistema di connivenze tra sfruttatori e istituzioni, tra padroni e polizia. Ma si svela anche un altro fatto: combattere questo sistema, e vincerlo, cosa che fino a poche settimane fa sembrava impossibile, è improvvisamente diventato possibile.
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