Ex Ilva, Re David(Fiom) e Palombella (Uilm): “Nuove incertezze, urgente tavolo al Mise”
“Le vicende legate all’approvazione del DL Crescita gettano nuove
incertezze sulle prospettive dello stabilimento ArcelorMittal di
Taranto, e più in generale segnalano come il Paese abbia urgente
necessità di dotarsi di un quadro legislativo, non improvvisato ed
emergenziale, entro cui collocare le strategie di politica industriale
ed ambientale. Senza un orizzonte ragionevolmente certo di stabilità
delle norme non vi è possibilità di attrarre investimenti. Nello specifico la Fiom ritiene che, pur in un processo di miglioramento ed
adeguamento continuo delle condizioni di sostenibilità ambientale delle produzioni e di vincoli da
rispettare (revisione Aia legata alla valutazione preventiva di danno sanitario), il quadro complessivo delle norme e degli accordi sottoscritti tra le parti devono essere sempre rispettati. L’accordo, che si è costruito in presenza di una preesistente normativa sulle tutele legali, prevede il raggiungimento degli obiettivi di risanamento ambientale e di riorganizzazione degli impianti entro il 2023, e per quanto ci riguarda continua a costituire il quadro di riferimento. Vanno rispettati integralmente l’insieme degli impegni reciprocamente e liberamente sottoscritti, compreso l’accordo di programma di Genova.
Per tali ragioni rinnoviamo la necessità di una convocazione urgente di un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico per una verifica che si rende ancora più indispensabile, anche alla luce della procedura di cassa integrazione ordinaria avviata da ArcelorMittal e dei rischi per l’occupazione di tutto il Gruppo”. Lo dichiarano in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia.
“Questa materia così delicata non può essere gestita con teatralità e pressapochismo da parte del governo. Invitiamo ArcelorMittal a non assumere decisioni dannose che vanificherebbero tutti gli sforzi economici e finanziari fin qui realizzati per l’applicazione del piano ambientale; e invitiamo il governo ad assumere decisioni coerenti rispetto agli impegni del piano Ambientale 2017 e all’accordo sindacale del 6 settembre 2018“. Così il leader Uilm, Rocco Palombella, a commentare così l’allarme di ArcelorMittal sull’impossibilità di gestire lo stabilimento ex Ilva di Taranto nel caso venisse approvato l’emendamento che cancella le tutele legali fino al completamento del piano ambientale. “Senza voler entrare nel merito delle decisioni che il governo starebbe per assumere, ci sembra l’ennesima offesa nei confronti di cittadini e lavoratori – aggiunge -. Il piano Ambientale del 2017, che prevedeva norme stringenti per quanto riguarda i livelli di emissione, e il limite produttivo fissato a un massimo di 6 milioni di tonnellate annue sono stati approvati dal ministero dell’Ambiente – ricorda Palombella -. A questi si è aggiunto un addendum ancora più stringente richiesto dalle parti sociali, dal comune di Taranto e dalla regione Puglia che serviva proprio a garantire il rispetto della salute dei cittadini e dei lavoratori fino al completamento del piano Ambientale“. Quella dell’Ilva d’altra parte, conclude, “è una storia infinita: dopo la decisione della cassa integrazione ordinaria per 1.400 lavoratori di Taranto, che si aggiungono ai 1.700 già in Amministrazione Straordinaria, oggi arriva un’altra doccia fredda“.
delle norme non vi è possibilità di attrarre investimenti. Nello specifico la Fiom ritiene che, pur in un processo di miglioramento ed
adeguamento continuo delle condizioni di sostenibilità ambientale delle produzioni e di vincoli da
rispettare (revisione Aia legata alla valutazione preventiva di danno sanitario), il quadro complessivo delle norme e degli accordi sottoscritti tra le parti devono essere sempre rispettati. L’accordo, che si è costruito in presenza di una preesistente normativa sulle tutele legali, prevede il raggiungimento degli obiettivi di risanamento ambientale e di riorganizzazione degli impianti entro il 2023, e per quanto ci riguarda continua a costituire il quadro di riferimento. Vanno rispettati integralmente l’insieme degli impegni reciprocamente e liberamente sottoscritti, compreso l’accordo di programma di Genova.
Per tali ragioni rinnoviamo la necessità di una convocazione urgente di un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico per una verifica che si rende ancora più indispensabile, anche alla luce della procedura di cassa integrazione ordinaria avviata da ArcelorMittal e dei rischi per l’occupazione di tutto il Gruppo”. Lo dichiarano in una nota congiunta Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia.
“Questa materia così delicata non può essere gestita con teatralità e pressapochismo da parte del governo. Invitiamo ArcelorMittal a non assumere decisioni dannose che vanificherebbero tutti gli sforzi economici e finanziari fin qui realizzati per l’applicazione del piano ambientale; e invitiamo il governo ad assumere decisioni coerenti rispetto agli impegni del piano Ambientale 2017 e all’accordo sindacale del 6 settembre 2018“. Così il leader Uilm, Rocco Palombella, a commentare così l’allarme di ArcelorMittal sull’impossibilità di gestire lo stabilimento ex Ilva di Taranto nel caso venisse approvato l’emendamento che cancella le tutele legali fino al completamento del piano ambientale. “Senza voler entrare nel merito delle decisioni che il governo starebbe per assumere, ci sembra l’ennesima offesa nei confronti di cittadini e lavoratori – aggiunge -. Il piano Ambientale del 2017, che prevedeva norme stringenti per quanto riguarda i livelli di emissione, e il limite produttivo fissato a un massimo di 6 milioni di tonnellate annue sono stati approvati dal ministero dell’Ambiente – ricorda Palombella -. A questi si è aggiunto un addendum ancora più stringente richiesto dalle parti sociali, dal comune di Taranto e dalla regione Puglia che serviva proprio a garantire il rispetto della salute dei cittadini e dei lavoratori fino al completamento del piano Ambientale“. Quella dell’Ilva d’altra parte, conclude, “è una storia infinita: dopo la decisione della cassa integrazione ordinaria per 1.400 lavoratori di Taranto, che si aggiungono ai 1.700 già in Amministrazione Straordinaria, oggi arriva un’altra doccia fredda“.
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