martedì 18 giugno 2019

pc 18 giugno - PROCESSO AI NO-BORDERS - MASSIMA SOLIDARIETA'

Imperia, sul banco degli imputati la solidarietà dei no-borders a Ventimiglia

Gli accusati sono i 31 che si trovavano sugli scogli dei Balzi Rossi al momento degli sgomberi
È iniziato ieri a Imperia il processo ai trentuno ‘no borders’ che all’alba del 30 settembre 2015, il giorno dello sgombero, si trovavano sugli scogli dei Balzi Rossi, a Ventimiglia, in solidarietà con i sans-papiers respinti alla frontiera dalla Francia. Un centinaio di persone hanno voluto essere presenti all’udienza indossando una maglietta con la scritta ‘al campo c’ero anch’io’ a sostegno degli imputati: «In assenza di adeguate risposte istituzionali all’inaspettata sospensione di Schengen da parte francese – spiegano – per tutta l’estate, centinaia di migranti trovarono protezione e solidarietà a Ventimiglia solo grazie a quel presidio».

In un clima di “disordine organizzato” i volontari, totalmente autofinanziati, andarono a colmare il ‘vuoto’ istituzionale di quella fase offrendo solidarietà diretta unita al monitoraggio continuo delle violenze e delle violazioni contro i diritti umani poi documentate e denunciate anche da Amnesty International.  Le giornate al ‘campeggio no borders’, che era stato allestito tra gli scogli e la piccola pineta vicino al parcheggio dei Balzi Rossi, iniziavano con assemblee tradotte in arabo e francese, dove le persone in transito verso altri paesi europei avevano modo di decidere rispetto a iniziative comuni di protesta contro la chiusura della frontiera, ma anche organizzarsi rispetto alla gestione del cibo e dei vestiti che venivano portati al presidio da volontari italiani e francesi.
Se per molti l’esperienza di quel campo autogestito ha rappresentato un tentativo di costruire “un’internazionale della solidarietà”, dove migranti e europei lottavano assieme per il diritto di tutti alla libera circolazione, per la pubblica accusa si è trattato più prosaicamente di “occupazione di terreni altrui”, reato che prevede pene fino ai due anni e centinaia di euro di multa. Alla denuncia per occupazione che riguarda tutti i 31 imputati si aggiunge, per quattro persone, anche quella di aggressione depositata da un fotografo, al quale in quei giorni era stato impedito di riprendere il presidio.
Se il processo è appena all’inizio (ieri sono stati ascoltati i testimoni dell’accusa, la prossima udienza è fissata per il 17 febbraio) quello che è certo è che quel “We are not going back” scelto dai migranti del presidio per protestare contro la chiusura della frontiera ha finito per trasformare la vita delle tante persone arrivate a Ventimiglia convinte di portare solo un supporto ’temporaneo’ in una situazione di emergenza e che si trovano oggi totalmente immerse nell’impegno, a diversi livelli, dalla parte degli “scarti” delle politiche di chiusura delle frontiere.                  

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