Lo abbiamo detto con un volantino agli operai a Milano come a Napoli, a Taranto come a Bergamo, ecc.
Lottiamo per una nuova stagione di lotte, come fu nell’autunno caldo del '69
L’esigenza e la necessità di chiamare le fabbriche allo sciopero generale è sotto gli occhi di tutti. I padroni italiani, europei, mondiali stanno da tempo scaricando la crisi sui lavoratori, ognuno nella sua fabbrica, ognuno nel suo paese, con lo stesso obiettivo: partecipare alla guerra sui mercati, difendere ed estendere i loro profitti. E la strada per i padroni per fare questo è sempre la stessa: ridurre i salari, aumentare la produttività, allungare l’orario di lavoro e fare più produzione con meno operai, chiudere le fabbriche che non sono più profittevoli per loro o smembrarle, esternalizzarle, delocalizzarle; sul piano delle condizioni di lavoro, aumentare i ritmi, ridurre le pause, immettere in fabbrica sistemi di organizzazione del lavoro e tecnologie che aumentino lo sfruttamento dei lavoratori; cancellare progressivamente i CCNL riducendoli a cornici vuote compatibili con i profitti dei padroni ma anche con i piani economici dei governi a loro servizio. Col peggioramento delle condizioni di lavoro e l’intensificazione della fatica è inevitabile che aumentino morti sul lavoro, infortuni, malattie professionali.
Per imporre questi piani i padroni si avvalgono sempre più di un comando autoritario di stampo fascista fondato sul ricatto del lavoro e la minaccia di provvedimenti disciplinari e licenziamenti. Insieme a questo si persegue una sistematica divisione dei lavoratori, differenziando paghe e funzioni e arruolando agli interessi del padrone settori privilegiati degli operai che cogestiscono lo sfruttamento. I diritti sanciti dallo Statuto dei lavoratori e anche da leggi, accordi e contratti nazionali, vengono quotidianamente non rispettati o cancellati. La pressione della disoccupazione esterna agisce come leva per ridurre i salari.
I governi sono al servizio dei padroni. Prima i governi targati centro sinistra hanno dato ai padroni il Jobs act, leggi di precarizzazione, flessibilità, ecc., oggi il governo fascio-populista non mette in discussione i piani dei padroni, smentisce le promesse elettorali di abolizione del jobs act, consegna l’Ilva ai padroni indiani, ecc.
Gli operai da questi governi, quindi, non hanno avuto finora nessun miglioramento. Anzi questo governo alimentano e beneficia di un clima nelle fabbriche e nei posti di lavoro, creato da padroni con la collaborazione dei sindacati confederali, di individualismo, spirito di delega, qualunquismo antisindacale, corsa a curare in forme individuali, di piccolo gruppo i propri interessi, contribuendo a rompere e a indebolire la forza collettiva dei lavoratori, la lotta e l’organizzazione sindacale di classe.
Governo e padroni marciano uniti per colpire insieme o marciano apparentemente divisi ma sempre per colpire insieme.
Diciamo NO al “Patto per il lavoro” sottoscritto tra Sindacati confederali e Confindustria, che ha lo scopo di tirare acqua e fondi pubblici a favore delle aziende senza alcuna garanzia, come è stato già dimostrato in tutti questi anni, che questi si traducano in più occupazione e miglioramento delle condizioni dei lavoratori?
Servono aumenti dei salari, ma tutte le piattaforme nazionali, aziendali che hanno realizzato stanno a dimostrare che vanno in una direzione contraria. I loro stessi Uffici studi registrano quanto grande sia stata in questi anni la riduzione assoluta e relativa del salario e come la gran parte degli operai siano stati relegati nella fascia più povera della popolazione, anche per effetto di tasse tagli dei servizi sociali essenziali, sanità, scuole, case; e che, quindi, è impossibile fronteggiare le spese di vita degli operai e delle loro famiglie con i salari attuali - ci vorrebbero almeno 2mila euro per vivere, il “salario minimo” sarebbe questo, e il salario della grande maggioranza degli operai è al di sotto.
Servono aumenti del salario.
Per questo, invece. in questo sciopero generale e soprattutto dopo bisogna far partire la richiesta di forti aumenti salariali, e condurre forme di lotta adeguate per imporli ai singoli padroni e all’insieme dei padroni.
Dove il salario viene ridotto, aumentano straordinari e subordinazione dei lavoratori, e di conseguenza si indebolisce la lotta per condizioni di lavoro e sicurezza e per difendere il posto di lavoro. L’attacco al posto di lavoro viene usato dai padroni per imporre la riduzione dei salari. La trasformazione del salario in welfare significa nei fatti una riduzione del salario e una sostituzione dello stato sociale con una privatizzazione assistenziale gestita e a vantaggio dei padroni che attraverso questa formula foraggiano anche i sindacati e le loro strutture.
Senza difendere il salario, la lotta contro la precarietà, la parità salariale e normativa è un’arma spuntata e la lotta per la stabilizzazione, in particolare degli operai degli appalti, è indebolita.
La lotta per il salario è centrale ed è la leva che tira tutte le altre.
Serve una vera difesa del lavoro.
Nessun licenziamento deve passare. I cassintegrati devono rientrare.
Ricostruire dal basso il sindacato di classe!
Lottiamo per una nuova stagione di lotte,
come fu nell’autunno caldo del 69!
Prendi contatto con Slai cobas
per il sindacato di classe
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