Ma questo vuoto non si è
risolto certo in una pattuglia di sia pur confusi operai e
rappresentanti delle masse povere; anzi, come le prime analisi ci
dicono e anche la conoscenza diretta sui territori, la quasi totalità
degli eletti non sono né operai e né poveri.
Una parte di essi è gente
che ormai vive di politica, imbosca vitalizi e gode della rendita di
posizione del parassitismo politico, di cui i cosiddetti “grillini
espulsi” durante la campagna elettorale - che poi espulsi non sono
- sono solo la punta di iceberg dell’insieme della massa degli
eletti.
Questo, per esempio è già
apparso evidente nelle città in cui i grillini avevano già avuto
maggioranze,
giunte e sindaci. Non ci vuole certo chissà quale inchiesta per vedere che anche lì i grillini hanno fatto i fatti loro: i loro redditi, la loro carriera di politicanti è sicuramente cresciuta, tanto è vero che proprio in queste città il voto grillino è stato in calo.
giunte e sindaci. Non ci vuole certo chissà quale inchiesta per vedere che anche lì i grillini hanno fatto i fatti loro: i loro redditi, la loro carriera di politicanti è sicuramente cresciuta, tanto è vero che proprio in queste città il voto grillino è stato in calo.
Ma guardiamo dentro i
nuovi eletti.
I seggi sono 229 alla
Camera e 112 al senato. Il 54% sono laureati, il 2% accademici, molti
di essi sono professionisti, imprenditori; anzi questo viene
considerato un vanto da parte dei vertici grillini e da parte degli
stessi, perché sarebbe sinonimo di onestà e competenza.
Ben presto i 5stelle si
mostreranno come minimo espressione degli interessi degli eletti e
delle classi sociali di riferimento, come massimo, cui aspirano,
espressione della grande borghesia.
Il voto al M5Stelle è
espressione di abbandono, da parte di operai e masse popolari che li
hanno votati di ogni idea di lotta di classe, protagonismo e
rappresentanza diretta.
Dietro la cosiddetta
“rabbia, disperazione” contro chi ha governato finora, si esprime
uno spirito di delega, sudditanza che ne fa più di prima, una massa
di manovra degli avventurieri politici che guidano il movimento, da
Grillo a Di Maio e al sempre oscuro Casaleggio.
L’idea della politica,
del potere, della democrazia che con la vittoria dei M5Stelle passa è
quella di una moderna dittatura dei “cittadini” che poi vuol dire
sempre il potere di chi è più “cittadino” di tutti gli altri,
che ottiene il consenso attraverso l’uso spregiudicato dei mezzi
informatici e mediatici.
Quindi, è un’idea di
governo che esclude a prescindere, peggio che nel vecchio sistema dei
partiti della prima Repubblica, la presenza viva degli operai e delle
masse popolari.
Al dirigismo d’elite al
servizio dei padroni del gruppo PD renziano, espresso in maniera
ostentata nel rapporto Renzi/Marchionne, Renzi/Banche, nella
sciagurata fiera delle vanità e degli interessi chiamata “Leopolda”,
divenuta sempre più odiosa alle masse, corrisponde un dirigismo
ancora più espressione di pura politica e di puro potere che non può
che essere docilmente addomesticata da chi comanda davvero in Italia
come in tutti i paesi imperialisti.
Quindi occorre la piena
consapevolezza dalla parte più avanzata della classe operaia e masse
popolari che non ha votato per i M5Stelle, che la lotta contro questo
nuovo potere, domanda innanzitutto una lotta all’interno della
classe operaia e delle masse popolari contro le idee sbagliate che si
sono affermate da tempo ma sono dilagate nel decennio della crisi.
Non
è quindi l’unità che bisogna predicare ora tra
lavoratori e masse popolari, né tantomeno la “lotta per la lotta”.
Alla demagogia populista
M5Stelle non è possibile contrapporre mirabolanti programmi – vedi
quello di ‘Potere al popolo’ - né indicare 'nemici esterni',
come ci propone ad esempio Eurostop (i moloch dell’Euoro, dell'
Europa dei banchieri ecc). I nemici oggi, sono innanzitutto interni,
e sono il nuovo governo imperialista fascio-populista in formazione
e gli agenti di esso nelle fila delle masse, che non sono più solo
gli screditati dirigenti sindacali e i rottami dell’ex sinistra, ma
i portatori dei M5Stelle, delle sue parole d’ordine e dei suoi
programmi, delle sue idee antisindacali, e sopratutto anti-autonomia
politica del proletariato e delle sue concezioni del potere e della
democrazia.
Questi 'agenti' non sono
organizzati e strutturati nelle fila operaie e popolari, ma ciò non
toglie che oggi esistono e sono oggi il principale ostacolo
all’organizzazione reale degli operai e delle masse.
Ma d’altra parte, i
comunisti che lottano per il potere operaio e popolare hanno davanti
a sè una sfida e opportunità per costruire il nuovo.
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