Il carico della mancanza di servizi sociali, dell'assistenza pesa come un macigno insopportabile per le donne, incatenate in un lavoro domestico degradante; tante energie vive, intellettuali di ragazze, studentesse sono umiliate in un futuro mortificante.
Sul fronte della guerra di bassa intensità, di odio verso le donne, fatta di femminicidi, stupri, violenze sessuali di ogni genere, lo Stato borghese con i suoi governi, la sua stampa, i suoi organi di controllo, le sue forze della repressione – piene di uomini in divisa, fascisti, che odiano, stuprano, uccidono le donne -, i suoi organi di (in)giustizia, da un lato alimenta l'humus sessista, creando le condizioni oggettive e sovrastrutturali, dall'altro attua soluzioni peggiori del male, aumentando con le leggi l'azione di controllo, divieti, desertificazione degli spazi sociali, dei luoghi di socializzazione, ecc..
Ciò che questo Stato borghese teme più di ogni cosa, ciò che è il suo vero “problema”, è la ribellione, la lotta delle donne, verso cui riserva sempre più spesso la repressione.
L'avanzata nel nostro paese, e a livello europeo, mondiale, in particolare nei paesi imperialisti, di un
moderno fascismo, porta ad accentuare la politica e l’ideologia di oppressione, esaltando le concezioni sessiste, patriarcali, razziste, e l'odio verso le donne come reazione alle donne che si ribellano e rompono i rapporti familiari considerati “proprietà” dell'uomo.
Organizzarsi per scatenare la furia rivoluzionaria delle donne contro lo Stato, il governo, i padroni, gli uomini che odiano le donne.
Se l’attacco contro le donne è complessivo, la lotta non può che essere complessiva. Le donne quando lottano portano nella lotta inevitabilmente tutta la loro condizione di doppio sfruttamento e oppressione, e per questo portano una spinta a lottare con più forza e determinazione, portano “una marcia in più” che deve arricchire la lotta complessiva dei proletari e delle masse popolari contro questa società capitalista.
Nel nostro paese in questi due anni sono scese in piazza centinaia di migliaia di donne; hanno “scoperto” l'arma dello sciopero delle donne – di cui in Italia l'Mfpr già dal 2013 ha acceso la scintilla. Le grandi manifestazione e i numeri degli scioperi dimostrano che il movimento delle donne è grande. Il più grande movimento di massa in Italia e in Europa che attualmente c'è.
Lo sciopero delle donne è oggi un'arma vera, concreta (e non solo virtuale) delle donne proletarie per le donne proletarie che in questa società non hanno nulla da perdere se non le doppie catene.
Lo sciopero delle donne è una rottura, una sfida che mette in campo e cambia progressivamente coscienza, organizzazione e rapporti di forza, pone la necessità di mettere in discussione tutto, perché è tutta la vita che deve cambiare e fa emergere la potenzialità della lotta rivoluzionaria della maggioranza delle donne.
All'interno di questo grande movimento delle donne vi sono varie posizioni (che possiamo definire schematicamente: sinistra, centro, destra) espressioni delle classi e strati presenti tra le donne (piccola borghesia, media borghesia, proletariato). E oggi si pone in maniera più chiara a livello di massa che vi sono due posizioni, due strade.
Le donne proletarie, che lottano e hanno bisogno di lottare continuamente, devono sempre più svolgere e conquistarsi il loro ruolo d'avanguardia nel movimento generale delle donne, per affermare in tutte le questioni il punto di vista e di prospettiva di classe, la prospettiva della rivoluzione proletaria. Per questo serve l'organizzazione autonoma, l'unità delle donne proletarie. Ma occorre superare arretratezze, visioni particolari, ristrette, perchè le donne proletarie lottino contro tutti gli attacchi, sia alle condizioni di lavoro e di vita, sia contro ogni oppressione pratica e ideologico-culturale, contro ogni violenza sessuale, ogni repressione dei movimenti delle donne. In questo le donne proletarie devono essere “più femministe delle femministe”, perchè, subendo non una ma tutte le oppressioni, sono la forza più determinata e coerente contro questo sistema capitalista.
A questa organizzazione, a questo posto d'avanguardia nella lotta delle donne delle proletarie lavora ogni giorno, in pratica, in teoria, nel fuoco delle lotte il movimento femminista proletario rivoluzionario.
Il movimento delle donne nella recente campagna elettorale è stato l'unico movimento organizzato che ha detto NO ad ogni strumentalizzazione elettorale di ogni partito e lista, incrinando di fatto le illusioni nel "cambiamento elettorale", perchè ai tanti attacchi, discriminazioni, violenze subite ogni giorno, la borghesia, i suoi partiti non danno e non daranno mai alcuna soluzione vera, perchè l'intreccio dell'oppressione di classe con l'oppressione di genere delle donne è una delle basi della esistenza e conservazione della società del capitale.
In questa campagna elettorale tante ragazze, giovani precarie, compagne dei centri sociali, femministe, ecc. sono state nella prima fila nella lotta contro i fascisti, e combattive nella resistenza e risposta alle aggressioni violente della polizia.
Questo è importante. Perchè prima di tutto le donne non possono pensare che basti la lotta “normale”, pacifica, la via elettorale a cambiare realmente le cose. Una vera liberazione ed emancipazione della maggioranza delle donne richiede che questa società borghese non sia riformata, migliorata ma solo rovesciata con la lotta rivoluzionaria.
Serve un movimento femminista proletario rivoluzionario che scateni la ribellione, la forza delle donne, in primis delle donne proletarie, contro tutti gli aspetti di oppressione, sfruttamento, violenza sessuale di questo sistema sociale. La lotta delle donne deve essere caratterizzata dall'intreccio dell'istanza femminista con la battaglia di classe proletaria che è la discriminante per separare il femminismo proletario rivoluzionario che vuole rovesciare questo sistema borghese dalla terra al cielo, dal femminismo piccolo o medio borghese riformista che vuole solo migliorarlo.
Tutte coloro che fanno un discorso di "cambiamento di idee", di "cultura", "educazione", o sono ingenui o inconsapevoli epigoni dell'ideologia di questo sistema borghese. Le idee dominanti sono quelle della classe dominante. Senza rovesciare la classe dominante, senza la "pratica rivoluzionaria", non si avvia il processo di rivoluzione culturale per cambiare le idee. Ogni avanzamento reale, ogni rottura pratica fatta dalla lotta delle donne, vale 1000 tentativi di trasformazione delle idee in questa società.
Contro l'opportunismo e il pacifismo, il femminismo proletario rivoluzionario deve affermare che alla violenza reazionaria di questo sistema le donne hanno necessità di organizzare la loro forza capace rispondere con la violenza rivoluzionaria. La questione della violenza rivoluzionaria necessaria è una discriminante importante alla prospettiva che il movimento delle donne. L'obiettivo influisce sulla radicalizzazione della lotta e le forme della sua organizzazione.
Dice Engels “La violenza è la levatrice di ogni società antica, gravida di una nuova società".
In questo 8 marzo, riprendiamo il valore rivoluzionario dell'8 marzo.
Questa giornata è stata proclamata dalle donne comuniste che hanno lottato per il socialismo. Anche oggi la lotta per una vera liberazione delle donne è lotta per una società socialista frutto della rivoluzione proletaria, in cui le donne portano la "marcia in più" che pretende e attua un cambiamento a 360°! Una società socialista basata sul potere proletario in cui le donne affermano e praticano chè nessuna trasformazione reale delle condizioni di oppressione è possibile senza una rivoluzione nella rivoluzione che rompa ogni residuo di catene materiali e ideologiche, che imponga la rottura di concezioni e pratiche patriarcali, sessiste, la trasformazione degli uomini.
Uno Stato socialista che consideri e tratti i femminicidi, gli stupri tra i più gravi crimini dell'umanità, che metta al primo posto l'attuazione delle condizioni oggettive, lavorative, di socializzazione dei servizi sociali, di abolizione del lavoro domestico, e le condizioni culturali, ideologiche, di libertà, per una vera liberazione delle donne, di tutta l'umanità.
Ed è questa battaglia, questa certa speranza, questo bi/sogno di rivoluzione che ci unisce a tutte le donne che lottano in armi, anche dando la propria vita, dall'India, alla Turchia, al Kurdistan, dalle Filippine, al Perù, in Palestina, ecc.
Movimento femminista proletario rivoluzionario
8 marzo 2018
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