CRONACA – Non c'era il pubblico ministero Riccardo Ghio, trasferito a Genova, ieri a Torino all'udienza presso la corte d'Assise d'Appello dove è in corso il processo a carico di otto dirigenti ed amministratori di Ausimont e Solvay per inquinamento doloso delle acque. A tenere l'ultima parte della requisitoria finale è infatti stata il procuratore generale Maria Nuccio. La richiesta di pena è stata comunque pesante, confermando di fatto quelle che furono le richieste di Ghio in primo grado. Chiede che gli imputati vengano condannati a pene che vanno da 15 a 17 anni e, nello specifico: 17 anni per gli amministratori Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche, e per Pierre Jacques Joris; 16 anni per Giorgio Carimati, 15 anni per Francesco Boncoraglio, Luigi Guarracino e Giorgio Canti. Non procedibilità per Tommasi, per il quale il reato è prescritto.
Secondo l'accusa i dirigenti erano a
conoscenza delle perdite negli impianti che hanno contaminato l'acqua
con una ventina di sostanze tossiche e nocive. Ne erano a conoscenza ma lo hanno
tenuto nascosto agli enti di controllo e non hanno fatto nulla per impedire che
l'acqua contaminata inquinasse la falda, la terza per importanza del Piemonte.
Il caso scoppiò nel 2008, con la cosiddetta “emergenza cromo”:
analisi condotte da una ditta proprietaria di un terreno confinante con lo
stabilimento mise in luce lo stato di contaminazione, che probabilmente risaliva
agli anni sessanta e successivi. Ciò non toglie che, sempre secondo l'accusa, i
dirigenti che si sono succeduti alla guida delle aziende, fossero a conoscenza
del “meccanismo di inquinamento”. C'è, secondo la procura generale, un
dolo diretto.
Gli avvocati di parte civile, che hanno parlato subito dopo, hanno a loro volta sottolineato l'inerzia non solo delle aziende ma anche quella degli enti nel porre fine all'inquinamento. Le prime denunce di Wwf e Legambiente, tra le parti civili, risalgono infatti agli anni Ottanta.
Lo studio condotto dal professor Ennio Cadum, consulente in primo grado, dimostrerebbe come tra gli abitanti del sobborgo di Spinetta c'è una maggiore incidenza di neoplasie tumorali rispetto al resto del territorio. Una consapevolezza che i residenti e i lavoratori della fabbrica hanno intuito e che ha portato stati di ansia e di preoccupazione.
La prossima udienza è fissata per il 21 marzo. Parleranno gli avvocati per i responsabili civili, poi toccherà agli avvocati di difesa dei primi tre imputati.
Gli avvocati di parte civile, che hanno parlato subito dopo, hanno a loro volta sottolineato l'inerzia non solo delle aziende ma anche quella degli enti nel porre fine all'inquinamento. Le prime denunce di Wwf e Legambiente, tra le parti civili, risalgono infatti agli anni Ottanta.
Lo studio condotto dal professor Ennio Cadum, consulente in primo grado, dimostrerebbe come tra gli abitanti del sobborgo di Spinetta c'è una maggiore incidenza di neoplasie tumorali rispetto al resto del territorio. Una consapevolezza che i residenti e i lavoratori della fabbrica hanno intuito e che ha portato stati di ansia e di preoccupazione.
La prossima udienza è fissata per il 21 marzo. Parleranno gli avvocati per i responsabili civili, poi toccherà agli avvocati di difesa dei primi tre imputati.
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