Dichiara Hernando Calvo Ospina scrittore e firma di Le Monde diplomatique:
"...a oltre un anno dall’inizio del dialogo (Usa/Cuba) il grosso del blocco resta intatto. L’obiettivo degli Stati uniti non è cambiato, continua a essere quello di farla finita con la rivoluzione cubana. Quel che cambia è la tattica: con l’appoggio economico, proveniente da diverse fonti, gli Usa contano di favorire la creazione di una piccola borghesia che arrivi a scontrarsi con lo Stato; con internet e altri mezzi di informazione, contano di penetrare a fondo nella gioventù; con l’arrivo di migliaia e migliaia di statunitensi contano di far conoscere ai cubani la “bellezza” della loro “Way of Life”…".
Certo noi non pensiamo affatto che a Cuba viva ancora la "rivoluzione cubana", anzi, la politica di Obama ha trovato il suo stretto legame e la sua realizzazione con la politica di resa agli Usa e contro gli interessi delle masse cubane, del vecchio Fidel Castro, rafforzata in questi ultimi anni dal fratello Raul; ma è chiaro che non è il popolo cubano, le masse più povere, che hanno da guadagnare da questa "nuova fase".
Anzi, gli Usa dopo aver messo in ginocchio Cuba con il blocco economico e militare, oggi con altra tattica, affondano il loro coltello nel "burro" di una situazione già piegata.
Questa "apertura" fa comodo all'imperialismo Usa che sta cercando, riuscendoci, di riprendere il pieno controllo in tutta l'America Latina e di tutta l'area; per ora con le armi della politica, del sostegno al ritorno dei governi di destra, per rimettere le mani sulle risorse naturali.
Questa "apertura" darà forza alla borghesia cubana, per smantellare ogni pur lieve ricordo, traccia della rivoluzione cubana, e gli effetti si vedranno presto per esempio nella fine delle misure di assistenza sociale, per affermare, appunto, il “Way of Life” americano, che altro non è che la "bellezza della proprietà privata e dell'iniziativa individuale".
Questa "apertura", quindi, non porterà alcun miglioramento per le masse popolari cubane ma solo una più marcata separazione con i settori della media e piccola borghesia; che aumenteranno la loro arroganza, oppressiva, fascista, anche per recuperare in breve tempo, sotto la cappella "Usa", i loro privilegi di classe.
Alle masse popolari cubane, ai loro settori più poveri, ai lavoratori, ai contadini il futuro che si prospetta è di peggioramento e soprattutto di repressione, verso le loro inevitabili istanze e lotte, che, noi speriamo, romperanno presto il "giocattolo" che Usa e il governo cubano stanno costruendo.
I comunisti dei paesi imperialisti a questo devono guardare, questo devono sostenere.
"...a oltre un anno dall’inizio del dialogo (Usa/Cuba) il grosso del blocco resta intatto. L’obiettivo degli Stati uniti non è cambiato, continua a essere quello di farla finita con la rivoluzione cubana. Quel che cambia è la tattica: con l’appoggio economico, proveniente da diverse fonti, gli Usa contano di favorire la creazione di una piccola borghesia che arrivi a scontrarsi con lo Stato; con internet e altri mezzi di informazione, contano di penetrare a fondo nella gioventù; con l’arrivo di migliaia e migliaia di statunitensi contano di far conoscere ai cubani la “bellezza” della loro “Way of Life”…".
Certo noi non pensiamo affatto che a Cuba viva ancora la "rivoluzione cubana", anzi, la politica di Obama ha trovato il suo stretto legame e la sua realizzazione con la politica di resa agli Usa e contro gli interessi delle masse cubane, del vecchio Fidel Castro, rafforzata in questi ultimi anni dal fratello Raul; ma è chiaro che non è il popolo cubano, le masse più povere, che hanno da guadagnare da questa "nuova fase".
Anzi, gli Usa dopo aver messo in ginocchio Cuba con il blocco economico e militare, oggi con altra tattica, affondano il loro coltello nel "burro" di una situazione già piegata.
Questa "apertura" fa comodo all'imperialismo Usa che sta cercando, riuscendoci, di riprendere il pieno controllo in tutta l'America Latina e di tutta l'area; per ora con le armi della politica, del sostegno al ritorno dei governi di destra, per rimettere le mani sulle risorse naturali.
Questa "apertura" darà forza alla borghesia cubana, per smantellare ogni pur lieve ricordo, traccia della rivoluzione cubana, e gli effetti si vedranno presto per esempio nella fine delle misure di assistenza sociale, per affermare, appunto, il “Way of Life” americano, che altro non è che la "bellezza della proprietà privata e dell'iniziativa individuale".
Questa "apertura", quindi, non porterà alcun miglioramento per le masse popolari cubane ma solo una più marcata separazione con i settori della media e piccola borghesia; che aumenteranno la loro arroganza, oppressiva, fascista, anche per recuperare in breve tempo, sotto la cappella "Usa", i loro privilegi di classe.
Alle masse popolari cubane, ai loro settori più poveri, ai lavoratori, ai contadini il futuro che si prospetta è di peggioramento e soprattutto di repressione, verso le loro inevitabili istanze e lotte, che, noi speriamo, romperanno presto il "giocattolo" che Usa e il governo cubano stanno costruendo.
I comunisti dei paesi imperialisti a questo devono guardare, questo devono sostenere.
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