Egitto - fusione tra classe
dominante e gerarchie militari.
Si
sa che nelle dittature militari, il potere è detenuto dalla
classe dominante, gestito attraverso i militari. Una caratteristica
dell'Egitto è una fusione tra classe dominante e gerarchie militari.
Queste ultime non sono serve dei padroni ma sono padroni in primis. E
questo da lungo tempo e al di là dello schieramento temporaneo che
il capo militare di turno ha, dal “progressista” Nasser a
Mubarak, all'odierno al-Sisi.
Sono espressione della
borghesia burocratico compradora asservito all'imperialismo
principalmente Usa, e lo restano anche quando cercano di contrastare
gli interessi Usa e degli altri paesi imperialisti occidentali, come
è successo ia tempi di Nasser ed è successo agli altri paesi del
mondo arabo.
Nelle dittature militari
esiste però una compattezza tutta apparente e che vale in maniera
rigida solo verso oppositori, proletari e masse, mentre all'interno
sono attraversate da faide feroci.
L'ascesa di al-Sisi è il
frutto delle faide interne al Consiglio supremo delle Forze armate,
di cui lui ha approfittato, ponendosi come il più capace di
estromettere il movimento islamico, andato al potere con le elezioni
e di ristabilire l'ordine politico e sociale nei confronti di ogni
tipo di opposizione espressasi a piazza Thair come negli scioperi
operai.
Ma, chiaramente, al-Sisi
ha cercato di costruire il suo regime e questo ha provocato
contraddizioni interne tra le forze militari.
Tra le varie forme di
depistaggio in occasione della morte di Giulio Regeni, vi sono stati
quelli che hanno sostenuto che Giulio sia stato ucciso da una di
queste fazioni interne al regime per mettere in difficoltà al-Sisi.
Si tratta anche qui di un falso. Il problema è esattamente il
contrario. Vale a dire che Regeni è stato ucciso, come è ormai ben
chiaro, dai Servizi di al-Sisi, nel quadro della sua repressione
ordinaria, rivolta alle lotte dei lavoratori e ai sindacati
indipendenti. E che ora, invece, è possibile che se intorno alla
vicenda Regeni si sviluppasse e si intensificasse un movimento di
opposizione e di isolamento internazionale del regime di al-Sisi,
queste faide interne possono alimentarsi e mettere in crisi il
regime.
Gli intrecci politici economici con ENI e Italia
La morte di
Giulio e il movimento per la verità e giustizia all'interno e nel
movimento internazionale, oltre che mettere in luce la natura del
regime, i suoi intrecci economici e politici con l'Italia e l'Eni in
particolare, mette in luce e alimenta un altro tipo di conflitto
economico e politico, all'interno dell'imperialismo e regimi suoi
servi.
Ne scrive Guido Rampoldi su Il Fatto quotidiano, che sottolinea come in questa vicenda vi sia del 'non detto' e, in particolare “lo scontro titanico tra Zhor e Leviathan, che nel prossimo futuro contribuirà a formare la geo politica del mediterraneo della sponda sud”. Questi due nomi non sono tanto un ritorno all'antichità, né due personaggi dei fumetti-film della Marvel.
Ne scrive Guido Rampoldi su Il Fatto quotidiano, che sottolinea come in questa vicenda vi sia del 'non detto' e, in particolare “lo scontro titanico tra Zhor e Leviathan, che nel prossimo futuro contribuirà a formare la geo politica del mediterraneo della sponda sud”. Questi due nomi non sono tanto un ritorno all'antichità, né due personaggi dei fumetti-film della Marvel.
“Zhor è il nome del
gigantesco giacimento di gas scoperto dall'Eni in Egitto. Leviathan è
il non meno vasto giacimento che si estende tra le acque territoriali
di Cipro, Israele e Gaza (un'area però controllata dagli
israeliani).
L'Eni cerca di convincere
gli israeliani che i due progetti non sono alternativi e anzi
potrebbero condividere un reticolo di gasdotti, ma è evidente che i
formidabili appetiti economici e geopolitici, suscitati da Leviathan,
uscirebbero ridimensionati dallo sfruttamento del gas egiziano.
Quindi, Leviathan, cioè
Israele, ha interesse a fermare Zhor, e quindi l'Eni, e naturalmente
Israele sa di avere molto potere all'interno della dittatura militare
egiziana. E' del tutto evidente, quindi, che ora dopo la morte di
Giulio, siano entrati in campo interessi economici e politici
consistenti. E l'Eni e il governo di cui si serve, Renzi, ha assoluto
bisogno di puntellare al-Sisi e salvaguardare la sua posizione.
Questo rende del tutto improbabili le dichiarazioni di 'verità' del
governo Renzi e del suo portavoce Gentiloni. Anzi, questo governo e
il suo padrone hanno tutto l'interesse ad una verità di comodo che
metta a tacere il caso.
E' evidente, quindi, che
noi invece abbiamo tutto l'interesse contrario, a svelare questo
intreccio assassino e rendere così onore non solo alla vita ma anche
alla morte di Giulio.
Sarebbe un bene, però,
che questo lo comprendesse anche la famiglia, gli amici, il vasto
movimento di ricercatori e di democratici che è mobilitato dalla
morte di Giulio. Noi siamo con loro, dalla loro parte, sentiamo come
tutti che “Giulio è uno di noi”, ma dobbiamo dire con chiarezza
che domandare ai suoi aguzzini e ai loro complici questa verità è
inutile e fuorviante, ci fa perdere tempo e non indirizza
correttamente i passi da fare.
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