Tumori, dossier choc: gli operai Prolafer hanno perso tra gli otto e i dieci anni di vita.
La fonderia Prolafer di Trino è stata attiva tra
il 1959 e il 1992
Le tabelle
Lucio Antonio Palin, docente di Medicina traslazionale dell’Upo, e Christian
Salerno, specialista in Statistica medica e epidemiologia ambientale, sono arrivati a nuove conclusioni sui danni della Prolafer analizzando le cartelle cliniche di 123 operai, di cui 65 già deceduti, confrontandole con un campione di 240 commercianti: «Dalle analisi - scrivono - è emerso che l’età media di decesso è di 70 anni. I modelli hanno evidenziato eccessi significativi con rischi sei volte maggiori, rispetto ai commercianti, della comparsa di tumori al polmone, all’apparato respiratorio e al colon-retto. L’incremento delle patologie è aggravato dal fatto che il campione dei commercianti è più anziano rispetto agli addetti Prolafer. Valori cosi elevati difficilmente potranno essere ridotti, considerando fattori come il fumo o l’alcol». Secondo gli studiosi i risultati sono sottostimati perché si basano su dati parziali.
La prima ricerca
Nel dossier di quattro mesi fa i ricercatori hanno evidenziato come i
residenti nel raggio di 800 metri dalla Prolafer hanno rischiato di ammalarsi di
tumore o di una patologia all’apparato respiratorio molto di più rispetto a chi
ha abitato in altre zone della città. Lo studio era basato su 950 abitanti i cui
quadri clinici (età, lavoro, stile di vita, decessi in famiglia), raccolti
tramite questionari, erano stati confrontati con la restante popolazione di
Trino. Tra gli anni ’80 e i ’90, nel pieno dell’attività Prolafer, i decessi per
patologie respiratorie sono stati fino a cinque volte superiori nei residenti
attorno alla fonderia. La mortalità per tumore all’apparato digerente tre volte
superiore, così come per il colon-retto, mentre il rischio di morire di cancro
allo stomaco è stato di sette volte superiore e per leucemia e mielomi
addirittura dieci volte maggiore. Tra i fattori di rischio anche il consumo di
ortaggi coltivati nei campi vicini alla fabbrica: «I dati - spiega il sindaco
Alessandro Portinaro - ci preoccupano e ci spingono ad approfondire questi
numeri, verificando anche la possibilità, attraverso le autorità competenti, di
risalire a eventuali responsabilità».
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