Il regime di
al-Sisi ha visto cadere uno per uno le altrettanto orribile scuse e
pretesti infami per nascondere il crimine di Stato, e, quindi, anche
la grande stampa internazionale ha dovuto svelare i fatti; da giorni sono entrati in campo i Servizi segreti italiani
che vogliono servire gli interessi di al-Sisi, quelli
dei padroni italiani e offrire la via d'uscita al governo complice
Renzi e ai suoi ministri valletti, Gentiloni, Pinotti e Alfano.
La velina pubblicata da
tutti i giornali il 3 marzo scorso, pretende di dire che l'obiettivo
dell'omicidio di Giulio era colpire gli affari italiani, guastare i
rapporti tra le imprese e la presidenza egiziana. Gli ultimi
contratti stipulati dalle aziende italiane in Egitto, messi ora in
piazza, e mostrato di che pasta effettiva sono fatti i rapporti tra
Italia ed Egitto, stavano per chiudersi e, quindi, l'omicidio di
Giulio sarebbe stato una zeppa messa per ostacolare questa chiusura.
Si dice che non è un caso che Giulio sia stato ucciso durante il
meeting con la imprese italiane e che sia stato fatto trovare dopo
l'incontro tra la Guidi e al-Sisi.
Non ci vuole molto a
capire che tutti i fatti vanno in una direzione differente e hanno una spiegazione che è diametralmente opposta.
Primo, Giulio svolgeva, in
maniera onesta e coraggiosa il suo lavoro di ricerca, in
particolare nell'ambito dei sindacati di lotta dei lavoratori egiziani, che era il terreno esplicito e conosciuto della sua ricerca.
particolare nell'ambito dei sindacati di lotta dei lavoratori egiziani, che era il terreno esplicito e conosciuto della sua ricerca.
Secondo, tutte le
testimonianze dicono che proprio per questo era entrato nel mirino
delle forze repressive dello Stato golpista di al-Sisi che lo
controllava e che voleva mettere fine alla sua attività e, anzi,
cercare di usarlo per colpire operai, lavoratori e attivisti
sindacali che avevano “osato” parlare con lui. Ed è abbastanza
chiaro che il suo arresto, le brutali torture e l'uccisione, avevano
lo scopo di ottenere da lui nomi e contatti per poter fare ai suo
interlocutori la stessa fine di Giulio Regeni. Uno stile dei Servizi
segreti egiziani perfettamente simile a quello utilizzato dalle forze
repressive golpiste delle peggiori dittature militari, dal Cile
all'Argentina, ecc.; per altro, stile e comportamento simili perchè
provenienti tutti dalla scuola criminale americana che ha sempre
istruito e modellato i regimi di dittatura militare.
Terzo, sono proprio i
rapporti economici, intensi, tra Egitto e imprese italiane la base
d'appoggio dei legami stretti e anche personali tra il dittatore
al-Sisi, il suo regime e l'ignobile governo di Renzi e Renzi stesso.
Proprio questi rapporti hanno potuto, invece, far credere ad al-Sisi
e al suo regime e ai suoi torturatori di poter fare tutto quello che
volevano di Giulio e del suo corpo, perchè, figuriamoci se Renzi e i
padroni avrebbero messo in discussioni relazioni e business di
miliardi per la morte di un “povero ragazzo”.
Per questo, la versione
dei Servizi segreti è un altro depistaggio, questa
volta fatto direttamente dai Servizi segreti italiani e dal loro capo
reale Renzi. La verità che traspare anche dalla stampa borghese è un'altra“Giulio era un ottimo ricercatore. Parlava
arabo... Scriveva report duri ma molto efficaci sulle condizioni di
vita al Cairo e quelle dei lavoratori in particolare, e sulla
possibilità di organizzare proteste, non su temi
umanitari che vengono ritenuti poco preoccupanti,
ma su quelli del lavoro...”.
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