martedì 15 marzo 2016

pc 15 marzo - Giulio Regeni - speciale 5 - Complici del crimine della dittatura militare egiziana

I - Lutwak in televisione dice: “Lasciamo perdere perchè magari l'ha ucciso il suo amante

II - Parte della stampa ha sostenuto che se l'è andata a cercare
Giornalisti e analisti abituati a considerare il loro mestiere e la loro attività possibile come “embeddeb”, non possono minimamente immaginare che Giulio Regeni non è come loro e possa fare ricerca anche in un paese come l'Egitto dominato da una dittatura golpista senza essere accompagnato dalla polizia dei golpisti. 
Perchè è così che fanno i giornalisti anche italiani in Egitto il loro mestiere. 
D'altra parte come dare torto a questi giornalisti, visto che è diventata presidente della RAI, la più nota e sputtanata giornalista embedded del nostro paese, Monica Maggioni, diventata nota per le gite sulle jeep e i carri americani nei teatri di guerra.
Essere analisti, ricercatori, giornalisti in quella maniera è esattamente il contrario di quello che faceva Giulio e che fanno ancora e aspirano a fare tanti altri ragazzi come lui.

III - Poco prima di Giulio Regeni è stata uccisa in Egitto una giovane militante socialista, Shaima al-Sabbagh, morente tra le braccia di un compagno, colpita alle spalle dal fucile di un poliziotto mentre andava a depositare una corona di fiori in memoria della rivoluzione del 15 gennaio.
Quasi nessun giornale, a conferma del giornalismo embedded esistente in Egitto, ha pubblicato la notizia, salvo poi tirarla fuori solo in occasione della morte di Regeni.

IV - Renzi dimostrando quando per lui sia molto più importante al-Sisi di Regeni, abituato a cinguettare in forme arroganti e idiote su ogni tema, sul caso Regeni ha mandato avanti al massimo i suoi cretini di riferimento, Gentiloni in testa.
In una della case storiche del golpismo, in Argentina, in occasione della sua visita, l'unica cosa che è riuscito a balbettare: “E' stato ucciso in circostanze ancora tutte da chiarire”. Dichiarazione, oltre che ignobile per un presidente italiano, è  solo poco sopra quella dell'ambasciatore egiziano a Roma, che per giorni ha ripetuto che Giulio non è mai stato arrestato dalla Sicurezza egiziana. Perfino la Emma Bonino, che non è certo mai stata particolarmente progressista nella sue relazioni internazionali, ha detto che “quello che è avvenuto a Giulio sono circostanze note anche prima, e che l'autocensura del governo italiano non ha giustificazioni di sorta”.

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