Già il
6 febbraio il quadro era già chiaro ed era contenuto nell'ampia
pagina 2 del Corriere della Sera, che, come anche il Sole 24 Ore
hanno tenuto nei primi giorni della vicenda un atteggiamento da
informazione corretta. In esso già si scriveva che Regeni sparisce
il 25 gennaio, la notizia viene tenuta riservata fino al 31 gennaio,
nonostante i suoi amici l'avessero denunciata immediatamente, il suo
cadavere viene ritrovato il 3 febbraio, orribilmente torturato.
I
medici evidenziano le prolungate torture che fanno intendere che il
giovane è rimasto diversi giorni nelle mani dei suoi agiuzzini. Le
ragioni di questo vengono esposti in maniera lineare e semplice:
Gulio aveva incontrato attivisti sindacali, partecipato a riunioni e
assemblee di lavoratori; aveva resocontato nel quadro della sua
ricerca tutto questo; aveva scritto articoli, sotto falso nome, per
Il Manifesto; era stato individuato e sequestrato con l'obiettivo principale di ottenere attraverso la tortura la confessione e i nomi
delle sue fonti per poterle perseguire e l'obiettivo secondario di
impedire che poitesse continuare a pubblicare articoli, comunque
ritenuti dannosi per il regime.
C'era in questo articolo,
e successivamente in altri, già tutto.
Ora, quali siano state le
fonti del CdS, è possibile che l'intero apparato dei Servizi e
poliziesco non sapesse nulla e brancolasse nel buio?
E' possibile vedere Renzi tacere e i suoi Ministri blatelare sempre
le stesse frasi fino ad oggi?
Su questo abbiamo letto
una montagna di articoli e giornali, ma nessuno di essi, come pure
varie realtà politiche e sociali che si sono mosse, hanno fatto il
necessario per imporre questa verità e le necessarie conseguenze di
essa.
Per molto meno, per
vicenduole interne, abbiamo trovato grandi giornali condurre per mesi
campagne intorno alle “dieci domande” a cui bisognava rispondere.
Mentre abbiamo assistito, dopo i primi giorni, alle contro campagne
che hanno dato spazio agli insulti e alla denigrazione di Giulio,
parlando di “spia, di stupido che se l'è andata a cercare, “di
“drogato”, “omosessuale”
Articoli anche lunghi e
una montagna di particolari volti ad intorbidire più che a
illuminare quello che è avvenuto.
Le uniche cose vere che
abbiamo letto nei giorni successivi sono stati gli interessi economici
dell'Italia in Egitto, il ruolo dell'Eni, i legami politici e
militari tra Italia ed Egitto, il sostegno alla dittatura di al-Sisi
e alla sua repressione di massa, compresa la sua guerra di classe nei
confronti delle lotte operaie e dei sindacati indipendenti, che
Giulio con la sua onesta ricerca aveva cercato di far conoscere.
Ebbene, sono queste
seconde verità che hanno ucciso Giulio. E a queste ci dobbiamo
attenere per pretendere che questa questione non cada nel
dimenticatoio e che sia ben presente nella lotta contro
l'imperialismo italiano, contro il regime del boia al-Sisi, contro il
governo Renzi.
Ma serve anche comprendere
che gli interessi e le logiche che sono dietro l'uccisione di Giulio
sono le stesse dell'incendio che divampa in tutto il Medio Oriente e
il Mediterraneo, sono le stesse che ci sono nella guerra di Siria,
come nella guerra di Libia in corso e nell'intervento imperialista su
larga scala che si prepara. E sono questi interessi, queste logiche
che dobbiamo combattere e rovesciare.
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