giovedì 23 aprile 2015

pc 23 aprile - L'ILVA IN AS CHIEDE IL PATTEGGIAMENTO AL PROCESSO - UNA PRIMA VALUTAZIONE

Fermo restando che occorre capire bene l'effetto che questa richiesta e il suo eventuale accoglimento potrà avere sull'insieme del processo, qui non siamo neanche, evidentemente, di fronte al fatto che i padroni, in questo caso i Riva, chiedono il patteggiamento e quindi in un certo senso ammettono parziamente le loro colpe su "Ambiente svenduto"; è l'Ilva commissariata dallo Stato che lo fa. Potremmo dire che pertanto è lo Stato che chiede di patteggiare.
Ma questa richiesta da un lato è in linea con i decreti dei governi per l'Ilva, in cui chiaramente viene riconosciuta la situazione di grave inquinamento che lo stabilimento ha prodotto e produce; quindi non è un riconoscimento di "colpa", ma una conseguenza logica dell'intervento dello Stato.
Secondo, questa richiesta porta a tirare fuori l'Ilva dal processo - prima si è tirata fuori dai risarcimenti con la dichiarazione dello stato di insolvenza e quindi della sua sostanziale situazione fallimentare, ora col patteggiamento si tira fuori l'Ilva commissariata.
Una Ilva sotto processo non sarebbe certo nella condizione migliore per essere acquistata da altri padroni, e questo passaggio non è altra cosa dall'operazione, presente nell'ultimo decreto Renzi, di separare una bad company da una new company ripulita da tutti i problemi e da ogni debito, per rilanciarla tra un pò di tempo sul mercato.
Terzo, è un riconoscimento di colpa che può agire come attenuazione del processo, per svuotarlo; tolte le società Ilva dai risarcimenti, tolta l'Ilva commissariata, resterebbe alla fine un processo alle singole persone, e non quello che invece deve essere: un processo al sistema Riva che ha messo il profitto al primo posto e all'ultimo posto la vita delle persone, e al sistema politico, istituzionale che ha permesso e favorito tutto questo. 
Quindi, non c'è da essere contenti.
Col patteggiamento, i commissari dell'Ilva pagherebbero una sanzione e si tirerebbero fuori. E soprattutto non sarebbero responsabili e chiamati a risarcire le parti civili.
Alla fine: i padroni, i Riva non pagano, l'Ilva non paga... Gli operai e gli abitanti di Taranto hanno pagato e pagano!
Se l'Ilva sotto tutela dello Stato riconosce, come è stato detto, in questo modo le colpe dei Riva per disastro ambientale, non basta certo che "patteggi" e peggio si tiri fuori, ma dovrebbe pagare tutto a tutti. E non certo con i soldi dei contribuenti, dei cittadini, ma confiscando i soldi dei Riva nascosti in un gioco-truffa di società.
Agli operai, ai cittadini di Taranto non può bastare l'"impatto simbolico", il riconoscimento, dopo che altri commissari governativi hanno anche "sputato" sul dramma della gente; questo riconoscimento o si traduce in una vera condanna e nell'assunzione di responsabilità risarcitoria nei confronti degli operai, degli abitanti dei Tamburi, o diventerà un altra presa in giro!

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