Gli operai della Yue Yuen avevano scioperato già il 5 di aprile, poi dopo il blocco dei negoziati con l’azienda le proteste sono riprese più forti di prima fino ad arrivare allo sciopero del 14 aprile, che probabilmente – dice il China Labor - rappresenta uno dei più grandi scioperi dei lavoratori cinesi nella storia recente. Al centro della protesta, oltre alla richiesta di migliori condizioni di lavoro, il pagamento delle assicurazioni e della previdenza sociale.
I lavoratori, che provengono per lo più da altre province della Cina, secondo quanto stabilisce la legge cinese non possono trasferire in un’altra provincia la loro assicurazione, pagata in parte da loro e in parte dall’azienda, a meno che non venga pagato un supplemento. L’azienda però non ne vuole sapere di pagare.
Negli ultimi 10 anni il China Labor Watch ha condotto più di 400 indagini in proposito e non ha trovato neanche una fabbrica che rispettasse la legge cinese per quanto riguarda le assicurazioni. Una rivendicazione che va avanti da tempo, un “problema” di vecchia data, dunque, con la consapevolezza dei lavoratori che invece cresce e una protesta che si diffonde. Mentre lavoratori denunciano botte e arresti la fabbrica minaccia: i lavoratori che continuano a scioperare saranno licenziati!. Gli ultimi scioperi a Yue Yuen si aggiungono all’ondata di scioperi degli ultimi mesi in Cina, che hanno riguardato i lavoratori di multinazionali come Wal-Mart Stores Inc., Nokia, e International Business Machines Corp. e Samsung, che dopo (gli scioperi), è stata costretta ad aumentare i salari. Sia Nike che Adidas “preoccupate degli eventi”, sembra stiano monitorando da vicino l’evolversi della situazione, mentre Puma ha negato qualsiasi rapporto di lavoro con l'impianto di Dongguan. Lo sciopero continua, e aumenta il numero dei lavoratori che incrociano le braccia
da contropiano
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