lunedì 14 aprile 2014

pc 14 aprile - LA PROPOSTA AL MOVIMENTO DEI DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI TARANTO - DIFFUSA ALLA MANIFESTAZIONE DEL 12 APRILE

DAI DISOCCUPATI ORGANIZZATI DI TARANTO 
AL MOVIMENTO

Questa lotta esemplare - di cui parliamo di seguito - deve essere conosciuta e non deve essere lasciata sola dal movimento, ora che fronteggia una dura repressione fatta di multe, denunce, condanne senza processo.
Non lasciarla sola non è solo un problema di solidarietà ma di costruire una rete, un coordinamento di disoccupati e precari, che da Palermo a Taranto, da Napoli, alla Calabria, a Roma, ecc., unisca nella lotta per il lavoro, nella raccolta differenziata, nelle bonifiche, nel risanamento dei territori, combinata con la rivendicazione storica e di classe del salario minimo garantito.

PROPONIAMO PER GIUGNO UN’ASSEMBLEA NAZIONALE, A TARANTO O A NAPOLI, PER COSTRUIRE UNA MANIFESTAZIONE-ASSEDIO IN AUTUNNO, PROLUNGATA, ANCHE DI PIU’ GIORNI, DEI PALAZZI DEL GOVERNO, MINISTERO DEL LAVORO, ECC. 

Ci aspettiamo una risposta da tutte le realtà classiste e combattive del territorio.

DISOCCUPATI ORGANIZZATI TARANTO
info: slaicobasta@gmail.com - 3475301704 - 0994792086

La prima fase a Taranto del movimento dei Disoccupati Organizzati Slai cobas per il sindacato di classe - fine 2009 inizio 2013 - che aveva riportato al centro, con forza, lotte dure e momenti di rivolta, la questione dell’emergenza lavoro e soprattutto dell’organizzazione dei disoccupati, contro l’andazzo clientelare/elemosinante o disperante presente negli stessi settori dei disoccupati - aveva strappato dei risultati, certo ancora piccoli ma inesistenti senza quella lotta: prima i corsi di formazione per i disoccupati della lista di lotta, per la prima volta finalizzati al lavoro (anzi con un’inversione: prima lo sbocco occupazionale - raccolta differenziata - quindi l’organizzazione dei corsi in funzione di...) e per la prima volta retribuiti; poi il lavoro nel ciclo rifiuti a tempo indeterminato per metà dei corsisti. Questa fase, conclusasi anche simbolicamente, tragicamente con la morte per tumore (e tutti sanno cosa vuol dire questo a Taranto) di una delle sue avanguardie più determinanti soprattutto nella fase calda delle lotte, si è quindi chiusa da un lato positivamente, dall’altro ha lasciato sul tappeto tutta ancora l’emergenza lavoro per migliaia di disoccupati, a cui si unisce la perdita di lavoro e di qualsiasi reddito di operai di fabbrica, di tantissimi lavoratori.

La nuova fase che si è aperta all’inizio di quest’anno del movimento dei Disoccupati Organizzati Slai cobas, eredita tutta l’esperienza e le lezioni in positivo come gli errori della precedente fase, ma appare subito nuova e con aspetti diversi: 
- le donne disoccupate, che pur erano in prima fila e tante prima, ora prevalentemente vengono dalla battaglia delle donne (sciopero delle donne del 25 novembre, ecc.) e continuano a far vivere anche nella lotta dei DO l’intreccio tra lotta per il lavoro e condizione generale di oppressione, di attacco ai diritti delle donne, allargando anche i bersagli della lotta e le pratiche di lotta e vertenze, e portando con più chiarezza alcune parole d’ordine: “non siamo vittime, ma donne in lotta”, “non vogliamo assistenza, ma rivendichiamo diritti che voi ci negate”, discriminanti verso le controparti ma anche verso tutto il movimento dei disoccupati, per stoppare lo spontaneismo rivendicativo individuale, sempre in agguato;
- i giovani sono una realtà rilevante di questa fase, questo fa entrare nella lotta dei Disoccupati Organizzati altre spinte – vedi l’immediata reazione e azione del DO quando a Taranto vi è stato il tentativo di sgombero con la forza di Officine Tarantine e la partecipazione alla manifestazione – ma anche il legame con gli altri giovani, diventando elemento di stimolo verso i giovani nei quartieri e dei movimenti in città;
- gli operai licenziati dalle fabbriche, dai lavoratori interinali dell’Ilva agli operai delle ditte dell’appalto Ilva, agli operai della Belleli, ecc., che portano all’interno della lotta in una realtà sociale, come quella dei disoccupati, oggettivamente disgregata e sempre a rischio di spinte sottoproletarie, una maggiore coscienza collettiva e visione più ampia delle controparti, questa presenza permette all’interno della lotta generale per il lavoro di riaprire anche vertenze operaie con il padronato, chiuse in totale svendita dai sindacati confederali;
- i disoccupati del quartiere Tamburi - il quartiere più inquinato dall’Ilva dove non solo si muore, ci si ammala di tumore ma anche non si vive senza lavoro e senza reddito – che oltre a partecipare alla lotta generale dei DO stanno per la prima volta costruendo un forte nucleo organizzato ai Tamburi, con una sede nel quartiere e iniziative di lotta specifiche che coinvolgano e siano sostenute da tutti gli abitanti del quartiere, per rivendicare con più forza il legame salute/lavoro, bonifiche, raccolta differenziata/risarcimento agli abitanti;

Tutti questi aspetti sono di fatto elementi di maggior forza, di possibilità di maggiore maturità della lotta. A fronte di controparti sempre più arroccate nei loro squallidi Palazzi, sempre più vergognosamente stupide, balbettanti, imbroglioni negli incontri che sono costretti a fare con i Disoccupati Organizzati, sempre più complici dei padroni sfruttatori e assassini – vedi il Sindaco Stefano, Vendola, l’ex presidente della Provincia rinviati a giudizio nel processo contro Riva.
Il legame con la precedente fase di lotta è dato da un elemento importante che non poteva esserci nella prima fase: la presenza comune in molte iniziative di lotta, in alcuni incontri con le controparti, dei Disoccupati Organizzati e degli attuali lavoratori (ex disoccupati prima fase) assunti nel ciclo rifiuti, uniti dalla stessa battaglia per l’ampliamento/realizzazione effettiva della raccolta differenziata in città, del ciclo rifiuti, per lo sviluppo di nuovi posti di lavoro ma anche la difesa dei posti attuali. Anche questo legame aiuta nella battaglia per l’unità di classe dei proletari, nel far tesoro della precedente lotta, e nel ridurre i rischi negativi presenti in entrambi questi settori: difesa corporativa del lavoro da un lato e contrapposizione tra disoccupati e occupati dall’altro, con una sorta di “guerra tra poveri”.   

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