La manifestazione, l'assedio, gli
scontri del 12 aprile hanno aperto la lotta effettiva contro il nuovo
governo Renzi, ma non solo, contro Stato e padroni.
L'hanno aperta sui problemi reali delle
masse: case, reddito, No Tav, No Muos, e contro quello che appare
oggi il problema dei problemi, il jobs act del governo che vuole dare
un colpo finale ai diritti dei lavoratori e instaurare una precarietà
permanente fusa con la disoccupazione di massa.
L'hanno aperta con le forze per prime
disponibili a scendere in piazza in una manifestazione nazionale, le
forze già in campo con diverse iniziative di lotta a Roma ma non
solo, rispetto al più ampio fronte sceso in piazza il 18 e 19
ottobre scorso.
Una manifestazione giusta e necessaria
e anche tempestiva per fronteggiare la sfrenata demagogia,
occupazione dei media di stampo totalitario, del nuovo governo del
“giovane” Renzi al servizio della vecchia politica di sempre ed
enfant prodige dei padroni di sempre, Confindustria, finanza, Coop,
troika europea, ecc. Un governo che sta provando ad accreditarsi come
governo “nuovo”, “veloce”, capace di cambiare, di liberarsi
dalle pastoie parlamentari e partitiche e dalle concertazioni
sindacali per rivolgersi direttamente alla gente cercando di usare i
bisogni urgenti delle masse, prima di tutti il lavoro, la casa, un
reddito per vivere.
Bisognava dargli subito un “pugno in
faccia”. Senza aspettare i riti e miti della sinistra attendista o
del sindacalismo di base così come lo conosciamo - e qui non
parliamo delle lotte in corso sui territori, importanti e tenaci,
come quelle degli operai della logistica da Milano, a Bologna a
Bergamo, dei precari della scuola, dei disoccupati di Taranto, dei
precari di Palermo, dei focolai operai da Piaggio a Termini Imerese,
ecc., ma di quei gruppi dirigenti di “una manifestazione nazionale
all'anno”, che ora santificano il 18 e 19 ottobre per rimandarci,
caso mai, al 18 e19 ottobre di chissà quando.
Il “pugno in faccia” ci voleva ora
come primo passo effettivo a cui ne potessero seguire altri (e non il
primo passo strumentale, ipocrita di chi non vedeva l'ora di passare
oltre per archiviare la manifestazione del 12 aprile ancor prima di
farla).
La manifestazione come pugno in faccia
a Renzi c'è stata eccome. Forse più di 20mila si sono ritrovati a
Roma e sono partiti da Porta Pia, dove ci eravamo lasciati il 19
ottobre. Certo, in gran parte il movimento romano per la casa e il
reddito, ma delegazioni piccole e grandi sono pur sempre venute da
tutt'Italia, e non certo con la volontà di fare una “passeggiata”
testimoniale ma per fare un passo avanti anche rispetto al 19
ottobre, se non nei numeri, nell'azione.
E questo c'è stato: la scelta del
movimento di forzare piazza Barberini, di andare all'assedio tutti
insieme del Ministero del Lavoro, di non accettare divieti e campagne
di intimidazione, schieramento e blindatura della città stile G8,
per arrivare dove bisognava arrivare.
Questo è il passo avanti rispetto al
19 ottobre, che bisogna salvaguardare come giusto e necessario per
fare altri e meglio di passi avanti.
Il lancio di ortaggi, uova, oggetti non
era neanche diretto ai vigliacchi in divisa che blindavano il Palazzo
e che difendono ministrucoli come Poletti che santificano e vogliono
esercitare la violenza sistemica della precarietà, del ricatto,
dello schiavismo, ma proprio verso il Ministero come istituzione.
Certo, l'assedio aveva dei limiti, più
in là non si poteva andare con le attuali forme di organizzazione di
massa disponibili, ma bisogna continuamente che energie ribelli
dentro la manifestazione possano complementarsi con l'azione di
massa, possano far sentire che comunque le masse vogliono attaccare i
Palazzi e che gli schieramenti di polizia non possono e non devono
farci paura, perchè noi abbiamo ragione e loro hanno torto,
noi dobbiamo vincere e loro prima o poi devono perdere.
L'attacco poliziesco, violento, volto a
colpire tutta la massa della manifestazione, volto a calpestare le
persone che cadevano, in maniera come sempre vigliacca, volto a
cercare di fermare i compagni così come capita, ha trovato una buona
resistenza con un elemento di aggiornamento, che non è per il
folklore dei mass media ma per la funzionalità nello scontro con la
polizia.
Questa manifestazione senza questa
pagina non avrebbe raggiunto il suo scopo, non sarebbe stata un
segnale forte e chiaro che il governo Renzi, Stato e padroni dovranno
fronteggiare un'opposizione ancora più dura dei precedenti governi e
che i loro provvedimenti non passeranno e, se passeranno, dovranno
pagare un alto costo politico.
Per questo per noi la manifestazione è
andata bene e serve per andare avanti, per costruire la continuità
della lotta, per far crescere numeri, partecipazione, organizzazione
– l'organizzazione è importante anche per resistere meglio a
livello di massa alle cariche, cosa che questa volta non si è
riusciti a fare, anche se il corteo si è comunque ricomposto ed è
giunto alla fine.
Nessuno sottovaluti la nostra debolezza
su questo fronte; non ci piace l'autoesaltazione dell'azione per
l'azione che non comprende l'organizzazione e il coinvolgimento di
massa come protagonisti nella lotta e nello scontro; è sbagliato
essere autoreferenziali, nessuno di noi ha diritto di esserlo quando
è dentro la costruzione di un movimento di massa e di un
combattimento proletario con lo Stato.
Certo, ci serve un piano di lotta
articolato per richiamare in servizio tutte le anime
dell'opposizione; anche se non proprio tutte, è bene che qualche
opportunista di troppo, qualche denigratore e liquidatore della prima
ora si perda.
Ma soprattutto ci serve irradiare su
tutti i posti di lavoro, sui territori, nei movimenti la necessità
di porsi all'altezza dello scontro con il governo che “non vuole
mediazioni” che non siano la demagogia para-dittatoriale messa in
mostra tutti i giorni, mentre non solo ci tolgono le case, ma
tolgono, come barbari criminali con l'odioso “decreto Lupi”,
luce, acqua a chi occupa, come vile violenza quasi razzista verso le
masse senza casa che sono molto spesso masse immigrate; o che
pretende di ridurre il reddito a chi non ne ha e vuole trasformarci
tutti in una massa di precari e disoccupati in lotta tra di noi; che
a chi chiede case e lavoro risponde che la “democrazia” è la
polizia.
Non è dato a chi lotta realmente, a
chi vuole fino in fondo rovesciare il jobs act, il governo e lo
Stato, crearsi falsi problemi e immergersi in un autodibattito o in
una riflessione fatta spesso di presunti “massimi sistemi” -
tanta parte del dibattito su “l'Europa” e “fuori dall'Europa”
è aria fritta.
Proletari e masse combattono
nell'Europa imperialista contro il governo imperialista italiano al
servizio dello “spazio al sole” dei padroni italiani e contro il
loro Stato.
E' questo che dobbiamo spazzare via con
la lotta di classe, la rivolta proletaria e popolare, la rivoluzione
proletaria e socialista nel nostro paese.
Le elezioni europee devono essere
occasione per “disturbare il manovratore”, la nostra campagna
elettorale è il boicottaggio attivo, “la lotta e non il voto”,
contro tutti i difensori dell'Europa imperialista e contro tutti i
partiti che si presentano per disputarsene la rappresentanza.
Non sono “NO euro”, “No Europa”
le nostre parole d'ordine, queste le lasciamo alla destra reazionaria
e alle chiacchiere di chi si dissocia poi dagli scontri, ma lavoro,
case, reddito, diritti, No Tav, No Muos, No Taranto inquinata e
sfruttata da padron Riva, ecc., come parte del ”programma” della
lotta per il potere proletario, unico in grado di garantirli
realmente.
Che l'assedio continui e si estenda
dovunque.
Che ognuno dia il massimo per fare più
e meglio di Roma 12 aprile nella partecipazione di massa e nello
scontro.
Verso Torino e ben oltre.
Nessun commento:
Posta un commento