La rivoluzione del salario minimo Allarme sindacati “Paghe ridotte”
14/04/2014 da Repubblica
Rischio addio per il contratto nazionale
Cgil, Cisl e Uil temono l’appiattimento degli stipendi e lo svuotamento della contrattazione.
L’esempio che propone Morando è chiaro: «Se io imprenditore faccio lavorare le persone in nero, commetto una grave violazione di legge. Che si traduce in pesanti multe se la paga corrisposta è comunque superiore al salario minimo di legge, ma che diventa reato penale, punibile con il carcere, se la paga è inferiore ». Il salario minimo è una soglia di sopravvivenza stabilita dallo Stato sotto la quale lavorare significa trovarsi in condizione di semi-schiavitù...
"per ora stiamo preparando la norma, successivamente sarà stabilito il quantum»...
I sindacati sono in allarme. «Stabilire un salario minimo di legge – teme Raffaele Bonanni – significa mettere in forse la stessa sopravvivenza del sindacato confederale... appiattire verso il basso tutti i minimi contrattuali. Perché in Italia ogni categoria di lavoratori ha un suo salario minimo contrattato dai sindacati"...
il salario di legge che sarà stabilito dal governo sarà inevitabilmente una soglia di sopravvivenza. Da qui l’allarme di Cgil, Cisl e Uil: «In breve tempo le aziende sarebbero tentate di uscire da Confindustria, disdettare il contratto nazionale e applicare il minimo di legge che è più basso»... «Il sistema che intendiamo rinnovare – risponde Morando – si basa sull’idea che per uscire dal contratto nazionale le aziende debbano sottoscrivere con i sindacati un loro contratto aziendale, come sta accadendo, ad esempio, alla Fiat. In quel caso il contratto deve essere approvato dai sindacati che rappresentano davvero la maggioranza dei lavoratori coinvolti. L’accordo del giugno scorso tra Cgil, Cisl, Uil e Confidustria, sui criteri per decidere chi è davvero rappresentativo nelle fabbriche..."...
Una delle differenze rispetto ad oggi è che nello schema del governo Renzi il contratto nazionale e quello aziendale sono alternativi tra di loro mentre attualmente i contratti aziendali aggiungono soldi in busta paga rispetto ai minimi contrattuali della categoria nazionale.
...i contratti nazionali finiranno stritolati, diventando un residuo marginale del Novecento... la stessa idea di sindacato generale, che cerca di dare uguali diritti a chi fa lo stesso lavoro in ogni parte del Paese e in ogni fabbrica, finirebbe per essere sconfitta...
Questo "salario minimo" non era riuscito ancora nessun governo ad attuarlo, neanche Berlusconi, ma ora ci vuole riuscire il governo Renzi a maggioranza PD.
Abbiamo già scritto in altri articoli su questo blog che il "salario minimo" altro non vuol essere che rendere legale il sottosalario, il salario a nero che già oggi tante aziende danno - a dimostrazione che le leggi contro i lavoratori le preparano i padroni e le varano i governi.
E' in effetti un salario come lo vogliono i padroni, sempre più uguale a quello da fame dato nelle fabbriche dell'Est, in Asia, ecc. in cui i capitalisti italiani delocalizzano le loro produzioni; un salario che per poter aumentare di poco reintrodurrebbe le famigerate "gabbie salariali", azzerando la contrattazione nazionale.
Via via sono gli stessi rappresentanti di questo governo 'matteorenzi' (veloce a attaccare i diritti dei lavoratori e a rispondere con la repressione, le cariche, le manganellate, gli arresti contro lavoratori, giovani, donne che non ci stanno, vedi le feroci cariche di Roma di sabato scorso) a non nascondere la vera natura antiproletaria di questo "salario minimo". Morando lo dice chiaro: prima se l'imprenditore faceva lavorare a nero era sanzionato, rischiava condanne penali, con l'introduzione del "salario minimo" lo sarebbe solo se andasse sotto questa soglia, quindi fino a tale salario diventa tutto legale.
Le aziende sono formalmente autorizzate a disdettare il contratto nazionale, quindi a pagare di meno; la Fiat di Marchionne diventa l'esempio da seguire per tutte le aziende.
Ma di che "salario" si tratta lo dice lo stesso Morando: con il "salario minimo" il lavoratore può solo "sopravvivere", sotto questa soglia c'è una condizione di semi-schiavitù.
I lavoratori che producono tutta la ricchezza della società, bene che gli vada, staranno solo un pochino meglio che uno "schiavo"... (e questo dovrebbe tranquillizzarli...), per far sì che gli schiavisti capitalisti salvaguardino e ingrassino i loro profitti fatti sullo sfruttamento degli operai.
Certo Cgil, Cisl e Uil cominciano a preoccuparsi per la loro sopravvivenza: se le condizioni salariali (e anche quelle normative) vengono stabilite dal governo, loro si troverebbero "disoccupati". Si sentono anche offesi visto che - come dice chiaramente Bonanni - già di loro con i loro contratti svendita avevano imposto in "...ogni categoria di lavoratori un suo salario minimo...".
Ma il governo li rassicura: loro sono sempre fondamentali - come agenti dei padroni e del governo dei padroni - per la contrattazione aziendale che, perchè non ci siano sorprese in negativo per le aziende, deve essere fatta solo e soltanto dai sindacati confederali; a questo - dice Morando _ serve la legge sulla rappresentanza che metterà la blindatura contro i sindacati di base e introdurrà le sanzioni contro delegati e lavoratori che non ci stanno ai loro accordi aziendali.
Contrattazione aziendale che - e anche qui il governo è chiaro - mentre prima aggiungeva soldi al salario del contratti nazionale, ora li toglierà, essendo alternativa al CCNL.
Le famose 80 euro ai lavoratori di Renzi risultano ancor di più una vera e propria presa in giro, una provocazione: da un lato con una mano a una parte dei lavoratori viene data questa elemosina (che non sarà affatto di 80 euro), dall'altra a tutti si toglie ben di più.
SE VOLEVANO DARCI UNA RAGIONE IN PIU' PER DIRE: IL 12 APRILE E' STATO SOLO UN INIZIO, CONTINUEREMO IN OGNI POSTO DI LAVORO, IN OGNI CITTA', TORNEREMO A ROMA, AI MINISTERI, BOICOTTIAMO IL GOVERNO DEI PADRONI E IL LORO JOBS ACT, CE L'HANNO DATA!
Nessun commento:
Posta un commento