Qualche giorno fa è stato approvato un Decreto che porta la detenzione" amministrativa" nei Centri di Identificazione ed Espulsione per migranti, da sei a diciotto mesi.
Diciotto mesi di soprusi, violenze, abusi, vessazioni e privazione della libertà, per una condizione: l'essere cioè senza documenti e/o senza permesso di soggiorno nel nostro paese.
E, tutto ciò , viene veicolato sempre per un "importante motivo", nel caso specifico l"emergenza sbarchi" che porta qui da noi ondate di persone disperate dai paesi del Nord Africa.
Ma le responsabilità del sistema economico-politico delle multinazionali e delle guerre neocoloniali non vengono mai messe in discussione, anzi , viene incentivato il razzismo nei confronti di quei popoli.
A proposito di sbarchi, i notiziari ci descrivono numeri e tipologia dei/delle
disperati/e che arrivano sulle nostre coste e ci dicono che ci sono molte donne, anche incinte e anche con bambini.
Ma qualcuna si è chiesta che fine fanno o hanno fatto? dove vengono messe? Vengono anche loro deportate? E come? Dovremmo chiedercelo non per spirito di parte o tutela di categoria, ma perchè sappiamo che le donne, oltre a tutte le vessazioni, le violenze e le umiliazioni, subiscono anche le violenze di genere e che per una che ha la forza fisica e mentale, la lucidità e il coraggio di denunciare, tantissime continuano ad essere maltrattate ed umiliate.
La detenzione per condizione apre scenari inquietanti.
Nel 1941 i nazisti costruirono in Germania il campo di internamento di Uckermark, campo per sole "donne e giovani ragazze". Si chiamava "Campo di protezione giovanile". le prime 70 ragazze furono imprigionate nel 1942, inviate, per la maggior parte, dai servizi pubblici sociali e etichettate come ASOZIALEN, con uno stigma non definito che si riferiva a qualsiasi comportamento contraddicesse le regole: ribellione e fuga dai servizi sociali pubblici, far parte della resistenza o essere semplicemente figlie o sorelle di chi ne faceva parte, andare a ballare, violare il divieto per quanto riguardava gli alcolici o uscire la sera, appartenere a gruppi di giovani che si opponevano al nazismo, avere contatti con ebree/i o con
lavoratori/trici straniere /i, non far parte della gioventù hitleriana o essere
libertine, prostitute o lesbiche.
Nel 1943 vi furono deportate anche donne Rom e Sinti e le partigiane slovene.
A quando la decisione del nostro sistema che i/le senza tetto, senza fissa
dimora, le prostitute, le/gli emarginate/i, le lesbiche ,le femministe, le donne non omologate... non sono gradite al sistema?
Non è più tempo di coltivare orticelli o di ritirarsi in giardini protetti, perchè spazi in cui rifugiarsi non ce ne sono più.
E' ora che le femministe e le lesbiche armino i loro canti
LIBERE TUTTE/I!!!!! CHIUDERE TUTTI I CIE!!!!!!
Domenica 26 giugno
ore 11 sotto il Cie di Ponte Galeria
ore 16 sotto il carcere di Rebibbia Femminile
GLF-GRUPPO DI LAVORO FEMMINISTA-ROMA
contro i Cie e contro il controllo sociale
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