Fincantieri, cambio di rotta sul Militare
per la Liguria arrivano le navi americane Il governo: stop alle fregate Fremm, ma niente tagli alla produzione. Il modello individuato è quello delle unità "Lcs" che si costruiranno per la Marina degli Stati Uniti di MASSIMO MINELLA
Si possono firmare accordi e ribaltare in mare tutti i cantieri. Creare le migliori infrastrutture e investire in impianti e nuove tecnologie. Ma prima di ogni altra cosa, i cantieri hanno bisogno di navi da costruire. E l'ultimo allarme che in Liguria arriva sul fronte militare non è affatto da sottovalutare. Perché la crisi della costruzione di navi passeggeri è nota e conclamata. Ma il rischio di fermare anche il comparto militare sarebbe realmente devastante. Il fatto è che, come sempre, a dettare legge sono i soldi e quelli per la cantieristica navale, ormai, sono sempre meno. Se poi l'argomento è la produzione militare, garantita dalla Difesa Italiana e degli altri Paesi interessati a potenziare la propria Marina, allora la situazione rischia di deflagrare.
Per la Liguria, al momento, il quadro è cupo. Già nota, si diceva, la situazione di Sestri Ponente che ha lavoro garantito fino a marzo del prossimo anno. Quando poi verrà consegnata l'ultima nave da crociera ancora in costruzione per la compagnia armatoriale Oceania allora il vuoto di lavoro sarà totale.
Ma è sul versante militare che lo scenario sta per virare bruscamente, con l'obiettivo di sostenere la prima industria della Liguria, appunto quella militare. Il programma delle dieci Fremm a suo tempo concordato con la Francia (a cui ne toccavano 17), attualmente fermo a quattro unità, molto probabilmente si fermerà a sei (se verrà confermato e garantito il finanziamento della quinta e della sesta unità). Ma poi si passerà a un altro prodotto, unità più piccole sul modello di quelle che Fincantieri costruirà per la Marina Militare Americana (le "Lcs-Littoral Combact Ship", navi da combattimento di superficie).
La conferma arriva dal sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto e rappresenta l'unica possibile via d'uscita da una crisi che potrebbe concretizzarsi nell'arco di un biennio. Le quattro Fremm, infatti, sono attualmente in costruzione nel cantiere di Riva Trigoso e la prima delle quattro il 16 luglio verrà varata e trasferita per completare l'allestimento al Muggiano. Il ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani, nell'incontro del 3 giugno in cui l'amministratore delegato Giuseppe Bono ha ritirato il piano industriale, ha garantito l'impegno a finanziare anche la quinta e la sesta Fremm. Per le ultime quattro, invece, non c'è alcuna copertura finanziaria e, come si diceva prima, non saranno probabilmente più costruite, mentre si punterà su altre unità. Solo se il pacchetto di dieci unità venisse confermato ci sarebbe lavoro garantito fino al 2018.
E lo stesso discorso varrebbe per il Muggiano che al momento lavora a due megayacht, due sommergibili e due pattugliatori per gli Emirati Arabi. La fine anticipata dalla commessa Fremm induce ora a rivedere i progetti. L'obiettivo, ovviamente, è quello di sostituire le fregate con altre unità per la Marina Militare Italiana, ma anche per altre marine. Si punterebbe insomma su un prodotto più esportabile e quindi più facilmente vendibile.
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