A pochi giorni dall'intimidazione del Prefetto che domenica, con Digos al seguito, ha disposto il sequestro di una ventina di carriole e minacciato denunce per decine di manifestanti identificati, alla persecuzione governativo/poliziesca si è unita anche la "scomunica" della Curia contro la protesta delle carriole.
A margine di una cerimonia in Vaticano - riporta oggi il quotidiano locale "il Centro" - l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Molinari, ha levato leva il suo allarme:
«Sembra che ci sia qualcuno molto interessato alle “carriolate” perché vuole creare dal punto di vista politico un gruppo che abbia autorità nella ricostruzione ... per poter entrare poi nella cabina di regia delle attività di rimozione delle macerie e di ricostruzione ... Ogni tanto succedono degli episodi poco simpatici ed io non ho paura di dire che spesso ci sono delle strumentalizzazioni di gruppi che vengono da fuori e che non hanno niente a che fare con L’Aquila vera».
Che coraggioso anatema! Nessuno osi disturbare il manovratore, intralciare i piani di Governo, Regione, Provincia e Comune e - soprattutto, guastare la saggia regìa San Guido Bertolaso e il suo codazzo di gentiluomini di Sua Santità, procacciatori di appalti, escort e gigolò seminaristi, di tutti quelli che a un anno del terremoto hanno lasciato le macerie ben al loro posto, disseminato la maggioranza degli sfollati lontano da casa, lucrato enormi affari dalle opere per il G8 e e la costruzione delle CASE, incapaci neppure di avviare un piano efficace per la ristrutturazione delle abitazioni meno danneggiate.
E' questa la "Aquila vera" che l'arcivescovo vorrebbe difendere?
Continua il prelato: «Proprio ieri è venuto da me un amico, che ha anche un posto di responsabilità in città, e mi ha detto di essere preoccupato perché ha sentito dire che il giorno di Pasqua vogliono fare i turni per togliere le macerie. Ma non è possibile, almeno la Pasqua ce la lascino libera! »
A quanto pare questo "pastore" non riesce a immaginare per il suo "gregge" migliore libertà maggiore che quella di una città fantasma in mezzo ai detriti dove, tra il "silenzio degli agnelli", celebrare liberamente i propri riti, con buona pace di quegli aquilani che, insieme al Cristo, vorrebbe vedere risorgere anche la propria casa.
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