lunedì 13 ottobre 2025

pc 13 ottobre - Leonardo Grottaglie (TA) - Petizione delle lavoratrici e lavoratori: “Stop forniture militari per Israele”

Lo Slai cobas sc di Taranto il 22/10 aveva fatto presidio dentro la Leonardo, parlando coi lavoratori. Rompendo con una logica e prassi di manifestazioni alla Leonardo di sabato, quando i lavoratori non sono in fabbrica.

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 “Non in mio nome, non col mio lavoro”. È questo il titolo della petizione lanciata da un gruppo di lavoratrici e lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie, che chiede con forza la cessazione immediata di ogni fornitura bellica destinata a Israele da parte dell’azienda e delle sue controllate.

La mobilitazione, ospitata sulla piattaforma Change.org, va oltre la semplice protesta simbolica: i firmatari chiedono anche la sospensione di tutti i rapporti commerciali e degli accordi di investimento con istituzioni israeliane, startup, università ed enti di ricerca che, direttamente o indirettamente, contribuiscono al conflitto in corso con il popolo palestinese.

A sostenere l’iniziativa è la Rsu Fiom della Business Unit Aerostrutture, che in una nota rilancia una battaglia storica del sindacato: convertire progressivamente l’impegno industriale di Leonardo dal settore militare a quello civile. “Come Fiom Cgil – si legge nel comunicato – abbiamo promosso scioperi e mobilitazioni contro l’economia di guerra, che scarica i suoi costi sui lavoratori, tra salari sempre più deboli e inflazione crescente”.
La Fiom ribadisce la necessità di tutelare e rafforzare il comparto aeronautico civile, cuore produttivo del Mezzogiorno e punto strategico per collaborazioni con università e centri di ricerca. Da qui anche la richiesta che la Business Unit Aerostrutture resti all’interno della struttura unificata di Leonardo (la cosiddetta “One Company”), evitando derive speculative come partnership con fondi finanziari.

“Sosteniamo la petizione – conclude la nota sindacale – e invitiamo tutte le lavoratrici e i lavoratori a firmare. Serve una partecipazione attiva e concreta per difendere il futuro dello stabilimento e il diritto a un lavoro che non sia complice di guerre”.


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