Gli scioperi, le manifestazioni dei giorni precedenti il 4 ottobre sono state di quelle scintille che poi scoppiano. In un paese imperialista sembra che per lungo tempo non succeda niente e poi ci sono questi scoppi. Le masse comunque hanno i loro tempi, hanno bisogno anche di assimilare. E comunque i due anni che ci sono stati dal 7 ottobre 2023 hanno seminato, hanno contribuito al movimento. Insieme ai fatti oggettivi che sono successi, è come se le masse hanno in questo periodo assimilato per poi manifestarsi in forme grandi, enormi.
L’elemento sicuramente unificante è stato quello dell'indignazione, altri elementi, in particolare la flottilla, hanno contribuito a creare quest'embrione di coscienza. Questo è incoraggiante e ci dà ragione quando noi facciamo il lavoro quotidiano “grigio” che sembra a volte senza sbocco, magari a volte è pesante, però poi non è così.
I sabati di Milano sono stati un punto fermo in tutti questi due anni, hanno preparato il terreno. Noi siamo stati dentro sin da quando è iniziato questo movimento, con le nostre parole d'ordini chiare, nette e anche con il lavoro autonomo che non ci ha fatto stare, come si dice, al carro del movimento, del movimento per il movimento. Noi non ci siamo fermati mai, ora dobbiamo stare molto con i piedi per terra e non fare come fa qualcuno subito il trionfalismo; ora più che mai occorre continuare comprendendo la fase attuale e come combattere.
In questo movimento ci sono tantissimi giovani, alcuni alle prime esperienze. E’ una gioventù che deve fare e sta facendo esperienza e che deve trovare anche la sua strada per organizzarsi e attrezzarsi per la lotta combattiva.
Per quanto riguarda il discorso delle fabbriche, alla Fincantieri per esempio, è significativo che non si è trattato né del contratto, né dell'aumento del salario; la Palestina ha avuto la potenza di mostrare l'oppressione fino in fondo, che poi fa emergere la questione dell'imperialismo, la questione dei governi, della borghesia dominante. E' sicuramente una mobilitazione operaia ancora piccola, iniziale, ma che non è di tipo economico, ma politico, umano.
La prima questione sono le masse, la fiducia nelle masse. Questo ora non è solo una speranza ma quasi una situazione "oggettiva". In questo senso è possibile un paragone con il '68, gli anni '70. La fiducia nelle masse non è ideologica ma concreta, reale. E conferma ciò che la scienza del proletariato, il marxismo-leninismo-maoismo, afferma.
Legata a questo, emerge la fiducia nella trasformazione, che la trasformazione è possibile. In situazioni
apparentemente statiche delle masse, c'è poi la "goccia che fa traboccare il vaso" che invece permette questa trasformazione. In questo caso, prima della flottilla, ha scosso i sentimenti, l'indignazione profonda di massa, per la continua, immensa strage dei bambini palestinesi, Essa è stata determinante per far crescere la coscienza, per trasformare. Poi la flottilla, il modo oscenamente offensivo con cui la Meloni trattava la questione, è stata un detonatore, la goccia che ha fatto traboccare il vaso in termini di estensione e quindi di scesa in piazza di centinaia di migliaia di persone, fino al milione di Roma. L'emozione, i sentimenti, la commozione sono fattori essenziali di mobilitazione delle masse.L'altro elemento è l'importanza delle parole d'ordine. Anche questo è parte della scienza rivoluzionaria nel trovare le parole d'ordine giuste; che da un lato possano essere in legame con i sentimenti delle masse e dall'altro si "impongano", tra virgolette, per far avanzare la coscienza delle masse, la comprensione della situazione non solo umana di violazione di ogni minimo diritto ad una vita umana per i popoli, ma la comprensione del perché dell'orrore dell'imperialismo, dei governi, eccetera.
Parole d'ordine, quindi, che da un lato siano in sintonia con la trasformazione della coscienza delle larghe masse, dei giovani, delle ragazze in particolare e dall'altro siano portate con determinazione, con combattività, non in modo ripetitivo, burocratico. In questo a Roma ci è servita l'esperienza che abbiamo fatto dell'azione dell'MFPR, che spesso, piccolo gruppo, si è dovuto confrontare con manifestazioni - pensiamo a quelle per il 25 novembre, di centinaia di migliaia di donne, fino alle 500.000 persone di due anni fa; ma è riuscita comunque ad essere un punto di riferimento, ad uscire sui giornali. Ma questo dice, come è successo il 4 a Roma, che anche un piccolo gruppo se ha parole d'ordine giuste, se ha uno stile combattivo, instancabile, si fa notare non solo dalla borghesia ma dai giovani, donne palestinesi..
Per i lavoratori, dobbiamo essere più coraggiosi, determinati. Dobbiamo unire il "preoccuparci del grano e del sale quotidianamente" al fatto di portare lo spirito, il clima di guardare oltre. Perchè ora "il grano e il sale" non è la stessa cosa che gli anni scorsi, oggi "grano e sale" sono strettamente intrecciati al problema politico, del governo, della situazione internazionale. In questo, la Palestina aiuta noi, e su questo non dobbiamo essere timidi, difensivi, perchè è giusto; ed è giusto che la prossima volta i lavoratori ci siano in tanti. La Palestina sta incidendo tra gli operai, lo abbiamo visto anche a Taranto quando siamo andati alla Leonardo.
La questione del Governo è importante. Questo Governo è come gli altri ma è diverso, è fascista. E questo comincia a trovare concorde anche tante masse. Su questo siamo vincenti; e siamo vincenti anche rispetto ad altre forze, sia opportuniste, sia estremiste, che invece non fanno un giusto discorso. Ma questo è un lavoro di lunga durata.
Un lavoro che richiede "un piede dentro e un piede fuori", e il più importante è il piede fuori, l'attività autonoma; e il "piede dentro" è senza abbassare o adeguare la linea, le parole d'ordine giuste, la combattività, forti del fatto che è possibile la trasformazione; che le masse emozionate, commosse, si ribellino, partecipino alla lotta e quindi trovino anche loro da che parte stare.
La tragica situazione delle masse palestinesi mostra l'oppressione fino in fondo, l'orrore a cui ci porta l'imperialismo. Ma quando c'è oppressione fino in fondo, la ribellione, la rivolta, la rivoluzione è per forza!
Tornando alla questione del governo, della Meloni, questo governo fascista è anche imbarazzante, per le sue esternazioni, il suo servilismo verso gli Usa di Trump, per come reagisce in maniera isterica nei confronti dei giovani, della Flottilla - una cosa da far rimpiangere i governi democristiani... Ma non ci illudiamo, questo governo ancora non riusciamo subito a rovesciarlo, anche se lo vorremmo; questo governo ancora regge, e sta reggendo, anche perché le "opposizioni" sono vergognose.
Anche qui ci vuole "la goccia che fa traboccare il vaso", ma ancora questa goccia non è chiara, quindi il nostro lavoro di propaganda e di agitazione contro il governo, per spiegare che cos'è il governo, la lotta contro questo governo deve continuare e approfondirsi.
Nessun commento:
Posta un commento