venerdì 20 settembre 2024

pc 20 settembre - "Portare tra gli operai la denuncia politica" - Dall'assemblea nazionale di proletari comunisti del 31/8

Dobbiamo portare la denuncia politica, del governo su tutti gli aspetti. In un certo senso dobbiamo riequilibrare il rapporto che c'è tra attività sindacale e attività politica.

Questo non è semplice, però è la chiave di volta del rapporto lotta sindacale e lotta politica. Una parte di questa attività è interna chiaramente all'attività sindacale. Nel racconto dei compagni, in particolare a Bergamo (vedi articolo nel blog pc https://proletaricomunisti.blogspot.com/2024/09/pc-15-settembre-sul-lavoro-degli-operai.html) dove si fa attività sindacale, ci sono due elementi: uno è che le operaie della Montello vanno alla manifestazione per Satnam Singh; l'altro è che lo Stato, direttamente o attraverso i padroni, interviene sul diritto di sciopero. I compagni ne devono cogliere l'importanza perché è lì che ci sta quella attività multiforme che utilizza la lotta sindacale, che è una base essenziale dell'attività dei compagni, per fare “un comizio”, un intervento sulla situazione politica d'insieme che parte dalla questione della lotta sindacale e poi va oltre; che parte dall'attacco al diritto di sciopero per dire che questo governo porta avanti la repressione verso tutti gli scioperi, da quelli dei trasporti, alle poste; la repressione nei confronti degli studenti, dei compagni che lottano per la Palestina (il caso di Luigi Spera, del Foglio di via per Sebastiano, delle denunce e provvedimenti contro compagni e disoccupati a Napoli, ecc.

Nello stesso tempo diciamo che su questo terreno c'è una forza politica che combatte. E’ l'occasione per denunciare la politica borghese e il governo, per porre la necessità di fare una lotta per rovesciarlo, e per questo occorre rafforzare la nostra organizzazione.

È chiaro che questo discorso non può essere raccolto da tutti gli operai in sciopero. Può essere raccolto dai più avanzati, più attenti. Verso costoro deve esserci la continuità di questo lavoro. Se i lavoratori sono andati alla manifestazione per Satnam possono benissimo andare una volta al mese a una manifestazione per la Palestina.

Il cambiamento è questo, ma questo cambiamento è obbligato. In uno sciopero un compagno deve

diffondere il settimanale, il materiale politico. Quando ci sono due compagni, uno si occupa dello sciopero, delle sue rivendicazione, l’altro diffonde il giornale. Questo lavoro deve essere ragionato.

Negli interventi dei compagni vogliamo sentire quello che si fa per organizzare politicamente i lavoratori.

Il cambiamento non sta in cielo, ma sta nel fatto che non si può continuare a fare solo la lotta sindacale. E’ come voler togliere l'acqua del mare con un bicchiere. Proprio perché gli operai hanno fatto uno sciopero, il giorno dopo devi andare a dirgli il resto. E noi dobbiamo discutere di quanto stiamo incidendo politicamente tra i lavoratori.

Noi dobbiamo parlare tanto agli operai per spiegare loro che cosa vuol dire quello che sta succedendo. Noi siamo “l’opuscolo”. Dobbiamo spiegare ai lavoratori che noi vogliamo la caduta del governo.

Lo sciopero è un'opportunità, i lavoratori durante lo sciopero, dice Lenin, sono disposti a parlare di tutto. Ma spesso noi, invece, li teniamo agganciati al motivo per cui stanno scioperando

Siamo di fronte a una situazione politica in cui il governo sta cambiando, sta occupando tutte le postazioni. Noi sui cambiamenti, fatti che stanno accadendo dobbiamo scrivere articoli su articoli. Agli operai bisogna dare indicazioni, bisogna creare il clima di lotta. E’ il momento, compagni, in cui noi ci dobbiamo assumere la responsabilità di fare questo. Certo, nel farlo potremo sbagliare, ma bisogna fare.

Come facciamo piani per l'attività sindacale, dobbiamo fare piani per l’attività politica, innanzitutto tra gli operai, dandoci continuità: oggi portiamo la denuncia del governo, domani del decreto sicurezza, poi della repressione, dopodomani concentriamo su uno degli aspetti più evidenti della azione politica, ecc. E diciamo agli operai più attenti, più sensibili di unirsi a noi nella costruzione dell’organizzazione rivoluzionaria.

Questa attività non deve essere una tantum, perché altrimenti è come se dobbiamo sempre ricominciare tutto da capo e si perde il filo di attenzione.

Occorre però chiarezza.

Un esempio è il problema della repressione e dell'azione del governo con i decreti sicurezza. Su questo sono in corso varie iniziative, proposte di mobilitazione, ma l'aspetto principale non è di mettere insieme varie realtà indipendentemente da cosa dicono. Oggi il problema è anche delimitare, evidenziare una linea, azione che possano portare effettivamente a uno scontro con il governo.

Bisogna dire chiaramente che non c'è soluzione, se non la caduta del governo. Questo governo è fascista, se ne frega delle manifestazioni, delle mobilitazioni, non c'è possibilità di strappare cambiamenti, il governo va avanti “a tamburo battente”.

Mettere insieme tutto un movimento, parlare di unità senza porre qual è lo scopo oggi, non fa fare alcun passo avanti. Negli altri decreti sicurezza, quelli fatti da Conte uno, Conte due, la mobilitazione riuscì un pò a frenare una loro completa attuazione. Con questo governo invece è difficile, siamo passati al decreto Cutro, a questo che è peggiore e nella sua applicazione è anche peggio di come è scritto nella stessa norma. Quindi, porre la necessità della caduta del governo è discriminante.

Tra gli operai, le masse proletarie occorre portare la denuncia politica, insieme a una chiarezza nell’indicare qual è la strada e il carattere di questo governo fascista.

Dobbiamo fare una lotta di posizione.

Nessun commento:

Posta un commento