mercoledì 18 settembre 2024

pc 18 settembre - Ddl 1660: Più che decreto sicurezza possiamo ribattezzarlo “sicurezza di finire in carcere”


Da martedì 10 settembre sta andando a tappe forzate l'approvazione del Ddl sulla sicurezza 1660

Questa norma, manifesto della filosofia securitaria e autoritaria che regge il governo Meloni, ha un'impronta fortemente repressiva, è un decreto pericolosissimo che sta raccogliendo numerose critiche e perfino l'organizzazione europea per la sicurezza e la cooperazione ha detto che mina lo stato di diritto in Italia.

E’ una tendenza normativa repressiva che parte da lontano ma che a partire dalle recenti modifiche legislative introdotte con il decreto Caivano si è accentuata ancor di più e vuole modellare la società in una fase di crisi economica e di guerre imperialiste. 

Il decreto Caivano ha infatti introdotto modifiche fortemente repressive in tema di misure di prevenzione e di pubblica sicurezza e il cosiddetto Daspo urbano ora è applicabile anche nei confronti di minori degli anni 18 ma superiore ad anni 14, e soprattutto è stata introdotta la facoltà del Questore di disporre il divieto di accesso a determinati luoghi laddove ricorrano ragioni di pericolosità sociale a prescindere dal fatto che il soggetto sia condannato o denunciato, Sono stati ampliati quindi i poteri del Questore che può firmare un foglio di via (una misura che inizialmente era stata pensata dal legislatore solo per soggetti che si erano macchiati di reati particolarmente gravi ovvero il codice antimafia) anche per soggetti inquadrabili nella categoria della cosiddetta pericolosità generica in quanto pericolosi cioè per la sicurezza pubblica. Si coglie immediatamente l'abnormità di questa norma che per la genericità e la vaghezza con la quale è stata formulata, vìola il principio di tassatività della legge penale attribuendo conseguentemente un potere interpretativo applicativo molto ampio al Questore il quale anche di fronte ad un soggetto incensurato o non manifestamente violento può irrogare una misura di prevenzione sulla base di una propria valutazione di pericolosità. In questi ultimi mesi è accaduto che si è associato il concetto di "pericolosità sociale" a chi esprime un dissenso, a chi manifesta, per il lavoro, il reddito, chi manifesta per l'ambiente, per qualsiasi

questione, E' un fatto molto grave perché il dissenso non è pericoloso, non attenta alla tranquillità pubblica né alla sicurezza pubblica. Se ogni dissenso venisse considerato pericoloso socialmente, Dove andremo a finire?

Il dissenso rappresenta invece il valore più alto della democrazia, ne incarna il suo aspetto essenziale, criminalizzare la contestazione quindi è un rischio molto grave e questa tendenza di emettere fogli di via, multare, sanzionare sono palesemente misure sproporzionate ed incongrue rispetto alle azioni che le persone raggiunte da queste misure hanno compiuto, ovvero manifestare il proprio pensiero, esprimere le proprie idee, contestare e rivendicare legittimamente i propri diritti. Tutte azioni peraltro costituzionalmente garantite quindi trasformare la disobbedienza civile in qualcosa di illegale deve far allarmare tutti e uno stato che lo fa attraverso le misure di prevenzione è uno stato di polizia.

Questa premessa è stata necessaria perché il decreto sicurezza con i suoi 28 articoli si inserisce proprio su questa scia repressiva, introduce ben 13 nuove fattispecie di reato, più un certo numero di aggravanti, più una triplicazione della pena nei confronti di fattispecie di reato già previste dal nostro orientamento. Che dire, alla faccia del sovraffollamento penitenziario!

Il sovraffollamento delle carceri italiani infatti è al centro dell'attenzione della cronaca a causa delle condizioni invivibili in cui versano i carcerati; si registrano 65 suicidi dall'inizio dell'anno a cui va aggiunto il suicidio di 7 agenti penitenziari. In questo quadro di gravità il governo Meloni come pensa di risolvere il problema del sovraffollamento? Introducendo nuove fattispecie di reato ovvero introducendo nuove possibilità di andare a finire in carcere e soprattutto aggravando la posizione di chi già nel carcere già ci sta.

Il disegno di legge sicurezza prevede un'ulteriore criminalizzazione della marginalità sociale ed un'ulteriore incremento della repressione del dissenso, del conflitto sociale oltre appunto alla blindatura del carcere e l'aumento dei poteri delle polizie. Il governo, con le scelte sancite nel decreto sicurezza fa diventare il carcere e la pena gli unici strumenti di rimedio alle gravi carenze sociali presenti nel nostro paese anche per la distruzione continua del welfare ed i tagli alle spese sociali e quindi il conflitto viene relegato solo ad un problema di ordine pubblico. Dai fatti sociali, dalle contestazioni in atto e dalle manifestazioni in corso, questo governo ne trae spunto non per soluzioni sociali bensì per creare nuovi reati e risolvere tutto attraverso la repressione. 

La vicenda Cospito diventa nel decreto sicurezza occasione per inventare all'articolo 18 il reato di “rivolta in carcere” con pene da 1 a 5 anni di reclusione per chi non obbedisce agli ordini impartiti ma si considera rivolta in carcere anche la resistenza passiva di tal che anche lo sciopero della fame può essere considerato una resistenza passiva ed aumentare le pene nei confronti di chi invece di essere agevolato ad uscire dal carcere e quindi ad espiare la pena nel più breve tempo possibile, se la vede aumentata. Ma vi è di più. 

All'articolo 19 la fattispecie della rivolta e della resistenza passiva viene estesa anche ai CPR ma in preda a questa furia ideologica, il governo non si è reso conto che i destinatari di questa norma ovvero i soggetti ospitati nelle strutture di accoglienza sono soggetti liberi, non sono detenuti. Gli ospiti di quelle strutture finalizzate all'accoglienza e all’integrazione sono soggetti che addirittura possono essere anche minori ma sono liberi. L’articolo 19 è la prova che per questo governo l'ideologia cieca va oltre tutto, oltre la Costituzione

Nell'articolo 20 poi vengono autorizzati ufficiali magistrati e agenti (non solo quindi quelli di pubblica sicurezza) a portare con sé, quando non sono in servizio, senza licenza alcune tipologie di armi. Prepariamoci ad una specie di esercito di sceriffi che popolerà le strade d'Italia; non è invece obbligatoria la bodycam che viene data in dotazione alle forze dell'unione dell'ordine ma gli agenti potranno decidere se e quando usarla.

Ancora, diventa reato l’occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui con una pena che va da due a 7 anni però la pena non punisce soltanto chi occupa materialmente l'immobile ma punisce penalmente anche i movimenti che difendono queste occupazioni. Tutto voluto per colpire chi si fa carico di una questione sociale come quella del diritto di abitare, quindi riguarderà anche i picchetti antisfratto.

Sono inasprite le pene nell'ambito delle manifestazioni di piazza perché si trasforma in reato il blocco stradale o il blocco ferroviario - prima al massimo era applicabile una sanzione amministrativa - normalmente fatti da operai, lavoratori, disoccupati durante scioperi, manifestazioni per il lavoro; questi blocchi se commessi da un singolo prevede una pena che va dai due ai sei anni, se commessi da più persone, come è naturale, viene aggravata. 

Sono inasprite le pene per i reati di oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale se l’oltraggio o la resistenza sono volti ad impedire la realizzazione di un'opera pubblica o di una infrastruttura strategica. Come non cogliere che è una norma tagliata su misura per colpire la molteplice rete di attivisti che da anni protestano contro le grandi opere a partire dal Tav. dal ponte sullo stretto, dai rigassificatori. Se questa norma fosse approvata, verrebbe previsto il carcere da quattro a vent'anni per chi anche con atti simbolici possa solo minacciare il blocco di opere infrastrutturali o impedire la realizzazione di un'opera pubblica o di una infrastruttura strategica.

E come era scontato questo Ddl colpisce pesantemente anche le donne: non è più rinviabile la carcerazione di donne incinta e di madri con bambini fino a 1 ann; quindi donne e bambini vanno buttati in galera!

Inoltre il decreto Sicurezza mette sul lastrico quasi 3000 aziende che in Italia si occupano di coltivazione e trasformazione di cannabis light cioè la marijuana con un THC inferiore o pari allo 0,2% che non è considerato sostanza psicotropa. Queste aziende danno lavoro a quasi 11.000 persone generando un fatturato annuo di circa 500 milioni di euro.

Gli effetti di questo provvedimento sul nostro ordinamento giuridico sono veramente preoccupanti per la deriva di natura fascista ed estremamente pericolosa che segnerà sui diritti dei cittadini e di determinate categorie di persone specialmente le più fragili.

Più che decreto sicurezza potremmo ribattezzarlo “sicurezza di finire in carcere”.

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