da ORE12/Controinformazione rossoperaia del 20/9
Sulla repressione vogliamo partire da un caso specifico: quello del foglio di via per 6 mesi (durerà fino a dicembre) che ha colpito un compagno di Bergamo di proletari comunisti e dello Slai Cobas per il sindacato di classe per i fatti successi il 25 Aprile a Milano
Questo foglio di via è un attacco politico che si inserisce nel
quadro dell'inasprimento della repressione di questo governo fascio-imperialista
della Meloni con una serie di provvedimenti arbitrari, di aumento dei poteri
del questore e della polizia che proprio in questi giorni sono stati inseriti nel
decreto legge 1660.
Il foglio di via di Milano ha delle particolarità: è all’interno
della campagna di criminalizzazione della solidarietà del movimento palestinese
che vede il tentativo, da parte del governo e del suo ministro degli Interni,
di vietare la manifestazione nazionale di Roma del 5 ottobre.
Il foglio di via è una misura emessa direttamente dalla questura che non è un organo giudiziario, quindi è un provvedimento amministrativo che non porta a un processo davanti a un giudice per verificare i reati commessi ma si basa sulle segnalazioni della Digos che non deve
dare nessuna comunicazione di notizia di reato e nemmeno collegare il fatto al reato specifico.Tutto si basa sulla giusta contestazione della brigata
ebraica il 25 Aprile a Milano e si mette assieme a un'altra contestazione che
invece in piazza c'era stata, diretta contro le istituzioni e il governo
fascista che sostiene il genocidio sionista, per portare in maniera forte e
chiara la voce della resistenza palestinese.
È chiaro che questo tipo di linea adottata dalle questure è
diretta emanazione di quello che è la politica repressiva del governo, del
ministro degli Interni, con il tentativo di paragonare l’antisionismo all'antisemitismo
e viene definito come “un'attività discriminatoria” la stessa solidarietà al popolo palestinese. Tutto questo permette alle questure, alla
polizia, di superare i limiti in cui dovrebbero operare, violando le regole da
applicare come sono i fogli di via, che non hanno l’obbligo di sostanziarsi con
elementi di fatto.
E’ su questa base che abbiamo fatto ricorso per opporci
a questa misura ingiustificata, perché il problema è che il foglio di via deve
essere applicato nelle situazioni di “evidente pericolosità sociale”, ma in
questo caso, siccome è stato emesso solo in base alle segnalazioni della polizia, si è voluto
criminalizzare tutta l'attività del compagno, volendolo colpire per la sua presenza
sempre costante a tutti i sabati palestinesi e con i suoi interventi in piazza.
Impedire ad un compagno per 6 mesi di andare a Milano, centro dell'attività
politica e sociale e sindacale, per partecipare alle manifestazioni, vuol dire privare
della libertà, della possibilità di qualsiasi tipo di dissenso.
Un provvedimento che si ricollega alle norme inasprite con il decreto sicurezza 1660. E’ chiaro che l'intento dello Stato, del governo, della borghesia, è proprio quello di far passare come “pericolosità sociale “tutta l'opposizione reale, sociale, politica, sindacale, antifascista, antimperialista, contro la guerra, contro la devastazione ambientale, contro le grandi opere, che va a mettere in discussione proprio l'ordine costituito.
Con il foglio di via - che stanno usando anche contro tanti
altri – vogliono colpire proprio l'appartenenza del soggetto ad una determinata
categoria che in qualche modo si oppone allo stato di cose, non quindi ad un
soggetto che è pericoloso ma è “pericoloso” perché appartiene a quella
categoria.
Allora è proprio a questo livello di attacco che deve corrispondere
il livello della risposta.
La campagna “se toccano o non lo toccano tutti” che abbiamo indetto è ancora debole. Rispondere anche ai singoli provvedimenti, come in questo caso, è sicuramente un punto di forza per tutti coloro che lottano quotidianamente contro questo stato di cose. I provvedimenti amministrativi come il foglio di via hanno un effetto immediato e lo stesso rigetto che c'è stato è stato fatto in maniera burocratica, ribadendo tutto quello che hanno scritto i dirigenti di pubblica sicurezza è un problema per tutti che necessita di un livello di denuncia, di mobilitazione contro questo governo fascista, la sua politica, contro il clima sempre repressivo da Stato di polizia che sta portando avanti.
Il Tar ha deciso non solo rigettando la sospensiva ma anche
il contenuto di questo provvedimento, quindi impedendo di fatto di portare altri
esempi rispetto alle segnalazioni che sono state fatte della Digos. In questo
caso adesso rimane il provvedimento e in più ci sono ovviamente delle
segnalazioni che proseguiranno, perché quello che si vuole criminalizzare è la
solidarietà alla Palestina, si vuole paragonare l'antisionismo all'antisemitismo, fino
ad arrivare al tentativo del ministero degli Interni di vietare la
manifestazione del 5 ottobre.
Su questo, fortunatamente, i giovani palestinesi hanno
risposto in maniera adeguata, denunciando il legame tra il ruolo del governo
fascista e filo sionista Meloni e questi provvedimenti, tra cui il decreto
legge sicurezza 1660, che è una questione che porteranno in questa manifestazione.
Queste denunce proseguiranno perché ci sono altre che riguardano
la manifestazione del 27 gennaio, che era stata vietata perché in concomitanza
con la Giornata della memoria ma che a Milano, giustamente, si è tenuta
ugualmente. Ed è possibile che ci saranno processi che vedranno coinvolti i
compagni sulla base di manifestazione non autorizzata o di resistenza a
pubblico ufficiale.
Questo decreto legge sicurezza 1660 va ad inasprire le pene per
criminalizzare in sostanza le lotte. Proprio in questo decreto dispone l’inasprimento
delle misure amministrative, dai Daspo urbani ai fogli di via con al centro la “pericolosità sociale” che viene estesa a chi esprime un dissenso,
a chi manifesta per il lavoro, il reddito, a chi manifesta per qualsiasi questione.
Questo è un fatto molto grave, visto che il dissenso rappresenta invece il
valore più alto della democrazia e questo è un altro elemento del carattere fascista
di questi provvedimenti, perché ogni decreto legge è da vedere non in sé ma all’interno
della marcia verso un regime moderno fascista. Ed è questo un elemento che è
ancora tarda ad essere compreso dal resto del movimento così da poterlo combattere
in maniera adeguata che significa lottare fino alla caduta di questo governo.
La resistenza a pubblico ufficiale viene inasprita, così
come il blocco stradale che è una delle forme delle manifestazioni degli
operai, dei lavoratori, dei disoccupati, durante gli scioperi.
Rispetto alla repressione bisogna fare delle azioni che
rompono e che vanno contro questo decreto, ad esempio per quanto riguarda il movimento palestinese bisogna fare come è
successo a Como dove i giovani palestinesi, contro le misure assurde di divieto
imposte dal questore alla manifestazione del tipo non portare la bandiera, non
parlare in arabo, hanno risposto rompendo questo divieto. Siamo perché questo
esempio si debba seguire nella giornata del 5 ottobre e nella manifestazione
che dobbiamo garantire che si svolga a tutti i costi.
Altro punto importante è che quando “viene colpito uno vengono
colpiti tutti” dobbiamo rispondere tutti, cosa che non è ancora centrale nel
movimento.
Fondamentale in questo contesto di guerra, fascismo e quindi
aumento della repressione, non basta la lotta ai singoli provvedimenti, come ad
esempio contro il decreto sicurezza, non si possono avere dei risultati senza
mettere in discussione il governo fascista Meloni, senza lavorare per la sua
caduta.
E quindi il punto che dobbiamo porci tutti è come combattere un governo fascista.
Sicuramente non possiamo farlo come prima.
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