Nuova fase della lotta contro i migranti condotta dal regime Saied al servizio dell'imperialismo europeo ed italiano in particolare.
Ancora una volta in concomitanza
di una visita istituzionale del governo italiano in Tunisia (nella fattispecia
con la venuta del primo ministro Meloni, del ministro dell'università Bernini e
del vice ministro degli esteri Cirielli lo scorso 17 aprile), il governo
tunisino alza i toni contro la presenza di migranti subsahariani
"illegali" e passa ai fatti.
Già pochi giorni prima di questo incontro bilaterale erano ritornate a rimbalzare sui media locali le notizie relative all'emergenza migranti nella regione di Sfax, un'emergenza creata dal governo stesso dato che ha deciso di deportare dall'anno scorso migliaia di subsahariani abbandonandoli e se stessi e confinandoli negli uliveti di quella regione, oggi sarebbero circa 20.000 persone suddivise in cinque campi.
Terminata la visita lampo della Meloni (durata appena quattro ore) dopo appena due giorni è seguita quella del ministro dell'istruzione Valditara ed infine sabato 27 aprile quella del ministro della cultura
Sangiuliano (che è stato sonoramente contestato). Entrambi erano stati invitati in occasione della Fiera del Libro di Tunisi in cui l'Italia era quest'anno "ospite d'onore".Finite le passerelle dei membri
del governo italiano in Tunisia, e dopo che durante questi 10 giorni Saied ed
esponenti del regime moltiplicavano le dichiarazioni sui rischi alla sicurezza
nazionale che proverrebbe dai migranti, il 28 aprile le forze di polizia e
della guardia nazionale, nonché delle brigate antiterrorismo (sic!)
hanno attaccato un immobile abitato da 500 migranti subsahariani nel quartiere
di Hay el Nour a Sfax con lo scopo di sgomberarlo.
Ne è scaturito uno scontro in cui i migranti hanno provato a difendersi da questa aggressione deliberata, con il bilancio di una ventina di arresti e qualche ferito da ambo le parti.
E' bene ricordare che lo scorso luglio l'Unione Europea ha sborsato 150 milioni di euro al regime Saied in cambio di un giro di vite per quanto concerne il controllo delle frontiere marittime tra Tunisia ed UE in chiave anti-migranti a cui sono seguite le deportazioni nel deserto al confine con la Libia e in seguito, dopo lo scandalo di centinaia di morti di stenti, la deportazione a Sfax.
Come successo l'anno scorso non sono mancate le dichiarazioni razziste da parte di alcuni parlamentari, questa volta in particolare è stata la volta di Fatima Messadi che ha parlato di "occupazione africana" (il curioso aggettivo con cui i razzisti in Tunisia si rivolgono ai neri dei paesi subsahriani evidenziando un distacco razziale tra gli "arabi" e gli "africani"), e agitando la possibilità di una proposta di legge per vietare ai proprietari di immobili di affittare case ai migranti senza documenti. La stessa deputata pochi giorni fa aveva auspicato la deportazione dei migranti a loro volta precedentemente deportati dal centro di Sfax negli uliveti (probabilmente verso il deserto condannandoli a morte certa come avvenuto la scorsa estate).
In un paese in cui il regime non è riuscito a
migliorare i principali indicatori economici ovvero il tasso d'occupazione e
l'inflazione, i migranti costituiscono un buon capro espiatorio utilizzato dal
governo ed impugnato da settori delle masse come valvola di sfogo.
Allo stesso tempo i padroni tunisini e le famiglie benestanti impiegano forza lavoro migrante in condizioni si semi-schiavitù come denunciato recentemente dal segretario della Federazione Tunisina dei Diritti Economici e Sociali, Romdhane ben Amor (vedi il breve documentario qui: Facebook).
Come nei regimi di estrema destra
e sovranisti europei, anche Saied persevera con la retorica di "colpire i
trafficanti di esseri umani" e allo stesso tempo attacca le ONG che
forniscono assistenza ai migranti abbandonati a se stessi, non a caso proprio
il giorno dopo l'attacco ai migranti, in occasione di un incontro bilaterale
con il ministro degli esteri ungherese Szijjarto, quest'ultimo mentre esprimeva
il sostegno ungherese al regime di Saied, ribadiva che l'UE deve smetterla di
finanziare le ONG che in Tunisia si occupano di migranti.
Come nel febbraio 2023 sta ritornando un clima d'odio razziale che ha come principale veicolo le fake news sui social media.
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