Da uno studio della CGIL risulta chiaro che i salari operai sono molto più bassi rispetto a Francia e Germania. Landini dovrebbe essere il primo a chiedersi perché visto che guida il sindacato più forte di questo paese.
Caro Operai Contro, insieme a un
sindacalismo rinunciatario, che non si decide o non vuole “dissotterrare
l’ascia di guerra” (metafora dai racconti sui Pellerossa) vi sono
almeno 2 macigni che strutturalmente tengono bassi i salari in Italia,
molto prima che la situazione peggiorasse con il Jobs Act di Renzi e la
“Riforma” della Fornero.
Uno di questi macigni risale all’abolizione
della “scala mobile” 1992 (che indicizzava i salari al carovita) e
l’altro è costituito dalla “legge Biagi” 2003, con la sua “varietà” di
tipologie contrattuali “atipiche”.
Nel 2002 l’anno prima del varo
della legge Biagi, su un totale di 15.849.000 lavoratori dipendenti,
20 anni dopo nel 2022, il totale dei lavoratori dipendenti arriva a 18.123.000 (più 14,3%) ovvero aumenta di 2.274.000. Ma al loro interno i dipendenti permanenti a tempo pieno, calano di 842 mila, scendendo dall’84% del 2022 al 68% del 2022.
Di converso i dipendenti con contratti precari cosiddetti “atipici”, (compresi i part – time di cui oggi il 58% sono involontari) raddoppiano dal 16% del 2002 al 32% del 2022.
In questo contesto di base sono proliferati 11 milioni di lavoratori precari, (di cui 10 nel settore privato) sono oggi il 58,6% dei lavoratori dipendenti!
Ma per il governo non è uno scandalo, tanto meno un’emergenza!
I salari in Italia sono bassi prima di tutto perché è la paga oraria che è bassa! Prima ancora del raffronto delle ore lavorate con altri paesi.
Questo va ricordato davanti ai dati dello studio Cgil che denuncia come, nonostante il record per ore lavorate in Italia, 1.563 in media l’anno nel 2022, contro 1.295 di un tedesco e 1.427 di un francese, corrisponda il seguente divario in busta paga: 31.500 euro lordi medi in Italia, 45.500 euro in Germania, 41.700 euro in Francia.
In Italia sono 10 milioni i lavoratori del settore privato con busta paga sotto i 17 mila euro lordi all’anno. Tra questi 5,7 milioni di dipendenti sotto i 10.700 euro, che significa poco più di 800 euro lordi al mese.
Per quanto riguarda il potere d’acquisto, mentre l’inflazione accumulata tra il 2021 e il 2023 è stata del 17,3%, i salari ne hanno recuperata una parte irrisoria. Oltre la metà dei lavoratori dipendenti, continua a non vedersi rinnovare il contratto di lavoro scaduto anche da 5 – 10 anni.
Il sindacato confederale ha una palla al piede al suo interno, che non vuole lo scontro diretto né con la controparte naturale, gli industriali; né con il governo Meloni. Questo se ne approfitta, snobba e riduce a pura formalità gli incontri e le richieste dello stesso sindacato confederale.
Tutto andrà avanti così finché la mobilitazione collettiva degli operai e dei lavoratori non metterà in crisi l’attendismo sindacale, ed allora al governo Meloni servirà veramente un elmetto per proteggersi dalla rabbia di chi pur lavorando a pieno ritmo non riesce ad arrivare a fine mese, sempre che porti a casa la pelle.
Saluti Oxervator.
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