Una parte dei manifestanti ha sfondato la porta e interrotto la riunione. Contestato il rettore Federico Delfino
Genova. Contro gli accordi economici e accademici tra governo, università italiane, Israele e le aziende attive nella filiera bellica, oggi anche a Genova – come in tante altre città – è andata in scena la protesta degli studenti e di alcuni professori: 14 i docenti, alcuni precari, che hanno sottoscritto l’appello al rettore Federico Delfino per interrompere i percorsi di collaborazione che siano in qualche modo collegati con gli attacchi alla popolazione palestinese.
Protesta iniziata all’alba con un presidio nell’atrio del rettorato, in via Balbi 5, con striscioni, banchetti e una mostra sulla storia del conflitto in Medio Oriente, ma poi sfociata in una vera irruzione di un gruppo autonomo di studenti nella sala che ospitava la riunione del Senato accademico, poi
interrotta. Prima, per ore, gli stessi studenti avevano protestato fuori dalla porta urlando slogan come “Fuori la Nato dall’Università”, suonando tamburi e leggendo con il megafono le motivazioni del presidio.ragazzi e ragazze, invece, hanno contestato apertamente il rettore Federico Delfino sia durante il Senato sia prima, durante un breve incontro all’interno del suo ufficio. In questa occasione Delfino è stato apostrofato con insulti del tipo “genocida, assassino” perché, non volendo acconsentire a sospendere gli accordi sotto accusa, è stato definito complice di chi porta avanti i bombardamenti su Gaza.
Sul posto presenti funzionari della Digos. “Dopo un partecipato presidio, il rettore Delfino ha abbandonato la seduta del senato, riconfermando nessun passo indietro rispetto agli accordi di morte, nessun dialogo con gli studenti”, dichiarano da Cambiare Rotta.
“Nella chiusura del confronto – concludono – ha poi sfruttato la mobilitazione per fare passare la narrazione del contrasto tra studenti “buoni e democratici” e studenti “cattivi e violenti” (evitando accuratamente di parlare dei numerosi docenti presenti) per dividerci: rispediamo al mittente queste accuse, la comunità accademica non si farà dividere da tali strumentalizzazioni, uniti al fianco della resistenza palestinese”.
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