Collegamento con Ravenna
Questo è un collegamento che facciamo da Ravenna, quella che è un epicentro del disastro di questa alluvione che ha procurato una trasformazione radicale del volto periferico di questa città.
Da stanotte c’è ancora l’allerta meteo rossa per le piene dei fiumi, gialla per temporali che si prevedono nella notte. Ci sono state città, oltre a Ravenna, come Cesena, Forlì, Faenza, in cui con la rottura degli argini ci sono state grandi tracimazioni che hanno fatto fuoriuscire enormi quantitativi di acqua che ha portato le città e i centri minori, campi e case sott’acqua, con persone intrappolate ai piani alti, senza luce né linee telefoniche, in alcuni casi senz’acqua potabile per qualche giorno. E gli allagamenti si sono estesi per le esondazioni di fiumi e dei canali, e adesso c’è il problema anche delle frane. Solo a Ravenna sono 8 le vittime in provincia, sono 17 mila le persone evacuate su 23 mila in tutta la Regione, tonnellate e tonnellate di rifiuti da raccogliere, sparsi lungo la strada.
Per entrare a Ravenna una strada è completamente ancora bloccata e alcune zone come Fornace Zarattini, è ancora invasa dall’acqua. E molti altri centri minori intorno a Ravenna sono ancora sott’acqua, come Conselice, dove restano in vigore ancora le ordinanze di evacuazione perchè rimane ancora allagato questo Comune nonostante i lavori di pompaggio dell'acqua per alleggerire il sistema idrico dei canali. Ci sono rischi per quanto riguarda le condizioni igieniche a rimanere nelle case allagate, dove non c'è la corrente, non c'è l'acqua potabile.
La situazione è indescrivibile: ettari ed ettari di colture distrutti con relativi posti di lavoro a rischio, si parla di almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, delle industrie e delle cooperative di lavorazione e di trasformazione.
Un disastro che, però, non è imputabile alle piogge che sono arrivate dopo la siccità. Sicuramente
un clima alterato è quello che stiamo vivendo, che tutto il mondo sta vivendo ormai da qualche tempo, ma che fatti come questi debbano produrre morti e devastazioni, questo è inaccettabile.La Romagna è terra di alluvioni, ma questo disastro dimostra di quanto sia stata centrale la non messa in sicurezza dei territori da parte di Stato, di Regioni, di Comuni, cosa che non è stata fatta per sostenere ben altre scelte economiche, ben altro tipo di profitti. La messa in sicurezza significa proteggere le persone, le case, le attività, cosa che non è stato fatto e così andiamo a ricorrere l’ennesima emergenza.
L’Emilia Romagna è la seconda regione, dopo la Lombardia, per la diffusione ed estensione di frane.
C’è stata una prima fase, due settimane prima, con un’altra pioggia copiosa che aveva causato l’allagamento di alcuni territori della Romagna, Faenza in particolare era stata pesantemente colpita.
Tutto questo cosa ha comportato? C’è stata una consapevolezza da parte di Comuni, delle Istituzioni, della Regione, dello Stato, dopo che c’era stato un altro caso clamoroso, un altro disastro annunciato come quello di Ischia, per esempio? No, niente è stato fatto.
L’esempio di capacità di amministrare il territorio da parte di queste amministrazioni a guida PD lo vediamo che è franato come un argine a protezione dei fiumi: le province romagnole hanno un record di consumo del suolo che avrebbe richiesto un forte investimento nella manutenzione dei corsi d’acqua, sia a monte che a valle.
Se crolla un argine il problema è la manutenzione. Ci sono ancora macchine idrauliche vecchie, ma soprattutto cementificazione, grandi opere come il Passante di Mezzo che riguarda l’allargamento dell’autostrada e della tangenziale di Bologna contro cui c’è stata una grande mobilitazione.
Molte sono state le denunce, le mobilitazioni, delle associazioni ambientaliste, dei comitati “dal basso”.
La Regione è arrivata ad avere una superficie impermeabile dell’8,9% contro una media nazionale del 7,1%. Poi c’è il taglio di risorse economiche, tecniche, professionali, di figure specializzate per la tutela del territorio, tagli alla sorveglianza, alla salvaguardia idrogeologica, poi le esternalizzazioni con gare al ribasso per i lavori di manutenzione.
Qualche tempo fa abbiamo manifestato per la morte sul lavoro di un operaio di una ditta di manutenzione a cui venivano appaltati dal Comune questi lavori, morto perché precipitato dal cestello di un mezzo a cui non era stata fatta l’adeguata manutenzione.
Ravenna si prepara a diventare anche quella che chiamano la Energy Valley con il rigassificatore e con il nuovo metanodotto. L’Emilia Romagna è anche la Food Valley, una distesa di allevamenti intensivi che emettono metano, ammoniaca e inquinano falde e suolo, nonché una terra sfruttata e inaridita dall’agricoltura intensiva, dalle monoculture, da fitofarmaci e dai concimi chimici. Però la legge urbanistica della Emilia-Romagna, permette il 3% di consumo di suolo. E questo ha aggravato la situazione.
A fronte di un disastro che si è cominciato a quantificare in 8 miliardi di danni, ma solo per ripristinare le strade lo stesso Bonaccini quantificava la spesa ad 1 miliardo, adesso arrivano i provvedimenti del governo Meloni.
Lei stessa in prima persona si era fatta vedere dicendo che non avrebbe fatto “passarelle” invece c’era tutto il codazzo della stampa asservita al suo seguito per immortalarla con gli stivali.
Adesso ci sono i provvedimenti del Decreto legge del governo che ha stanziato 2 miliardi di euro e già si pensa ai nuovi profitti legati alla ricostruzione.
Perché il problema centrale è sempre quello: i cambiamenti climatici sono dovuti al Profitto, a questo sistema che si chiama capitalismo, e oggi è arrivato alla sua fase di putrescenza. Questi profitti, legati alla trasformazione dell’ambiente, alla violenza nei confronti dell’ambiente per fare profitti, hanno prodotto i cambiamenti climatici così come le scelte politiche.
La Regione a guida PD, padroni, confederali, in un clima di unità, sostengono questo Decreto Legge. Un decreto legge che prevede la sospensione dei versamenti tributari e contributivi fino 31 agosto e la cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti fino a 90 giorni. Ma sono cifre ancora insufficienti, ci sono tanti lavoratori che rischiano il posto di lavoro nell’industria, nel terziario, nell’agricoltura, l’artigianato, le scuole. Per il lavoro vengono previsti 580 milioni per la Cig. Si parla, anche se ancora è presto per fare una stima dei danni, di 8 milioni per il ripristino e il consolidamento delle strutture sanitarie.
Questo a fronte del fatto di altre scelte politiche: altri 2 miliardi ai fabbricanti d’armi, fondi del Pnrr per produrre munizioni, fiumi e fiumi di denaro destinato a tutto ciò che non serve alla vita delle persone e per l’ambiente in cui vivono. Risorse estorte ad una qualità di vita migliore, ce li stanno togliendo, è ora di dire Basta! E’ inaccettabile.
Nelle strade ci sono tantissimi giovani con la pala, questi giovani sono la speranza di quello che è possibile accada in questo nostro paese. E’ necessario prendere consapevolezza della necessita’ di aggredire le cause di tutto questo, cause che non ci possono far rimanere allo stadio iniziale del “tutto andrà bene”, “andiamo avanti”, “tutti uniti” perché è il sistema del Capitalismo, è il suo modo di produzione il principale responsabile di tutto questo e ora ci costringe a partecipare, a subire una guerra dagli effetti devastanti a tutti i livelli, oltre che produrre morti e devastazione.
Non se ne può più. E’ ora di dire BASTA e organizzare la lotta, organizzarla dal basso. Abbiamo solo una possibilità che tutto questo cambi, che riprendiamo nelle nostre mani non solo la difesa del territorio, della salute, ma che prendiamo nelle nostre mani la lotta per cambiare questo sistema sociale. Non ci sono riforme che tengano, l’abbiamo visto in ogni circostanza: dopo la pandemia si era detto “andrà tutto bene” e “mai più” invece ci troviamo con la Sanità al collasso. Sono scelte politiche queste che accompagnano i profitti del grande Capitale, è ora che si rovesci lo stato di cose presenti, attraverso un rivolta, meglio una Rivoluzione da fare che metta in discussione tutto questo.
Continueremo attraverso il blog a fare controinformazione su quello che arriva da Ravenna.
Da Taranto i giovani compagni della Fgc
Solidali con le popolazioni dell'Emilia Romagna, i giovani, i lavoratori, gli studenti del Fronte della gioventù comunista di Taranto stanno raccogliendo beni e vestiario come iniziative sia di solidarietà ma soprattutto di sensibilizzazione politica e sociale sulla necessità che le masse, il popolo, prendano nelle proprie mani i soccorsi, la solidarietà, dato che i governi della borghesia in realtà non sono in grado di farlo né prima né durante né dopo queste realtà alluvionate.
Chiediamo a un compagno il senso dell'iniziativa.
“Sì, anche nelle scuole diversi compagni si stanno organizzando stanno facendo questa raccolta, molti studenti stanno rispondendo abbastanza bene con molte donazioni. In questo fine settimana già pensiamo di inviare quello che stiamo già raccogliendo e mandare una delegazione di compagni su, mandare qualche volontario che possa interfacciarsi anche con gli abitanti di quelle popolazioni. Ovviamente il cambiamento climatico dobbiamo sentircelo tutti sulla nostra pelle, perché adesso è successo questo evento catastrofico in Emilia Romagna, ma tutti questi cambiamenti climatici influiranno sui nostri territori e gli unici a pagare il costo di questi cambiamenti climatici saranno le classi popolari”
A Taranto lo Slai Cobas psc sostiene questa iniziativa e ha invitato i suoi lavoratori a parteciparvi. Non è semplice per i tempi e i modi con cui questa iniziativa potrà essere svolta, ma è molto importante che questa iniziativa da Taranto arrivi in Emilia Romagna. In occasione delle prossime assemblee, iniziative di lotta dei lavoratori continueremo questo lavoro di sensibilizzazione.
La redazione di "ORE 12"
Il governo dice di aver stanziato 2 miliardi per le popolazioni terremotate. In realtà si tratta di molto meno. Il Decreto è fondato essenzialmente sulla cassa integrazione in deroga per tutti i dipendenti fino al 90 giorni e poco altro per quanto riguarda effettivamente le popolazioni. Una tantum per i lavoratori autonomi, la sospensione dei versamenti contributivi fino al 31 di agosto.
E’ chiaro che tutto questo non è assolutamente in grado di fronteggiare la dinamica del disastro.
Nei giorni precedenti c'è stata una gara nel governo tra chi diceva che era necessario stanziare questi fondi e chi diceva che comunque non andavano presi dal Pnrr . E dietro questo c'è che “si raschia il fondo del barile”. Non è un caso che poi si punti su una lotteria speciale, estrazioni straordinarie, cioè provvedimenti avventurosi e di scarsa quantificazione.
Le decisioni vere riguardavano la sospensione dei fondi per la Difesa, la sospensione per i fondi per l'Ucraina, gli armamenti, e lo storno immediato di questi fondi per le popolazioni.
Ma chiaramente tutto questo il governo non lo vuole fare, il governo non lo farà e, quindi, nella drammatica emergenza delle popolazioni alluvionate è necessaria anche far sentire la protesta.
Chi dice che ora è tempo di salvarsi ha ragione, ma solo al 50%, perché ci si salva se si impone effettivamente al governo e alle istituzioni di fronteggiare il grave disastro provocato.
Sappiamo bene che in Emilia Romagna è il modo di produzione capitalista, in Emilia Romagna è la gentrificazione del territorio a fini turistici, in Emilia Romagna è il sacrificare le esigenze di tutela dalle acque rispetto ad eventi che non sono fatti imprevedibili.
Invece, il governo si è dato ad una spudorata demagogia. La demagogia della Meloni che lascia il G7 - dove peraltro anche la sua presenza era ormai divenuta inutile - e arriva nelle popolazioni con baci e abbracci, dice che non vuole le platee ma riempie i mass media, internet, di immagini che si abbraccia con l’uno e che si abbraccia con l’altro. Tra quelli che abbraccia c’è un noto fascista, ad esempio.
Nello stesso tempo l'altra questione è il rapporto Meloni-Bonaccini. Bonaccini fa “il più realista del re”, mette da parte le divisioni, nasconde le responsabilità - che poi sono anche sue, dei governi della Regione che l'hanno preceduto, compreso lui stesso - e ora si mette a disposizione della Meloni, tant'è vero che è forte la tentazione di nominarlo commissario. Sappiamo che, qualunque sia il nome del commissario, “se non è zuppa è pan bagnato”. Ma è evidente che dietro questo ci sono giochi politici: la Lega che non lo vuole, Meloni e Forza Italia che lo vogliono. Trasformano in una lotta di poltrone una gravissima emergenza.
Lo stesso Bonaccini non è innocente nella sua aspirazione ad esserne commissario - come peraltro sarebbe logico - per aprire al Governo e, quindi, minare gli stessi equilibri interni al suo partito che è evidentemente impegnato in una trincea di lotta al governo.
I partiti politici, il governo e la pseudo opposizione, continuano a fare i loro giochi sulla pelle delle popolazioni. Per questo è necessario la protesta, per questo è necessario che tutte le forze del volontariato, dell'aiuto, che sono indispensabili in questi casi, assumano una doppia valenza: non si tratta soltanto di sostituire gli aiuti che le istituzioni non riescono a dare ma anche di favorire l'autorganizzazione del popolo. E su questo dobbiamo andare molto avanti con le popolazioni ma anche in tutto il paese, perché l'alluvione non è una questione dell'Emilia Romagna, è una questione di tutto il paese; le cause non sono solo quelle endogene all'Emilia Romagna ma alla generale politica sociale, ambientale, territoriale, del capitalismo, del modo di produzione capitalista e dei governi capitalisti del nostro paese.
E ora siamo caduti anche qui dalla padella alla brace: il governo Meloni è l'ultimo governo in grado di provvedere alle popolazioni. L'esperienza diretta delle masse lo dimostrerà.
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