L’atto di accusa della ragazza è contenuto in un post di 25 righe, dai toni duri, su Facebook: «Ci ha fatto persino staccare i fiocchetti rossi dalle porte». Il dirigente: eventi non concordati. La sindaca Stefania Bonaldi: «Sono con lei»
Il 25 novembre scorso, Giornata mondiale contro la violenza sulle
donne, una studentessa di un liceo di Crema — arrabbiata con il
preside che aveva negato agli alunni di leggere alcune storie di
donne vittime della prepotenza degli uomini, costringendoli a
togliere dalla porta di ogni classe i fiocchetti rossi — su
Facebook aveva denunciato: «Mi vergogno sempre di più della scuola
che frequento». Lo sfogo social le è costato due giorni di
sospensione. Ed è scoppiata la polemica. Il primo a sollevarla era
stato Matteo Piloni, consigliere regionale del Pd, che dopo aver
sentito studenti e genitori, aveva scritto al Provveditore agli
studi, Fabio Molinari, chiedendogli di effettuare una verifica e di
intervenire. Al fianco della studentessa punita, ora si è schierata
la sindaca Stefania Bonaldi.
L’atto di accusa della ragazza è contenuto
in un post di 25 righe, dai toni duri: «Oggi, 25 novembre, è la
giornata contro la violenza sulle donne. Era stata proposta
un’attività, nella quale sarebbero state lette delle storie di
donne vittime di violenza all’interfono in tutta la scuola e fatto
un
minuto di silenzio per tutte le donne che sono state addirittura uccise (in Italia circa 140 solo l’anno scorso)». Poi, l’attacco al preside dell’istituto superiore: «Si è rifiutato. Assieme ad una professoressa, si è lamentato dell’iniziativa dei rappresentanti, obbligandoli persino a staccare tutti i fiocchetti attaccati alle porte, come se avessero fatto un atto indicibile e scandaloso. Volevo dire solo una cosa: l’atto indicibile e scandaloso l’avete fatto voi, autorità di questa scuola, che ci dovreste dare l’esempio. Eppure ora ci troviamo noi, ragazzi tra i 14 e i 19 anni, a dare una lezione di vita a voi. Vergognatevi».
minuto di silenzio per tutte le donne che sono state addirittura uccise (in Italia circa 140 solo l’anno scorso)». Poi, l’attacco al preside dell’istituto superiore: «Si è rifiutato. Assieme ad una professoressa, si è lamentato dell’iniziativa dei rappresentanti, obbligandoli persino a staccare tutti i fiocchetti attaccati alle porte, come se avessero fatto un atto indicibile e scandaloso. Volevo dire solo una cosa: l’atto indicibile e scandaloso l’avete fatto voi, autorità di questa scuola, che ci dovreste dare l’esempio. Eppure ora ci troviamo noi, ragazzi tra i 14 e i 19 anni, a dare una lezione di vita a voi. Vergognatevi».
Il preside finito nella bufera ha spiegato le
ragioni del suo veto: «Non è stato presentato alcun progetto,
quindi non poteva esserci alcuna autorizzazione. Esistono procedure
molto semplici: i ragazzi avrebbero dovuto presentare la richiesta
con un docente e non avremmo avuto alcun motivo per vietare la
manifestazione. Ci sono delle regole alle quali tutti dobbiamo
sottostare».
Su Facebook, parla di «disagio profondo», la
sindaca Bonaldi. Un disagio che «istintivamente, mi ha spinto ad
offrire la vicinanza, di madre e di cittadina, a questa giovane
cremasca e alla sua famiglia». Come sindaco, «nelle sedi opportune»
Bonaldi avanzerà tre richieste. La prima: «Chiederò cosa dobbiamo
attenderci quando chi condanna la prepotenza degli uomini e cerca di
ribellarsi, con l’audacia della gioventù e fede nella democrazia,
viene fermato e poi punito». La seconda: «Chiederò che tipo di
pedagogia c’è dietro a tutto questo. Qualcuno me lo dovrà
spiegare, perché anche sforzandomi, non riesco a vederla». Infine,
«chiederò che tipo di società stiamo costruendo, se i violenti
possono prendere liberamente campo, e ogni tre giorni si consuma un
femminicidio».
6 dicembre 2019 | 07:57
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