Da parte di Mittal va a questo incontro con il piano di mantenere la
produzione sui 4 milioni di tonnellate, puntare su 2 altiforni con al
produzione così com'è ora e un terzo a gas - ma ribadisce in pieno i
5mila esuberi.
Da parte del governo, punta a dare
anzicchè avere: date sul fronte dell'immunità penale, sul prezzo
d'affitto, sull'ammorbidire l'intervento della magistratura soprattutto
sui tempi - gli esuberi sono messi in conto al massimo, coinvolgendo i
sindacati, si tratterà su un loro dimezzamento.
D'altra parte la
discesa a Taranto praticamente di quasi tutti i ministri, tutta puntata
su una presenza di immaginei , in cui alla sostanza si sostituiscono
parole e fumo, è la palese dichiarazione che gli esuberi ci saranno
eccome e si vuole attutirne l'impatto con una futuribile occupazione nel
cosiddetto "cantiere Taranto", che tra l'altro vorrà dire niente
occupazione per la marea di disoccupati, ultraprecari di Taranto.
Il
"cantiere Taranto" vorrebbe essere nelle intenzioni del governo anche
una risposta a coloro, ambientalisti e associazioni, che chiedono una
riconversione economica, salvo vedere poi che tra i progetti
"alternativi" di cui si parla vi è un rafforzamento dell'Arsenale che
può essere solo sul fronte delle navi per la guerra e che, come e più
del passato, porterebbe anch'esso ad un alto grado di inquinamento,
prima di tutto del mare.
Da parte dei sindacati
confederali, si lamentano di non essere stati finora coinvolti, ma il
loro coinvolgimento ci sarà per far passare gli esuberi, su cui al
massimo si tratterà sui numeri e sulle forme: non a caso la Re David
della Fiom dice "NO ai licenziamenti", ma non dice No alla
cassintegrazione; e nessuna piattaforma viene portata.
Lo
Slai cobas per il sindacato di classe dice nessun esubero, anzi i
cassintegrati Ilva devono rientrare, ponendo gli operai che non vengono
impiegati nella produzione nell'attività di bonifiche/ristrutturazione
impianti, attraverso anche una riqualificazione professionale che però
deve avvenire con una formazione in corso di lavoro.
A questo si deve unire un prepensionamento, sia per l'amianto, sia perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica.
Come
è più che legittimo pretendere, appunto in una fabbrica siderurgica
comunque a rischio, che vi sia una riduzione dell'orario di lavoro a
parità di paga.
Ciò che non può essere è che
ArcelorMittal e i padroni dell'acciaio devono continuare a fare profitti;
il governo deve venire incontro alle richieste del capitale, e solo gli
operai e le masse popolari devono subire i danni.
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