Ascoltato come teste dell’accusa nel processo Ilva, ha ammesso di aver ricevuto un contributo di 49mila euro dall’azienda dei Riva per le elezioni politiche del 2006, e di aver avuto una lunga serie di contatti con Archinà, il quale ad un certo punto gli propose iniziative parlamentari volte alla modifica dell’art. 674 del codice penale (getto pericoloso di cose). Vico, infatti, compariva nelle intercettazioni della Guardia di finanza per i suoi colloqui telefonici con Archinà. In queste intercettazioni, relaziona la GdF Vico appare chiaramente schierato al fianco del dirigente Ilva che si lamenta del collega di partito di Vico, Roberto Della Seta, perchè avrebbe promosso, come scrivono i pm, iniziative parlamentari ritenute altamente dannose per il siderurgico”. Ad Archinà giunsero, però, le rassicurazioni di Vico: “A questo punto… lì alla Camera dobbiamo farli uscire il sangue… A Della Seta.. Perché deve capire che non deve rompere le palle”.
Questo
squallido personaggio - attuale presidente del PD Jonico - ha tentato
di giustificare i fatti, in modo risibile e chiaramente falso: per le
49mila euro: sì li ho presi, ma li ho regolarmente registrati
(come
se questo bastasse a rendere legittima la mega tangente dei Riva volta
evidentemente ad avere una voce compiacente in parlamento); sulla
richiesta di Archinà di modificare l'art. 674: sì, ma nulla feci per dar
corso a tali sollecitazioni - lì dove, invece, i magistrati affermano
che Ludovico
Vico si fece promotore affinchè passasse la derubricazione delle
sanzioni previste da
tale articolo da “contravvenzione” a semplice sanzione amministrativa di
6.516,00″; per le frequenti relazioni con il potente capo delle
relazioni esterne/braccio destro di Riva: sì, ma lo facevo per riportare
al mio partito informazioni su quanto accadeva in fabbrica e che lui si
è sempre schierato al fianco dei lavoratori.
Tanto
"schierato al fianco dei lavoratori" che questo "verme" è stato più
che solerte sostenitore dei 10 decreti fatti dai governi a favore solo
dell'Ilva, dei suoi profitti, che hanno permesso, ultimi, ai commissari
di continuare a far funzionare impianti pericolosi, sotto sequestro, che
avevano gi-provocato la morte (come l'Altoforno 2).
Ma si pongono due domande:
Perchè
questo schofoso personaggio, che ha fatto la sua carriera, prima nella
Cgil e poi nel Pd(/parlamento, sulle spalle dei lavoratori e della
popolazione di Taranto, benchè indagato, per le intercettazioni
telefoniche nel novembre 2012, per i suoi contatti con l’allora potentissimo dirigente Ilva Girolamo Archinà. non è finito tra gli imputati del processo "Ambiente svenduto"?
Data
la provenienza sindacale di Vico - per anni è stato segretario della
Cgil provinciale - e i suoi legami stretti con la Cgil mantenuti anche
da parlamentare, poteva la CGIL non sapere dei soldi e delle relazioni
di Vico con Archinà?
Nessun commento:
Posta un commento