Coordinamento delle organizzazioni per i diritti democratici (CDRO), Associazione Indiania degli Avvocati del Popolo(IAPL), e Donne Contro la Repressione di Stato e la Violenza Sessuale (WSS).
Smentendo
le affermazioni della C-60, unità speciale anti-Naxaliti della
polizia del Maharashtra, di aver ucciso almeno 40 "maoisti"
in due diversi scontri armati nel distretto di Gadchiroli, una
squadra di inchiesta indipendente composta da 44 persone ha reso noto
il suo rapporto e li ha definiti falsi scontri.
Il
rapporto, intitolato “Stragi camuffate
da scontri: la nuova politica dello stato per lo sviluppo di
Gadchiroli” è stato pubblicato
lunedì, è stato redatto dopo aver visitato i luoghi dei presunti
scontri, nel distretto di Gadchiroli. La squadra comprendeva membri
di tre reti o organizzazioni per i diritti umani, il Coordinamento
delle organizzazioni per i diritti democratici (CDRO), Associazione
Indiania degli Avvocati del Popolo(IAPL), e Donne Contro la
Repressione di Stato e la Violenza Sessuale (WSS).
Il
22 aprile, a Boriya-Kasnasur, Bhamragarh Tehsil, distretto di
Gadchiroli in Maharashtra, ha avuto luogo un presunto scontro. Il
giorno dopo, con un comunicato stampa la polizia ha reso nota una
lista
di 16 persone, indicandoli come naxaliti uccisi in combattimento. Il 24 aprile, la polizia ha dichiarato di aver rinvenuto nel fiume Indravati altri 15 corpi. Da allora, il conto delle vittime è salito a 40.
di 16 persone, indicandoli come naxaliti uccisi in combattimento. Il 24 aprile, la polizia ha dichiarato di aver rinvenuto nel fiume Indravati altri 15 corpi. Da allora, il conto delle vittime è salito a 40.
“Gli
uomini della C-60 della polizia e del CRPF hanno circondato i maoisti
da ogni lato e aperto indiscriminatamente il fuoco con armi
sofisticate come i lancia-granate sotto-canna, sparando per uccidere.
Pertanto, si tratta di una strage a sangue freddo”
afferma il rapporto.
Nel
definirlo un falso scontro, la squadra di inchiesta si chiede come
mai in uno scontro che ha provocato la morte di almeno 40 maoisti,
non ci sia stata nessuna perdita, neppure un ferito, tra il personale
delle forze di sicurezza.
“Va
notato che in tutta l’operazione la squadra C-60 non ha subito
ferite gravi, né tanto meno perdite. Ci è stato riferito che al
momento la stessa squadra è impegnata in un viaggio all'estero e
inaccessibile a ogni comunicazione”.
La
squadra di inchiesta ha scoperto che “la
C-60 non ha recuperato subito i corpi immediatamente. Sembra che
prove importanti del presunto scontro, comprese carte, fotografie e
documenti di identità, siano state lasciate in giro per giorni dopo
i fatti. Nessuna foto del sito originale o dei corpi è stata resa
disponibile durante la conferenza stampa della polizia del 22 aprile
2018. Solo alcuni giornalisti selezionati hanno avuto accesso
all’area e i loro resoconti sembrano basarsi interamente sulle
ricostruzioni della polizia. Inoltre, appare sospetto che 15 corpi
siano stati trovati il 24 aprile, due giorni dopo il suddetto
incontro, tutti nella stessa area”.
Quando
la squadra di inchiesta ha raggiunto Boria, nel villaggio c'era
un'enorme schieramento di forze di sicurezza e la squadra ha scoperto
che agli abitanti del villaggio era stato vietato di comunicare con
la squadra stessa. La squadra è stata anche continuamente seguita
dalle forze dell’ordine.
Oltre
a ciò, la squadra ha sollevato diversi interrogativi sulla morte di
Nandu e altri cinque, nei pressi di Nainer. “Quando
il padre ha ricevuto la salma, il 25 aprile, il cadavere era in
decomposizione ma sulla sua spalla destra c'era il segno di una
ferita che sembra essere stata inferta con un’ascia. Non erano
visibili segni da arma da fuoco sul suo corpo. La gente dei villaggi
vicini quella notte non ha sentito rumore di raffiche di
mitragliatori, come avviene normalmente durante gli scontri a fuoco,
ma solo alcuni spari isolati. I familiari temono che tutti e sei
siano stati catturati e torturati dalla polizia mentre era in
custodia, prima di essere uccisi”.
La
squadra di inchiesta ritiene che questi omicidi non siano isolati
eventi sporadici. Sembrano essere parte di una più generale tendenza
all’atrocità da parte della polizia nella zona. Da tempo nella
regione si assiste continuamente alle brutalità della polizia.
Il
5 febbraio, due giovani del villaggio di Koyanvarsha, Ramkumar e
Premlal, che erano andati a caccia di uccelli, sono stati sequestrati
dalle forze di sicurezza. Hanno cercato di costringerli ad ammettere
di essere maoisti e quando i giovani hanno resistito, sono stati
trattenuti con forza. Uno di loro, però, Premlal, è riuscito a
fuggire e ha raccontato tutta la storia alla squadra di inchiesta. Il
6 febbraio, gli abitanti del villaggio sono tornati dove i due erano
stati sequestrati. Sul posto hanno trovato tracce di sangue, resti
bruciati della carta di identità di Ramkumar e i resti degli uccelli
che avevano cacciato. Ciò li portò a sospettare che Ramkumar fosse
stato ucciso. Raggiunta la stazione di polizia di Gadchiroli, vi
hanno trovato il corpo di Ramkumar. Successivamente, la polizia ha
offerto denaro agli abitanti del villaggio perché tacessero. Nel
campo della polizia di Hedari, dove erano andati a registrare un
reclamo ai familiari è stata consegnata una lettera in cui si
affermava che i due avevano legami con i maoisti. La squadra di
inchiesta ha documentato come la gente dei villaggi venga torturata
dalla polizia.
Condannando
la politica di assassinii in falsi scontro dello stato, la squadra ha
avanzato una serie di richieste:
-
inchiesta giudiziaria sui falsi scontri a Boria-Kasansur, Rajaram
Khandla, Koyenvarshe e Rekhanar
-
ritiro di tutti le false accuse contro membri della società civile
che si oppongono atrocità della polizia
-
apertura di procedimenti contro i responsabili dell'uso
indiscriminato della forza e confezione di falsi incontri
-
ritiro delle forze di polizia e paramilitari dalla zona
-
divieto di attività minerarie nella regione senza
il consenso del gram sabha
-
ritiro dell'emendamento alla legge The Provisions of Panchayats
(Extension to Scheduled Areas) del 1996 che eliminato la necessità
del consenso del sab sabha, l’obbligo di preservare le foreste per
la libera raccolta di tendu patta (foglie) e bambù, e la garanzia di
un equo prezzo di vendita al governo.
(Fonte:
NewsClick.in)
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