giovedì 10 maggio 2018

pc 10 maggio - India - Gadchiroli: un falso scontro, strage a sangue freddo, dice una squadra di inchiesta indipendente

Coordinamento delle organizzazioni per i diritti democratici (CDRO), Associazione Indiania degli Avvocati del Popolo(IAPL), e Donne Contro la Repressione di Stato e la Violenza Sessuale (WSS).

Smentendo le affermazioni della C-60, unità speciale anti-Naxaliti della polizia del Maharashtra, di aver ucciso almeno 40 "maoisti" in due diversi scontri armati nel distretto di Gadchiroli, una squadra di inchiesta indipendente composta da 44 persone ha reso noto il suo rapporto e li ha definiti falsi scontri.
Il rapporto, intitolato “Stragi camuffate da scontri: la nuova politica dello stato per lo sviluppo di Gadchiroli” è stato pubblicato lunedì, è stato redatto dopo aver visitato i luoghi dei presunti scontri, nel distretto di Gadchiroli. La squadra comprendeva membri di tre reti o organizzazioni per i diritti umani, il Coordinamento delle organizzazioni per i diritti democratici (CDRO), Associazione Indiania degli Avvocati del Popolo(IAPL), e Donne Contro la Repressione di Stato e la Violenza Sessuale (WSS).

Il 22 aprile, a Boriya-Kasnasur, Bhamragarh Tehsil, distretto di Gadchiroli in Maharashtra, ha avuto luogo un presunto scontro. Il giorno dopo, con un comunicato stampa la polizia ha reso nota una lista
di 16 persone, indicandoli come naxaliti uccisi in combattimento. Il 24 aprile, la polizia ha dichiarato di aver rinvenuto nel fiume Indravati altri 15 corpi. Da allora, il conto delle vittime è salito a 40.

Gli uomini della C-60 della polizia e del CRPF hanno circondato i maoisti da ogni lato e aperto indiscriminatamente il fuoco con armi sofisticate come i lancia-granate sotto-canna, sparando per uccidere. Pertanto, si tratta di una strage a sangue freddo” afferma il rapporto.
Nel definirlo un falso scontro, la squadra di inchiesta si chiede come mai in uno scontro che ha provocato la morte di almeno 40 maoisti, non ci sia stata nessuna perdita, neppure un ferito, tra il personale delle forze di sicurezza.

Va notato che in tutta l’operazione la squadra C-60 non ha subito ferite gravi, né tanto meno perdite. Ci è stato riferito che al momento la stessa squadra è impegnata in un viaggio all'estero e inaccessibile a ogni comunicazione”.
La squadra di inchiesta ha scoperto che “la C-60 non ha recuperato subito i corpi immediatamente. Sembra che prove importanti del presunto scontro, comprese carte, fotografie e documenti di identità, siano state lasciate in giro per giorni dopo i fatti. Nessuna foto del sito originale o dei corpi è stata resa disponibile durante la conferenza stampa della polizia del 22 aprile 2018. Solo alcuni giornalisti selezionati hanno avuto accesso all’area e i loro resoconti sembrano basarsi interamente sulle ricostruzioni della polizia. Inoltre, appare sospetto che 15 corpi siano stati trovati il 24 aprile, due giorni dopo il suddetto incontro, tutti nella stessa area”.

Quando la squadra di inchiesta ha raggiunto Boria, nel villaggio c'era un'enorme schieramento di forze di sicurezza e la squadra ha scoperto che agli abitanti del villaggio era stato vietato di comunicare con la squadra stessa. La squadra è stata anche continuamente seguita dalle forze dell’ordine.

Oltre a ciò, la squadra ha sollevato diversi interrogativi sulla morte di Nandu e altri cinque, nei pressi di Nainer. “Quando il padre ha ricevuto la salma, il 25 aprile, il cadavere era in decomposizione ma sulla sua spalla destra c'era il segno di una ferita che sembra essere stata inferta con un’ascia. Non erano visibili segni da arma da fuoco sul suo corpo. La gente dei villaggi vicini quella notte non ha sentito rumore di raffiche di mitragliatori, come avviene normalmente durante gli scontri a fuoco, ma solo alcuni spari isolati. I familiari temono che tutti e sei siano stati catturati e torturati dalla polizia mentre era in custodia, prima di essere uccisi”.

La squadra di inchiesta ritiene che questi omicidi non siano isolati eventi sporadici. Sembrano essere parte di una più generale tendenza all’atrocità da parte della polizia nella zona. Da tempo nella regione si assiste continuamente alle brutalità della polizia.
Il 5 febbraio, due giovani del villaggio di Koyanvarsha, Ramkumar e Premlal, che erano andati a caccia di uccelli, sono stati sequestrati dalle forze di sicurezza. Hanno cercato di costringerli ad ammettere di essere maoisti e quando i giovani hanno resistito, sono stati trattenuti con forza. Uno di loro, però, Premlal, è riuscito a fuggire e ha raccontato tutta la storia alla squadra di inchiesta. Il 6 febbraio, gli abitanti del villaggio sono tornati dove i due erano stati sequestrati. Sul posto hanno trovato tracce di sangue, resti bruciati della carta di identità di Ramkumar e i resti degli uccelli che avevano cacciato. Ciò li portò a sospettare che Ramkumar fosse stato ucciso. Raggiunta la stazione di polizia di Gadchiroli, vi hanno trovato il corpo di Ramkumar. Successivamente, la polizia ha offerto denaro agli abitanti del villaggio perché tacessero. Nel campo della polizia di Hedari, dove erano andati a registrare un reclamo ai familiari è stata consegnata una lettera in cui si affermava che i due avevano legami con i maoisti. La squadra di inchiesta ha documentato come la gente dei villaggi venga torturata dalla polizia.

Condannando la politica di assassinii in falsi scontro dello stato, la squadra ha avanzato una serie di richieste:
- inchiesta giudiziaria sui falsi scontri a Boria-Kasansur, Rajaram Khandla, Koyenvarshe e Rekhanar
- ritiro di tutti le false accuse contro membri della società civile che si oppongono atrocità della polizia
- apertura di procedimenti contro i responsabili dell'uso indiscriminato della forza e confezione di falsi incontri
- ritiro delle forze di polizia e paramilitari dalla zona
- divieto di attività minerarie nella regione senza il consenso del gram sabha
- ritiro dell'emendamento alla legge The Provisions of Panchayats (Extension to Scheduled Areas) del 1996 che eliminato la necessità del consenso del sab sabha, l’obbligo di preservare le foreste per la libera raccolta di tendu patta (foglie) e bambù, e la garanzia di un equo prezzo di vendita al governo.

(Fonte: NewsClick.in)

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