domenica 23 ottobre 2016

pc 23 ottobre - Alluvioni a Genova, alle vittime neppure un euro di risarcimento ! E i responsabili?...se una è renziana se la sfanga... - Una corrispondenza

Alluvioni a Genova, alle vittime neppure un euro di risarcimentoAlluvioni a Genova, alle vittime neppure un euro di risarcimento


GLI indennizzi possono attendere. “Una boutade, nulla di più”, dicono i difensori delle 6 vittime dell’alluvione del 4 novembre 2011. «L’annuncio di risarcire i familiari si è dimostrato una bufala, un modo per andare sui giornali - ripete l’avvocato Nicola Scodnik: una proposta buttata in udienza, ma poi caduta in un dimenticatoio».
 
Scodnik e Giovanni Ricco assistono la famiglia di Sphresa Djala, la ventottenne albanese affogata nel fango insieme alle sue due bambine (Gioia di 8 anni e Janissa di 1 anno). E però non si farà la transazione sul disastro del Fereggiano, dove sono a processo l’ex sindaca Marta Vincenzi, il suo assessore Francesco Scidone e tre funzionari comunali: il direttore della Città Sicura Pierpaolo Cha, l’ex direttore della Protezione Civile Gianfranco Delponte e il suo braccio destro Sandro Gambelli.

Non si farà almeno in sede penale. Per il gruppo Lercari, al quale fa capo l’assicurazione “Sircus”, non ci sono le condizioni per giungere ad un accordo. Nonostante le garanzie fornite dall’avvocato Andrea Vernazza, che assiste il Comune. Anche se i difensori delle parti civili (ci sono anche gli avvocati Emanuele Olcese, Giampaolo La Cognata e Lorenza Rosso) hanno formalizzato un’offerta risarcitoria: trecentomila euro ad ogni familiare dei deceduti.

Se gli indennizzi per il 2011 sono una “boutade”, quelli dell’esondazione del Bisagno, il 9 ottobre 2014, sono in alto mare. Un elenco con un centinaio di nomi, per un milione e mezzo di euro da risarcire. È la lista dei danneggiati che si sono costituiti parte civile nel processo penale contro Raffaella Paita e Gabriella Minervini. L’ex assessora regionale alla Protezione Civile è stata assolta l’altro ieri in primo grado. Il rito abbreviato, scelto da lei, esclude la responsabilità civile, perciò il rimborso dei danni e il pagamento delle provvisionali, chiesti dagli avvocati e presentati al gip Ferdinando Baldini, ricadranno sull’ente Regione.
Minervini, la direttrice della Protezione Civile anche lei indagata, ha scelto invece il rito ordinario. L’altro ieri è stata rinviata a giudizio. E però il pm Gabriella Dotto si appella alla sentenza con la quale la Cassazione tira in ballo i politici sul terremoto dell’Aquila del 2009 (era stato condannato l’allora vice capo della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, braccio destro di Guido Bertolaso). Il pronunciamento della Corte Suprema spiega che “gli amministratori non possono stare inerti davanti a una situazione di pericolo” e che “esiste un livello di responsabilità che è indissociabile da quello dei tecnici”.

Al momento - a meno che la Procura faccia ricorso in Appello rimane solo Minervini a rispondere di disastro colposo ed omicidio colposo per la morte dell’ex infermiere Antonio Campanella. La famiglia della vittima, difesa da Francesco Penna, si è già costituita parte civile. Nel processo penale, parimenti hanno fatto i danneggiati, sostenuti dagli avvocati Giovanni Maria Gallo, Fabio Fossati ed Alessandro Torri.

Si tratta di una cinquantina di ditte, artigiani, negozi, bar, ristoranti, messi in ginocchio dalla valanga di acqua e fango; abitanti che chiedono l’indennizzo per gli appartamenti distrutti. Tra questi, la Bnm Group Srl (autofficine) che presenta un conto di 170 mila euro; due aziende, facenti capo alla “Tvi-Rent Car”, per 100mila euro; la Società Fratelli Della Casa (caldaie) per 20mila euro e Maria Grazia Della Casa per 30mila; la ditta C.M. circa 70mila euro. Una serie di commercianti del quadrilatero compreso tra Brignole, corso Torino, Borgo Incrociati, via Trebisonda e viale Brigate Partigiane: ciascuno chiede indennizzi pari a 50mila euro. Non è finita. Ci sono i privati cittadini: gli inquilini del condominio di via Granello circa 25 mila euro; M.A. 40 mila euro, G.C. 15 mila, T.M. 30 mila.
La causa civile, invece, non è stata ancora intrapresa e c’è il rischio prescrizione: «Tant’è che siamo costretti a spedire lettere di richiesta risarcimento per interrompere la scadenza dei termini », sottolinea l’avvocato Gallo. Per questa calamità naturale, però, è già arrivato qualche piccolo indennizzo dalla Filse (la finanziaria della Regione): «Abbiamo ricevuto degli oboli - sottolinea Gallo - cifre simboliche, che non si possono considerare rimborsi».
La stampa borghese genovese di sabato ventidue ottobre dà ampio risalto all’assoluzione dell’ex assessore al servizio di Protezione civile della Liguria, l’estremista renziana Raffaella Paita, dall’accusa di non aver diramato – il 9 ottobre 2014 – l’allerta meteo per quella che sarebbe stata l’alluvione del torrente Bisagno in seguito alla quale morì il signor Antonio Campanella.
La Magistratura ha convenuto, secondo quanto sostiene la politicante spezzina, che quel giorno la stessa fece “il possibile e non può essere compito di un assessore politico diramare l’allerta”: sarà anche vero, ma se è così chi di dovere dovrebbe spiegare alla popolazione quali sono i motivi per cui dovrebbe esistere una tale figura istituzionale, pagata profumatamente per il suo ruolo, se poi non ha alcuna responsabilità.
Non intendo discutere la sentenza dei giudici – come ha sempre sostenuto, esse vanno semplicemente applicate, non contraddette – ma mi chiedo: è mai possibile che la responsabile politica del servizio di Protezione civile non sia imputabile per negligenza, quando questo atteggiamento provoca l’omicidio di una o più persone, lasciando la responsabilità ai funzionari preposti alla pubblicizzazione dello stato di all’erta?
Genova, 23 ottobre 2016
Stefano Ghio - per Proletari Comunisti Alessandria/Genova


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